Bari: Segnali di ripresa o canto del cigno?

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La tentazione di usare la formula Ctrl-C/ Ctrl-V per redigere i 3/ 4 di questo articolo di laconico commento all’ennesima sconfitta del Bari (stavolta a vantaggio di un non trascendentale Cagliari) è elevatissima.

È un film cui i tifosi del Galletto sono ormai avvezzi, fai la partita (soprattutto in trasferta), ti distrai e finisci sotto (ieri: ti distrai due volte e vai sullo 0-2). L’elemento di novità è la capacità di reazione immediata (il gol di Stefano Okaka, che sembrava preludere ad una rimonta) ed addirittura il rigore del possibile impatto, che però Rudolf – ma soprattutto uno strepitoso Agazzi – neutralizza. Sugli scudi anche Capitan Gillet: perdere con due gol di scarto sarebbe stato, francamente, troppo!

Benvenuto Bentivoglio: che gran bel giocatore, un innesto azzeccato, senso della posizione, già integrato (sembrano ben altri i volti nuovi, purtroppo), di quelli che “ad averceli avuti prima”…

Ma è impossibile non finire per commentare l’ennesima sconfitta preceduta dall’ennesima dichiarazione di fiducia illimitata nell’allenatore da parte della dirigenza. Intendiamoci, chi scrive stima Giampiero Ventura, e peraltro non ritiene nemmeno che siano ascrivibili a lui le lacune di questo sfortunatissimo campionato del Bari. Tuttavia, striscianti, cominciano i primi commenti dietrologici: si fa largo l’ipotesi di un possibile disimpegno da parte della dirigenza, che (peraltro) dopo oltre trent’anni di ininterrotta gestione (con annesso onere di spese a diversi zeri) avrebbe più che una ragione per sollevarsi dall’incarico; che siamo alla liquidazione, con diritti televisivi per il corrente campionato e contributo “paracadute” per il prossimo a saldare il bilancio entrate/ uscite (anche questa operazione perfettamente plausibile: l’A.S. Bari sarà anche patrimonio di tutta una città, ma qui si partecipa della gloria, un po’ meno del fardello economico).

Prevedibile che a farne le spese sarà, a stretto giro, l’aspetto “gestionale”: il direttore sportivo, le trattative in entrata, la gestione dell’esistente, la programmazione del futuro. Ma a Bari si prefigura una gestione a tempo, non potendosi dire “a progetto”, visto che una retrocessione non è mai un progetto, se non nella divertente saga della Longobarda di Canà ed Aristoteles.
Ma la Longobarda, come tutti sappiamo, si è salvata…

[David Giampetruzzi – Fonte: www.tuttobari.com]