Umiltà, cinismo e personalità, la Lazio da trasferta è spietata già dalla scorsa stagione

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Tre vittorie consecutive, una sconfitta sfortunata nella prima giornata, appena tre reti subite, di cui due su calcio di rigore, cinque fatte sulle nove complessive. E’ l’autoritario ruolino di marcia della squadra biancoceleste fuori dalle mura dello stadio Olimpico. E’ in trasferta che la squadra corsara di Reja sta continuando a costruire le sue fortune. L’aveva fatto anche sul finire della scorsa stagione, quando scacciò i fantasmi della retrocessione grazie ai successi di Cagliari, Bologna, Genoa e Livorno. Tutti in un fiato, uno dopo l’altro, intervallati dal pareggio di San Siro contro il Milan.

Da Norcia in poi, la Lazio ha virato, ha superato i limiti caratteriali che l’avevano attanagliata nella gestione Ballardini e ha iniziato a strappare punti importanti in terra straniera. Nelle ultime undici gare esterne ha centrato ben otto vittorie, ha strappato un punto a Milano ed ha perso solo in due circostanze.
Entrambe a Genova contro la Sampdoria. Lo scorso anno fu un massacro: dopo un buon avvio con la rete di Floccari, la squadra blucerchiata prese a pallonate Muslera, ribaltando le sorti della gara. Ma lo svolta non era ancora arrivata. Da ì partì il trend positivo che si è momentaneamente arrestato alla prima giornata dell’attuale campionato. Ma questa volta sono state solo delle ingenuità (fallo evitabile in piena area di Lichtsteiner e uscita maldestra di Muslera) a permettere a Cassano e compagni di aggiudicarsi il match. Quest’anno la Lazio ha strappato applausi anche al Marassi.

Ma il meglio l’ha dato dopo, con il ritorno alla difesa a quattro. Ha alternato due moduli (4-2-3-1 a Firenze e Bari, 4-3-1-2 a Verona), scelti in relazione all’assetto ed alle qualità dell’avversario. Reja ha mosso le sue pedine come fossero pedine di scacchi, schierandosi sempre in modo speculare all’avversario, ostruendo tutte le vie di uscita e sfruttando nei ribaltamenti di fronte le qualità dei propri tenori. Lo spartito è sempre lo stesso: prima non prenderle (non subisce reti fuori casa da tre partite, prima difesa serie A), per poi uscire alla distanza e dettare legge.

Ledesma, Kozak, Zàrate, Hernanes e Floccari, in sequenza gli autori delle reti corsare. Ad eccezione del gol del ceco al Franchi, propiziato da una giocata del Profeta, tutti i centri sono stati propiziati da assist di Mauri: cross dal fondo per Ledesma, verticalizzazione da metà campo per Maurito, cambio di gioco in profondità per il brasiliano, tiro-cross per l’attaccante di Vibo Valentia. Spirito di sacrificio in fase di non possesso e qualità nelle ripartenze, il numero 6 brianzolo è l’emblema della Lazio vincente da trasferta. Abbinando umiltà, quando c’è da limitare l’avversario, cinismo, nello sfruttare le occasioni da gol e personalità nella gestione del risultato, la Lazio ha costruito uno stile consolidato che, grazie anche ai ritrovati successi casalinghi, l’ha proiettata in vetta, dove solo le aquile possono osare.

[Daniele Baldini – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]