Bologna, il punto: prova di maturità a Udine

288

Serviva una prova? Il Bologna l’ha portata a casa da Udine: senza Perez e Diamanti sarebbe condannato alla sofferenza eterna. Tenete quei due. Oppure: fate di tutto perché decidano di rimanere. Altrimenti sarà difficile trovare degni sostituti sul mercato, anche perché la partita di Udine una cosa l’ha detta: in casa non ci sono i sostituti.

Iniziamo da Perez: quanti Pazienza, Guarente e Krhin servono per farne uno? Il rischio è di imboccare lo stesso tunnel del dopo Mudingayi. Via lui, la garanzia, è rimasto Krihn, sono stati presi Pazienza, Guarente e Riverola. Com’è finita? Che quando Pioli ha finalmente varato il Bologna definitivo, di quelli in campo non ce n’era neppure uno. E regista giocava il superstite, ovvero Perez.

Guaraldi è un costruttore e lo sa bene. Le case si cambiano, si possono ristrutturare rendendole irriconoscibili rispetto a prima, ma i muri portanti non si possono spostare di un centimetro. Se no la casa rischia di crollare. Le alternative a Perez non sono muri portanti.

Così come le alternative a Diamanti: non sono capitani, non sono trascinatori. Buoni giocatori sì, di sicuro. Kone è promettente, quest’anno ha sprigionato più di una volta il suo estro e le sue prodezze hanno contribuito a illuminare la strada giusta. Ma Kone è una mina vagante, vai a sapere quando accende la luce.

C’è anche Lazaros, adesso, un altro greco, un altro giocatore sul quale puntare. Più regolare di Kone, tatticamente forse più disciplinato. Tira bene, passa bene. Ma non è un trascinatore come Diamanti, non è l’uomo che spacca le difese e le partite. Lo ha fatto una volta, appena entrato contro la Fiorentina, e certo quel colpo è nelle sue corde, ma non nelle sue abitudini.

Pasquato, infine. Anche lui, si è visto contro il Cagliari, è capace di colpi sensazionali, ma in una stagione non è riuscito a conquistare Pioli che titolare proprio non lo vede neppure quando Diamanti non c’è. Dunque la sentenza sul suo impiego l’ha già data il tecnico: al massimo una buona riserva. Come per Perez, se Diamanti se ne andasse, ci sarebbero tre giocatori pronti a ereditarne il ruolo e il peso specifico, ma alla fine il Bologna dovrebbe arrendersi all’evidenza: ci sono giocatori insostituibili. Non in assoluto, ma nel contesto che li ha esaltati di sicuro.

Le squadre nascono sotto misteriosi segni zodiacali. E hanno sempre qualcosa di specifico, di unico. Fece eccezione la coppia Diamanti-Ramirez, due rifinitori, due accentratori, due risolutori. Per questo Pioli accettò, prima di andare in vacanza, l’eventuale cessione di Ramirez.

Ma Pioli, per duttile e possibilista che sia, è l’allenatore di <questo> Bologna. Forgiato e modellato da lui. Ed è su questo impianto, ha detto, che intende lavorare. Non vuole partire da zero, ma vuole aggiungere qualcosa. Non vuole tamponare, ma vuole progredire.
Il patto fra allenatore e dirigenti questa volta è sembrato cementato da identiche intenzioni: il Bologna farà di tutto per non mettere Pioli in difficoltà, per non costringerlo di nuovo all’affannosa rincorsa di un ‘perché’ da dare alla sua squadra.

In soldoni: perdere Perez significa non incassare un euro e probabilmente, com’è avvenuto per Mudingayi, doverne spendere più di quanto valesse il suo ingaggio per trovare (trovare?) un degno sostituto. La cessione di Diamanti, invece, potrebbe fruttare al Bologna qualche milione di euro. Ha detto Guaraldi di non averne urgente bisogno e di potervi rinunciare se la politica del club rientrerà subito nel rapporto qualità-prezzo, che quest’anno non è stato rispettato.

Che la saggezza li accompagni.

[Sabrina Orlandi – Fonte: www.zerocinquantuno.it]