Ventura: “Siamo riusciti a tirare fuori le bandiere adesso vogliamo non riporle più nei cassetti”

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L’ultima conferenza stampa pre-partita del campionato praticamente è stata un monologo di mister Ventura che senza retorica o piaggeria ha voluto ringraziare tutti, perché è stato il merito dell’apporto di tutte le componenti a riportare il Torino in serie A. “La partita con l’AlbinoLeffe ha solo la valenza dei numeri: in caso di vittoria significherebbe eguagliare il primato della Juventus (85 punti, ndr) in serie B e quindi sarebbe motivo di ulteriore orgoglio. Ma al di là di questo il nostro rimane un campionato sopra le righe, fatto da questi giocatori che sono partiti da una posizione obiettivamente non facile dal punto di vista ambientale, c’era scetticismo, “depressione”, malcontento generalizzato nei confronti sia della società sia dei giocatori, che attraverso il lavoro, i sacrifici, l’umiltà e la disponibilità sono riusciti a ritagliarsi uno spazio. Questo gruppo ha preso per mano la società perché i giocatori hanno fatto da carro trainante per un recupero della serenità e dell’immagine, prima dell’inizio del campionato c’era il tam tam che invitava a non andare allo stadio poi tutto è cambiato.

Quindi direi che i tre punti di domani sono importanti, ma non possono comunque in un senso e nell’altro intaccare un campionato che mi verrebbe da definire straordinario per i motivi che ho detto, sicuramente importante perché si è stati in testa dalla prima all’ultima giornata. È chiaro che un campionato importante non può essere figlio del caso, ma è figlio di tante situazioni che velocemente vorrei ricordare, so che sono frasi che dicono tutti e alle volte sono piaggerie, altre invece sono realtà concrete. Devo essere sincero all’inizio abbiamo impiegato un pò di tempo per fare un lavoro non solo sui giocatori, ma su tutti i componenti di chi viveva o ha iniziato a vivere l’esperienza del Toro quest’anno all’interno dello spogliatoio, che giorno dopo giorno si è andato a cementare.

Io credo di aver avuto, senza offesa per gli altri, i migliori magazzinieri da quando alleno, citati in rigoroso ordine alfabetico Beppe Fioriti, Marco Pasin e Toni Vigato.

Lo staff medico, Renato Misischi e Gianfranco Albertini, ha margini di miglioramento sul piano della conoscenza del mondo del calcio, ma su quello professionale sono stati non solo dei professionisti capaci, ma anche molto disponibili, oserei dire due amici.

A parte va fatto il discorso su Giacomo Ferri, che è stato determinante tutto l’anno, ma soprattutto all’inizio quando avevo bisogno di conoscenza, riferimenti e confronti e in lui ho trovato una persona che ha capito che c’era entusiasmo e voglia da parte mia e io ho capito quanto lui tenesse al Toro e quindi mi sono appoggiato totalmente a lui.

Devo ringraziare i miei collaboratori perché abbiamo fatto 205 filmati e ognuno ci ha portato via dalle quattro alle otto ore, quindi se si fa un calcolo si capisce quante ore ho passato con loro, Salvatore Sullo, Giuseppe Zinetti e Alessandro Innocenti che andava e veniva perché doveva occuparsi anche di altro (preparatore atletico, ndr), per far si che molti dei problemi che c’erano ogni giorno potessero essere tamponati, non è stato possibile tamponarli tutti, ma moltissimi si e senza il loro aiuto non ci sarei mai riuscito, per questo voglio elogiarli anche pubblicamente e non solo all’interno dello spogliatoio.

Ringrazio la società che tutto sommato non mi ha mai fatto mancare niente, non faccio l’elenco dei nomi perché la società è un uno e non mai una persona.

Devo essere sincero e ringrazio la gente che all’inizio mi ha guardato con un po’ di sospetto e poi giorno dopo giorno cercava di capire quello che cercavamo di fare e se c’era serietà e credo che abbia capito che i risultati possano andare e venire, però la serietà delle persone e dei giocatori non si comunica con le parole, ma attraverso il lavoro.

E senza nessun tipo di piaggeria vorrei ringraziare i media in generale, perché mi sono arricchito in quanto Torino è la piazza più difficile che ho incontrato da quando alleno, anche se ero già stato in piazze importanti. Io ho cercato di far capire chi eravamo e cosa tentavamo di fare e allo stesso tempo ho cercato di capire i miei interlocutori, a volte ci sono riuscito altre no, ma comunque sono state esperienze, positive e negative, che mi hanno arricchito perché mi hanno fatto capire tante cose, mi hanno rafforzato in alcuni momenti, in altri mi hanno caricato e in altri ancora stimolato. Alcune volte mi hanno fatto arrabbiare, però questo fa parte del gioco, tranne in una o due occasioni in cui sono stato sopraffatto dalla delusione, ma lasciamo da parte questo, non sono mai venuto in sala stampa con la noia o la sufficienza di doverci venire, ma venivo a parlare con degli amici, dove si rideva e si scherzava e mi sono sentito a casa e questo non può essere un merito mio, ma sicuramente vostro (rivolto ai giornalisti, ndr). Questo mi ha dato la possibilità, anche attraverso il confronto, di capire che su alcune cose dovevo mediare e smussare io, perché potevo pensare di essere nel giusto però a volte in un certo ambiente può essere frainteso.

Sono ringraziamenti sinceri per dire che non ci sarebbe stata la possibilità di raggiungere l’obiettivo senza tutto ciò. Ho ricevuto più di 350 messaggini telefonici, moltissimi da addetti ai lavori, non c’è stato nessuno di loro che mi abbia scritto “complimenti per la vittoria”, ma tutti “complimenti perché hai vinto a Torino dove farlo è obiettivamente difficile”; questo deve far fare in generale una riflessione. I ringraziamenti di fine stagione che sto facendo, a differenza di quelli di circostanza che si fanno in queste occasioni, sono un messaggio: è impossibile in una piazza come Torino raggiungere un obiettivo se non ci fosse stata la collaborazione di tutti, bastava che una o due componenti di tutto l’elenco che ho fatto non collaborasse per non riuscirci. Non faccio i complimenti ai giocatori perché li ho fatti personalmente e quindi non c’è bisogno di rifarli pubblicamente, avendoli anche già fatti per tutta la stagione”.

“Siamo riusciti ad andare in serie A, volevamo riuscire a tirare fuori le bandiere e ci siamo riusciti adesso vogliamo non riporle più nei cassetti ed è evidente che per non riporle più occorre impegno da parte della società per iniziare un discorso non dico nuovo, ma un pochettino più ampio, di programmazione non solo tecnica proiettata nel futuro che necessita un impegno forse maggiore da parte nostra e di chi scende in campo perché la serie A non è la B, ma non è sufficiente se non c’è l’aiuto di tutti quelli che fanno parte delle componenti che vanno a completare il mosaico delle grandi imprese. Le componenti sono quelle ambientali, dal pubblico, ma sui tifosi non ci sono dubbi bastava vederli ieri all’amichevole con il Luserna, sino a chi gestisce il pubblico che sono i media. Io rimango dell’idea che noi abbiamo il dovere di migliorare, ma c’è la possibilità di miglioramento anche nelle altre componenti. Sentirsi protagonisti è una cosa piacevole e molti di voi lo sono stati, non so se vi sentite protagonisti, ma sarebbe bello che tutti lo foste perché per colmare il gap di 100-200-300 milioni di euro di differenza con i grandi club è evidente che solo con le parole non lo si può fare, lo si può colmare con le idee, il lavoro, il sacrificio, ma da soli non è possibile, quindi abbiamo bisogno di tutti. Il messaggio, se posso permettermi, è che in questi quaranta giorni che ci separano dall’inizio non di una nuova avventura, ma di un qualche cosa che dovrebbe essere l’inizio di un’avventura, se è vero tutto quello che si è detto in questi mesi con la società, spero che si tratti di un’avventura leggermente diversa dall’ultima, per questo ribadisco che abbiamo bisogno di tutti voi, io spero nell’aiuto di tutti.

Quando sono arrivato ho trovato un approccio alle problematiche un po’ perverso, poi c’è stato un netto miglioramento e si è capito che forse si può lavorare insieme e il giorno che si capirà che insieme si può diventare protagonisti allora sarà un giorno importante per Torino, il Torino, la città di Torino, per questa società e per la tifoseria. Detto questo con domani si chiude e oltre a salutare e a ringraziare esco di scena totalmente, nel senso che per una trentina di giorni non ci sono più perché stacco il cellulare e mi prendo un periodo di vacanza; di solito dicevo che era meritato questa volta ne ho proprio bisogno. Stacco perché non c’è bisogno di me, non faccio trattative di mercato poiché ci sono persone deputate a questo, io ho chiesto qualche giocatore e tutti sono raggiungibili dal punto di vista economico e tutti entusiasti di venire a lavorare qui con me”.

“Fatto questo lungo discorso rimbocchiamoci le maniche che l’AlbinoLeffe ci sta aspettando. Domani non giocherà chi ha finora giocato meno, ma chi si è sempre allenato e fatto trovare pronto nel momento che era chiamato. Giocatori come Zavagno, Pratali, De Feudis, Gomis, Sgrigna, per fare qualche nome e che gli altri non si offendano, non potete neanche immaginare quanto siano stati importanti per raggiungere l’obiettivo. Questa sembra una frase fatta che dà un colpo al cerchio e un altro alla botte e si fanno contenti tutti, assolutamente no perché chi ha giocato meno si è sempre allenato e fatto trovare pronto per dare il suo contributo come De Feudis e Oduamandi con il Modena che hanno anche segnato. Questa settimana c’è stata qualche defezione perché ho scoperto che i festeggiamenti sono di gran lunga più pesanti degli allenamenti e ho perso più giocatori in questi tre giorni che in tutto il campionato. Quindi domani Gomis giocherà in porta perché se lo è meritato, ha dimostrato di essere un ottimo portiere e senza mai dire una parola si è allenato come se dovesse scendere sempre in campo tutti i sabati. E così tutti gli altri. Giocherà Masiello perché Zavagno e Parisi sono infortunati, faccio gli scongiuri perché ogni volta che l’ho detto il giorno dopo si infortunava e dovevo rinunciare a mandarlo in campo. Pratali perché Ogbonna è in Nazionale. E poi Verdi e novantanove su cento Suciu. I convocati sono diciannove, in campo vanno in undici e sono possibili tre sostituzioni quindi più di quattordici non potranno giocare”.

[Elena Rossin – Fonte: www.torinogranata.it]