AIC: “I campionati vanno conclusi, si rischia il dramma sportivo”

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Le parole del vicepresidente dell’AIC Umberto Calcagno nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport.

ROMA – Umberto Calcagno, vicepresidente dell’Associazione Italiana Calciatori, ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport. Queste le sue parole: “Bisogna tornare in campo, meglio chiudere tardi che passare i prossimi mesi in tribunale. Quando? Non possiamo saperlo, ma abbiamo la responsabilità di lavorare ogni giorno per creare le condizioni per riprendere la stagione e portarla a termine regolarmente.”

Il vicepresidente, poi, è entrato nel dettaglio: “È quello che stiamo facendo con la Fifpro, il sindacato mondiale, che è interlocutore di Fifa e Uefa, per capire quali tecnicismi adottare per programmare anche la prossima stagione. Bisogna tornare a giocare, lo dobbiamo a noi stessi e al calcio. Noi faremo la nostra parte ma il conto non possono pagarlo solo i calciatori”. E a proposito dei calciatori, ha dichiarato: “Anche loro vogliono terminare la stagione. È una questione di responsabilità del sistema sportivo. Se non sarà possibile, sarà solo per colpa dell’emergenza. Ma noi ci auguriamo di uscire presto dalla crisi, quando si tornerà a parlare di calcio giocato sarà un segnale importante per il Paese.”

Sul taglio degli stipendi ha aggiunto: “C’è troppa demagogia sugli stipendi dei calciatori, da parte di tutti. Noi calciatori facciamo la nostra parte, ma tocca anche agli altri soggetti del sistema calcio che è arrivato a questa emergenza con i conti non in ordine. Questa crisi deve essere l’occasione per riequilibrare il sistema e riformarlo, è l’occasione per renderlo sostenibile. Chi punta a terminare adesso la stagione forse lo fa per risparmiare su qualche stipendio, ma sarebbe un dramma sportivo”. 

Infine le richieste dell’AIC per ripartire: “Una nuova distribuzione delle risorse, visto che siamo il sistema più sperequato che ci sia in Europa. Parlo di squilibri sia all’interno della Serie A che tra la A e le altre leghe con l’attuale ripartizione stabilita dalla legge Melandri. Per questo vogliamo il Fondo di solidarietà: il 10% di una mensilità lorda deve servire a tutelare i redditi più bassi, penso a chi è al minimo federale ma anche alle ragazze di A e B, ai giocatori di calcio a 5, che sono professionisti di fatto perché vivono di calcio. Ma, ripeto: serve una riforma strutturale, non la soluzione temporanea a un’emergenza”.