Bologna: parliamo di Di Vaio, non di Baraldi

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Prima buona notizia: il 2010, anno a dir poco travagliato per il Bologna, è finito. Seconda buona notizia: finalmente il BFC ha una società seria guidata da una persona altrettanto seria, stimata ed affidabile. Terza buona notizia: finalmente riprende il campionato e c’è il derby con la Fiorentina. Eppure, chissà perché, a Bologna non si riesce mai ad essere non dico felici ma quantomeno sereni. Se n’è appena andato uno (Porcedda) che stava per cancellare 101 anni di storia ma pare che sotto le due torri non si posso sopravvivere senza un nemico da combattere. Stavolta è il turno di una figura odiosa all’ennesima potenza e pericolosissima: l’amministratore delegato.

Abbiamo passato mesi e mesi invocando la Madonna di San Luca affinché ci permettesse di tornare a parlare di calcio giocato e non più di fideiussioni, scadenze e altre cose di questo genere, e adesso che la tempesta è passata che facciamo? Parliamo di Luca Baraldi. Ecco, io non vorrei dilungarmi troppo su questo argomento perché penso non ne valga affatto la pena ma quantomeno la mia opinione, in breve, vorrei esprimerla. Sarò ripetitivo ma vorrei ancora una volta sottolineare che la squadra che tanto amiamo stava per fallire e che come per miracolo Babbo Natale ci ha portato un nuovo presidente la cui azienda fattura 1,2 miliardi di dollari l’anno (ogni volta che leggo o scrivo questa cifra mi parte un sorriso stile Stregatto, non so a voi).

Va bene, la prima mossa di Massimo Zanetti non sarà stata da applausi a scena aperta e certamente Luca Baraldi in passato avrà avuto qualche atteggiamento rivedibile ma a noi questo, adesso, non deve importare. A noi deve importare dei gol del capitano, degli assist di Ramirez, dei recuperi di Britos e delle parate di Viviano. Punto. Quelli che adesso, non si sa bene perché (neanche gli avessero offeso tutta la famiglia), storcono il naso, si ricordino che avevano dato fiducia a un tale Sergio Porcedda che nient’altro può essere considerato se non uno sciagurato imbroglione. “Contro chi dissente noi ci crediamo presidente”, ve lo ricordate? Bologna è una città dove quasi tutti (le eccezioni sono poche) giudicano troppo velocemente, sia positivamente che negativamente.

E sia chiaro, mi ci metto dentro pure io, che alle belle favole dell’imprenditore sardo avevo in buona parte creduto. Ragazzi, stiamo calmi. La squadra ha dimostrato di essere composta da uomini leali e con gli attributi (oltre che buoni giocatori, finalmente), e la società ora è sana (e salva), cosa vogliamo di più? Qualcuno in passato ha commesso degli errori ma io credo siano cose che vadano risolte all’interno dello spogliatoio. L’importante è che la squadra dia sempre il massimo (come ha fatto oggi) e che lo splendido pubblico di Bologna continui sempre imperterrito a sostenerla. Questo conta più di tutto. Ovviamente se in futuro dovessero ripetersi episodi spiacevoli (e fra questi inserisco anche un’eventuale allontanamento del consulente di mercato Carmine Longo, colui che ha costruito questo Bologna giovane e vivace) sarà giusto far sentire la nostra voce, ma ora deve essere il momento della tregua (non ho detto fiducia incondizionata e sindrome da zerbino, ho detto semplicemente tregua).

Fra poco il presidente tornerà dai suoi impegni lavorativi e sono sicuro saprà gestire la situazione al meglio senza farsi mettere i piedi in testa da nessuno. In fondo la sua carriera parla da sola. Chiudo la parentesi e passo, finalmente, al campo. Un buonissimo Bologna nel primo tempo: corto, ordinato, puntuale nelle chiusure e nelle ripartenze e con un Di Vaio sempre eccezionale. Nel secondo tempo rossoblù in evidente calo fisico e Fiorentina che soprattutto grazie al risveglio di Montolivo e D’Agostino (oltre che a un frizzantissimo e sorprendente Babacar) ha cominciato a macinare gioco e ha trovato il gol del pareggio. Meritato, va detto, anche se scoccia prendere gol quando il traguardo dei tre punti sembra ormai raggiunto. Fra le note positive da segnalare la solita, incredibile vena realizzativa di Di Vaio, un Moras da applausi pur giocando da terzino (guai a cederlo, allora sì che ci sarebbe da contestare!) e le convincenti prove di Casarini (tecnicamente sempre più in crescita, doppio passo e cross meraviglioso sul gol del vantaggio) e Rubin (finalmente dopo tanti anni abbiamo trovato due terzini sinistri, lui e Morleo, di buon livello).

Fra quelle negative le prestazioni dei due giovani uruguaiani Ramirez e Gimenez, non pervenuti. In una gara così equilibrata una loro giocata avrebbe potuto far pendere l’ago della bilancia dalla nostra parte e invece niente. A mio avviso oggi poteva anche essere prezioso l’apporto di Meggiorini per tenere palla e dare una mano al capitano specialmente nel secondo tempo, e forse a centrocampo Malesani poteva intervenire un po’ prima con qualche forza fresca ma vabbè, ormai è andata. Prendiamoci questo punto e speriamo di essere bravi corsari fra tre giorni al San Nicola, contro un Bari che ha appena vinto il derby col Lecce, ha ritrovato un po’ d’entusiasmo e ha esultato per il gol di quell’Okaka che fin dalla nascita doveva venire a giocare a Bologna ma che poi non l’ha mai fatto. La classifica virtuale è bella, quella reale (col quasi certo -2 che presto ci colpirà) un po’ meno. Ma non abbattiamoci, questa è una bella squadra con ampi margini di miglioramento e salvarsi quest’anno non sembra, nonostante tutto, un’impresa impossibile. E poi il Bologna c’è, è vivo e il nostro cuore può ancora battere per questi gloriosi colori, tutto il resto viene dopo.

[Simone Minghinelli – Fonte: www.zerocinquantuno.it]