Bologna, Stefano Torrisi: “A volte i sogni si avverano”

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Partiamo subito dalla fine: la vittoria di Torino contro la Juventus oltre a dare punti importanti per la classifica, che significato ha? La Juve di oggi è secondo me una squadra bolsa e di “campioni al capolinea” sia come età che come motivazioni, e alcuni dei quali sopravalutati, guidata da un buon tecnico che però ha sempre toppato quando ha avuto a che fare con grandi giocatori.

Detto ciò, per il Bologna questa è stata un’ impresa, un’ impresa perchè è avvenuta a Torino, un’ impresa perchè ciò non accadeva da 31 anni, un’ impresa perchè avvenuta senza “illecite segnalazioni arbitrali”. Ma credo, e la squadra lo ha dimostrato, la vittoria è avvenuta su una squadra pari livello al Bologna di oggi, che con i 3 punti-Porcedda tolti, sarebbe li con questa Juve, per cui credo che la prestazione di Torino non è un caso, ma la conferma di quanto di buono questa squadra ha fatto e ha da dare, quindi significa che il Bologna di oggi è una struttura seria e motivata.

Realisticamente a cosa può puntare il Bologna avendo già ottenuto 35 punti (38 sul campo)?  A una salvezza serena o è lecito pensare a qualcosa di più? Il passato recente ha fatto si che a questo punto della stagione si cominciasse a pensare, e la storia ha sempre portato delusioni. Quindi consiglio a tutti i tifosi e ai giocatori stessi, di non pensare, ma bensì di sognare, perchè i sogni a volte, in stagioni particolari, si avverano.

Da difensore quale eri, come valuti Britos e Cherubin e come ti saresti trovato in questa squadra? Il mio calcio era un calcio differente da quello di oggi, anche se sono passati solo 6/7 anni, ma comunque quando si ha a che fare con buoni calciatori ci si trova sempre bene e nel caso di questi due signori, si sta parlando di due bravi difensori, con un importante futuro.

Ti piacerebbe lavorare nel Bologna con un ruolo a te congeniale o con il calcio pensi di aver chiuso e la città felsinea per te cosa rappresenta?
Bologna è per me una seconda casa, è stata un trampolino di lancio fondamentale per la mia carriera, le devo tanto e le ho dato tanto. Me ne accorgo oggi dall’ affetto che ancora voi tifosi avete per me. Non ho intenzione e mai l’ho avuta, di entrare nei piani societari del Bologna, perchè dal giorno in cui ho lasciato il calcio ho deciso di essere padrone di me stesso, senza doveri e vincoli. Il calcio è stato il mio mestiere, ma ora non lo è più. Mi diverte parlarneo, o meglio, opinare su come io vedo il calcio, ma è uno sport complesso, dove tutti hanno ragione e tutti torto. A me piace difendere le mie idee, fino in fondo, e son troppo poco paraculo per poter stare tra i piani dirigenziali.

Venendo al capitolo societario, come hai interpretato l’uscita di Zanetti dopo neanche un mese da presidente? Non conosco Zanetti e non me ne frega di conoscerlo, quindi trovo difficile giudicare la sua scelta. Sono sicuro comunque che abbia usato Baraldi (personaggio con cui ho lavorato a Parma e che non stimo) come scudo per uscire. Comunque ho visto tanta gente in quel periodo proporsi e poi nulla più, giusto per apparire sul giornale o per far vedere che erano ancora vivi… in Romagna diremmo che “Zanetti è stato un patacca”, ma chissa quali son state le vere motivazioni.

Che futuro vedi per il Bologna? Oggi la società è sana e i risultati aiutano a migliorare le cose. Sicuramente tutto è dovuto al gran de gruppo di giocatori che sta allenando Malesani, uomini veri. La societa ora è molto, troppo ampia nei ruoli. Cazzola diceva giusto, cioè, ci sono cose da decidere in fretta e non si puo sempre aspettare un assemblea dei soci, però, diamo tempo al tempo, si stanno muovendo bene e meritano tempo e rispetto.

[Mario Sacchi – Fonte: www.zerocinquantuno.it]