Il ricorso dell’Inter contro la riduzione di Ibra, le incredibili dichiarazioni di Felipe Melo. Fair play finanziario, ma siamo sicuri che…?

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In attesa del ricorso dell’Inter contro la riduzione di una giornata della squalifica a Ibrahimovic, sappiamo bene che non si potrebbe secondo le leggi del nostro calcio ma non si sa mai, un ricorso anche di cartone a certe latitudini lo si può produrre da un momento all’altro, vale la pena commentarla.

Intanto la Corte Federale ha tolto a tutti gli amanti del coupe de theatre la soddisfazione di vedere il Club nerazzurro ritirare la squadra in caso di riammissione al derby dello Svedese, al dna non si comanda, scelta nel caso possibile, un po’ come avvenne negli anni Sessanta a Torino contro la Juventus. Poco male, la vita continua e ci sarà sempre l’occasione per compensare. Il fatto vero di questa vicenda è l’accanimento, costante nel tempo, dell’arbitro Brighi di Cesena nei confronti del Milan. Anche se parzialmente corretto e arginato da questa sentenza, il problema è riaffiorato. Il Milan ha già pagato cara, con una Coppa Uefa al posto della Champions League, una direzione di gara dello stesso arbitro.

Accadde in occasione di un Milan-Atalanta, finito 1-2, nel girone di ritorno, zona cruciale del calendaro, del Campionato 2007-2008. Con la stessa gestualità e con la stessa unidirezionalità, l’arbitro Brighi fece innervosire fischio dopo fischio, soprattutto nel secondo tempo, un uomo buono come Nesta che venne espulso e anche in quel caso il Milan perse la partita successiva. Juventus-Milan 3-2, proprio a causa dell’assenza del giocatore espulso nella partita precedente. Come è accaduto con Ibra a Palermo. In quella stagione il Milan sfiorò la qualificazione Champions per un punto…Il signor Brighi, in questo Campionato, ha deciso, rieccolo, in chiave anti Milan, in due situazioni che in altre partite hanno trovato ben altro epilogo. In Bari-Inter, sullo 0-0, Chivu-Rossi: Chivu non viene espulso e l’Inter anche grazie a questo particolare vince la partita. In Milan-Bari sappiamo invece com’è andata a finire, con l’espulsione a cielo aperto (a partita cioè ancora e del tutto in bilico, sullo 0-1) di Zlatan Ibrahimovic. In Inter-Lecce, Pazzini porta il braccio alto per coordinare la parte alta della spalla e andare al tiro: gol regolare. In Milan-Bari sulla stessa azione, con lo stesso spirito, anche se con una dinamica diversa, visto che Ibra non doveva aggirare l’avversario in corsa, l’esito è stato rete annullata con tanto di ammonizione per l’attaccante del Milan che grazie a questo regalino rientrerà in campo a Firenze sì ma diffidato proprio per via di quella decisione. Sul piano tecnico, decisione della Corte sotto gli occhi, non si può non concludere che per una manata Zlatan ha già pagato fin troppo. In questo torneo, per una manata, la sanzione massima è stata di una giornata.

La sensazione, invece, in chiave derby, è che il Milan si sentirà meno smarrito e scenderà in campo meno frastornato rispetto a Palermo, sapendo che nella a sua volta durissima gara successiva a Firenze rientrerà Ibra. Poi vedremo come la metterà il rumore dei nemici che l’anno scorso si limitavano ad auscultare ma che quest’anno devono gioco forza produrre. Certo non sono nemici il geometra Galliani e il dottor o i dottori che competono con lui. Scriviamo così, giusto per partecipare anche noi al simpaticissimo, divertente, gioco del dileggio che c’è in giro sul titolo di studio dell’amministratore delegato del Milan. Tanto non è un geometra o un dottor che cambia la vita, se sei peso massimo resti peso massimo e se sei peso mosca resti peso mosca. E non è nemmeno una questione di potere o di arroganza, è un semplice fatto di autorevolezza calcistica e di conoscenza delle dinamiche e dei regolamenti di questo sport.

Leggiamo che Felipe Melo alza la voce. Se non sono contenti di me vado via e altre amenità del genere. Come quella secondo cui la Juventus con Quagliarella avrebbe 15 punti in più. Ma qualcuno vuole finalmente dire al forte centrocampista brasiliano che un bel tacer non fu mai scritto? Intanto, Quagliarella. Il fortissimo attaccante campano si è fatto male in Juventus-Parma sullo 0-0, all’inizio di una partita che undici contro undici i bianconeri avrebbero potuto tranquillamente vincere. A compromettere, e sul serio, quella partita era stato proprio lui, Melo, con la scellerata reazione contro Paci. Dei quindici punti che rivendica, tre se li deve mettere proprio lui sul groppone recitando un solenne mea culpa. Ha perso una grande occasione, l’ex viola. Il suo sfogo, inopportuno all’ennesima potenza, arriva proprio nella settimana in cui, con una passionale autocritica, un giovane come Mario Balotelli ha ammesso tutti i suoi errori chiedendo aiuto. Se dopo le numerose espulsioni in viola, i disastri di Brasile-Olanda ai Mondiali sudafricani e dopo le due stagioni in chiaroscuro a Torino, il buon Felipe Melo affronta il calcio e i tifosi juventini con argomenti del genere, vuol proprio dire che non ci siamo. No, non ci siamo proprio…

Tutto il mondo del calcio attende, come una panacea, il fair play finanziario annunciato dal presidente Platini che merita comunque grandi applausi e convinte congratulazioni per la seconda elezione, per acclamazione, al soglio più alto del calcio europeo. Lo spirito del fair play finanziario è corretto, ma destinato ad allargare la forbice fra le prime due-tre squadre della Champions League e le altre, italiane comprese, anzi, soprattutto rispetto alle italiane. L’impalcatura è nota: ciascun Club può spendere le stesse cifre che fattura. Ma se il Real Madrid fattura 420 milioni di euro l’anno grazie ad una tassazione favorevole e a diritti televisivi abnormi potrà spendere 420 sul mercato, mentre se il Milan, primo Club italiano in Europa da questo punto di vista, fattura 238 potrà spendere ogno anno 238. Per cui, ad ogni stagione di Champions che passerà il Real potrà spendere sul mercato il doppio del Milan. Se sarà così, il fair play finanziario non sarà una bilancia, ma una mannaia.

[Mauro Suma – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]