Bari: una squadra senza logica …

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Di nome fa Lorenzo, e per calzante citazione storica ha già il soprannome di “Magnifico”: parliamo di Insigne, ovviamente, che con due magie ha illuminato la notte di venerdì e steso il Bari. Il tributo al campioncino napoletano, che presto delizierà palcoscenici ben più importanti del San Nicola semideserto e scalcagnato di questi tempi, è dovuto. Ma Bari-Pescara 0-2 è molto altro. L’abissale differenza fra le due squadre si è vista in panchina più che in campo. Perché il Pescara non è un gruppo di fenomeni, né il Bari di brocchi. Se De Paula è un goffo fantasma, se il buon Borghese, da marmoreo e promettente centrale, diventa un gigante impietrito in balia delle movenze, neanche troppo fulminee, degli avversari, un motivo dovrà esserci.

Il problema dei biancorossi è innanzitutto tattico, perché i pregi e i difetti di questa rosa sono ben noti da tempo, e non sono determinanti, in un senso o nell’altro. Non ci sono idee, un qualsivoglia piano di gioco con cui scendere in campo. Torrente è un buon allenatore, il trionfo di Gubbio depone in suo favore, ma è in evidente stato confusionale, e lo è sempre stato da quando è arrivato in città. È a lui che mancano, in prima istanza, quelle certezze di cui la squadra ha manifesta carenza. Certezze psicologiche, ma soprattutto tattiche, come detto.

Il 4-2-3-1 proposto contro il Pescara è privo di logica, non fa parte della storia personale dell’allenatore, non è neppure nelle corde della squadra. Tanto più visti gli interpreti: si parla di De Paula, si fischia De Paula; ma schierare il brasiliano in quell’ibrida posizione di trequartista di manovra – lui, centravanti esploso a Padova nel ruolo atipico di ala di “sfondamento” – è un non sense calcistico. E non a caso, l’inserimento di un centrocampista in più nella ripresa ha restituito un minimo di ragion d’essere alla squadra. Il Bari visto venerdì è imbarazzante, e – cosa forse ancor peggiore – consapevole di esserlo.

Il vero problema è l’assenza di una guida: non riescono ad esserlo i grandi “vecchi” – che faticano terribilmente a calarsi nella dimensione cadetta –; non lo è l’allenatore, che continua a cambiare, senza troppo raziocinio, con la speranza – sempre più remota – di trovare la soluzione ad un rebus forse non irrisolvibile. In questa situazione, impossibile pretendere di più dai tanti giovani.

Domani si va a Grosseto, e potrebbe addirittura essere la “penultima” spiaggia, con la conclusione del trittico rivelatore fra una settimana, ancora al San Nicola, contro il Verona. Per una volta, il giudizio più severo non viene dalla classifica – in fondo, ancora assolutamente dignitosa –, ma da quanto, o meglio dal nulla, che si vede in campo.

[Redazione Tutto Bari – Fonte: www.tuttobari.com]