106° Giro d’Italia 2023, la 18° tappa Oderzo-Val di Zoldo

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Il caffè di inizio giornata si sorseggia in Piazza Grande ai piedi del Torresin, la monumentale porta medievale che consentiva l’accesso alla città di Oderzo. Tutto intorno si ammirano la facciata del Duomo (il cui impianto originario risale al X secolo) e importanti dimore storiche come Casa Ottoboni-Saccomani, decorata con affreschi cinquecenteschi. La storia di Oderzo è, però, molto più antica. La raccontano le aree archeologiche disseminate in varie zone della città: il Foro Romano con i resti di un complesso forense di età augustea e di una grande domus, le ex carceri, la Via dei Mosaici, con la parte inferiore di due pozzi e la pavimentazione musiva di una domus e, infine, l’area tra Piazza Grande e Piazza Castello con un tunnel attraverso il quale si possono scorgere i resti di uno dei due assi principali della città.

La Foresta del Cansiglio, la seconda in Italia per estensione, invita a pur brevi escursioni rigeneranti. Arte e lavoro danno vita a un felice matrimonio a Pieve di Cadore. Il Museo dell’Occhiale presenta l’evoluzione della principale industria della zona con oltre 4.000 pezzi di ogni epoca e provenienti da tutto il mondo. Dopo la visita si va alla Casa natale di Tiziano Vecellio, nato proprio a Pieve di Cadore e si conquista il primo grande panorama sulle Dolomiti raggiungendo il Belvedere del parco Roccolo di S. Alipio ai cui piedi si distende il lago di Centro Cadore.

Sono più di 50 i dipinti che colorano le case di Cibiana di Cadore, il paese dei murales. Realizzati da artisti contemporanei, illustrano la storia del paese e gli antichi mestieri.

La Val di Zoldo abbaglia con le pareti del Monte Pelmo e del Gruppo del Civetta. Ma questa è anche chiamata la Valle dei gelatieri, un titolo dovuto alle centinaia di zoldani che a partire dall’Ottocento emigrarono in tutto il mondo facendo fortuna con i gelati da loro prodotti a regola d’arte. Dopo la pausa golosa in una gelateria si va alla scoperta delle frazioni che punteggiano la vallata per ammirare i caratteristici tabià (fienili tradizionali) e meravigliarsi davanti alle opere di Andrea Brustolon denominato anche “il Michelangelo del legno” per le sue eccelse doti di intagliatore. Alcune delle più significative si trovano nella Chiesa di San Floriano, in località Pieve.

Testi a cura di Ettore Pettinaroli