Analisi tattica Barcellona-Juventus: la squadra e il lavoro di Allegri, remuntada mai compiuta

491

Il Barcellona fallisce la Remuntada. Al Camp Nou finisce 0-0 e la Juventus, forte del 3-0 dell’andata, entra tra le prima quattro d’Europa. Venerdì i sorteggi. Real Madrid, Atletico Madrid e Monaco le altre tre qualificate.

camp nouBARCELLONA – Neymar, Messi, Suarez. Quando venerdì 17 marzo dall’urna di Nyon erano state estratte tutte le squadre tranne Juventus e Barcellona, la prima cosa che venne in mente ai tifosi bianconeri fu proprio questo trio. Neymar, Messi, Suarez. Nomi da far sognare i sorci verdi.

Qualche minuto dopo però, qualche tifoso avrà pensato che la Juventus conta la difesa meno battuta in Champions e un attacco che non ha nulla da invidiare al Barcellona. Un mese dopo, la Juventus è in semifinale dopo aver steso il Barcellona 3-0 all’andata e dopo aver tenuto al guinzaglio quel trio tanto temuto.

Barcellona disperatamente alla ricerca del gol

C’era da aspettarsela una partenza-razzo del Barcellona. Invece per i primi quindici minuti e la Juventus che detta i ritmi e preoccupa i blaugrana. Poco tempo dopo però, il pallino del gioco torna in mano a chi davvero doveva fare la partita. Molti passaggi orizzontali, il Barcellona rischia poco in difesa tenendo il baricentro molto alto. Si affida al genio di Neymar, più ispirato rispetto a Messi e Suarez. É un Barcellona a trazione anteriore che cerca il gol con sempre più insistenza col trascorrere dei minuti, ma si schianta più volte contro una difesa inossidabile. Il 67% del possesso palla non basta quando su 19 tiri, solamente uno impegna Buffon, 13 sono calciati fuori (qualcuno col brivido, come quello a giro di Sergi Roberto) e 5 respinti dalla difesa.

La Juventus e la laurea in difesa

Dopo quattro anni, il Camp Nou conclude una gara senza esultare. La Juventus è riuscita nell’impresa di non far segnare il Barcellona in casa sua, nonostante quei tre fenomeni lì davanti. La Juventus è ordinata, compatta, cinica. Risponde colpo su colpo grazie alle due linee perfettamente disegnate, aiutate dai due attaccanti che si sacrificano per la squadra. Bonucci e Chiellini sono due Colonne d’Ercole: monumentali, puliti, lasciano passare pochi palloni e neanche pericolosi. Meglio Dani Alves di Alex Sandro. L’ex blaugrana morde Neymar anche se più volte richiamato da Allegri e rincorre al 90′ gli avversari che girano palla in difesa.

Pjanic sfiora la perfezione: detta i tempi, dirige, addormenta quando c’è da addormentare, accelera quando è possibile. Entra in tackle ed è più preciso di Khedira che sbaglia due o tre aperture su Cuadrado che avrebbero potuto spedirlo in porta. Higuain svolge un lavoro importante in fase difensiva anche se a volte perde stupidamente alcuni palloni sulla trequarti. Cuadrado avrebbe potuto osare di più in accelerazione, mentre Dybala fa quel che può. Mandzukic è sontuoso e da una grande mano ad Alex Sandro per spegnere le iniziative di Messi e Rakitic.