
Bari, la “Stella del Sud”: tifosi stanchi, proprietà De Laurentiis sotto pressione e futuro incerto in Serie B
BARI – La SSC Bari fu rifondata nel 2018 sotto la nuova proprietà di Aurelio De Laurentiis, con l’obiettivo dichiarato, del ritorno rapido e solido nel calcio che conta. Oggi, a sette anni di distanza, la realtà del club pugliese è nettamente più amara e complessa di quanto le rapide promozioni iniziali avessero fatto sperare. Il Bari vive una crisi che potremmo definire “bipolare”, una crisi di risultati sul campo, strettamente intrecciata con la complessa dinamica societaria.
La storia gloriosa della “Stella del Sud”
Ricordando che la storia dei galletti pugliesi vanta, 30 stagioni in Serie A e un lungo passato ricco di exploit e di momenti memorabili come, il miglior piazzamento , quando conquistò uno storico 7° posto in Serie A, denominato l’anno delle sette sorelle.
La Mitropa Cup, unico trofeo internazionale in bacheca, conquistato nel 1990, successo che diede prestigio alla gestione Matarrese.
La “Stella del Sud” così chiamata poi, in concomitanza con l’inaugurazione dello Stadio San Nicola per i Mondiali del ’90, storico momento di splendore del club biancorosso, che lanciava talenti purissimi come Antonio Cassano, autore di un gol memorabile contro l’Inter, e poi Bonucci, Andrea Ranocchia e Edgar Álvarez, tutti talenti che hanno caratterizzato, cessioni illustri negli anni successivi, merito di una proprietà, all’epoca dei fatti di livello sportivo assoluto.
La crisi sportiva in Serie B e il malcontento dei tifosi
Attualmente, la classifica di Serie B è impietosa. Il club, che pochi anni fa sfiorava la massima serie, si ritrova pericolosamente vicino alla zona play-out. Un drammatico 14° posto, con appena 15 punti racimolati, pone la squadra in piena lotta per la sopravvivenza, un scenario inaccettabile per una piazza che contava oltre 50.000 abbonati e ambizioni da Serie A.
L’involuzione tecnica è stata evidente.
La squadra fatica a trovare continuità e solidità, come testimoniano le 25 reti subite, uno dei dati difensivi più preoccupanti del campionato. Questo stallo sportivo ha fatto da catalizzatore a una rabbia che covava da tempo tra la tifoseria, riversandosi in una contestazione sempre più esplicita.
Lo Stadio San Nicola tra criticità e riqualificazione
Un elemento che si lega direttamente al malcontento dei tifosi è lo stato dello Stadio San Nicola. Nonostante l’Amministrazione Comunale abbia investito milioni di euro per la riqualificazione, in particolare per la sostituzione dei “petali” della copertura e il ripristino delle gradinate tra il 2020 e il 2023, le condizioni generali di gestione e decoro restano un punto dolente.
I tifosi lamentano periodicamente (anche tramite segnalazioni sui social) le scarse condizioni igieniche dei bagni e l’incuria in diverse aree, compresa la non presenza di seggiolini in alcuni settori. Sebbene la SSC Bari abbia replicato, comunicando di aver investito oltre 5,5 milioni di euro per la gestione e la manutenzione ordinaria dalla sua acquisizione, le criticità rimangono evidenti e riemergono in particolare in occasione di piogge intense e maltempo.
Il dibattito è reso più acceso dalla questione della concessione dello stadio, attualmente in discussione in Consiglio Comunale, e dal futuro dei lavori legati all’eventuale candidatura di Bari per ospitare gli Europei del 2032, che richiederebbe un restyling da oltre 100 milioni di euro e una risoluzione definitiva delle criticità strutturali.
La proprietà De Laurentits
Il vero fulcro della tensione rimane la proprietà. La presenza di Aurelio De Laurentiis (tramite la gestione del figlio Luigi) al timone del Bari, in contemporanea con la presidenza del Napoli, è un’anomalia che la FIGC ha imposto di sanare entro il 2028. Questo termine ultimo ha generato un senso di transitorietà e incertezza che sembra aver contaminato l’intero progetto sportivo.
Le mancate cessioni e le dichiarazioni poco diplomatiche hanno alimentato il sospetto che il Bari sia percepito come un asset finanziario da valorizzare, piuttosto che come un progetto sportivo autonomo e prioritario. L’insoddisfazione è acuita dal divario di ambizioni e investimenti rispetto al Napoli, percepito come un ostacolo insormontabile per la crescita del club pugliese.
In questo clima di contestazione, l’unica prospettiva di cambiamento tangibile è l’interessamento di soggetti esterni, in particolare un fondo d’investimento americano.
Questa strategia, pur potenziale via d’uscita per la famiglia De Laurentiis, rischia di legare il destino del club a un unico e incerto risultato sportivo.
La salvezza in Serie B è la priorità immediata, ma l’attenzione della piazza è già rivolta al 2028 e alla necessità di restituire al San Nicola non solo l’ambizione sportiva, ma anche quel decoro infrastrutturale che merita un impianto progettato da Renzo Piano.