Calcio no stop al via, consigli e tecniche di recupero psicofisiologico

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rusciano in campo

L’analisi di Aiace Rusciano: “La chiave di volta è nel cervello dei calciatori. Figure come quella del ‘recovery specialist’ e neuroscienze sono fondamentali per massimizzare i recuperi”

MILANO – Dopo quasi tre mesi di sosta forzata a causa del Covid-19 il campionato di calcio è in procinto di ripartire, con buona pace dei tifosi provati da settimane di digiuno forzato. Ciò a cui i tifosi si preparano ad assistere è una vera e propria abbuffata calcistica, per un totale di 124 partite concentrate in 43 giorni, a partire dal 20 giugno fino al 2 agosto, suddivise in 6 turni infrasettimanali + altri 6 nel week-end.

“Ci troviamo di fronte a un evento senza precedenti nella storia del calcio moderno – sottolinea Aiace Rusciano – La ripresa del programma di competizioni calcistiche prevede una partita ogni 4 giorni e mezzo, a 32° in media di temperatura esterna, con giocatori che per la maggior parte non sono addestrati a questi carichi massimali e senza amichevoli. Il monitoraggio della condizione fisica, proprio di ogni staff con i GPS, sarà insufficiente in questa nuova sfida. La capacità di produrre forza e resistenza nei 90 minuti nelle squadre, nonostante l’immobilità forzata dal lockdown, verrà recuperata abbastanza rapidamente, tenendo conto che ogni giocatore partirà da una condizione mentale e fisica diversa. La frequenza e l’intensità delle partite, gli sprint esplosivi nei 90 minuti ed il rischio di usura dei muscoli potranno invece tradursi in un rischio elevato di infortuni muscolari, affaticamento delle energie nervose e delle funzioni attentive, oltre che sfociare in un calo di prestazione e nell’alterazione del recupero e del sonno fino a 72 ore dopo le gare”.

La chiave di questa maratona calcistica delle prossime settimane sarà nella testa dei calciatori, nei livelli motivazionali, cognitivi e di mission, tutti coordinabili da un’unica figura, quella del “recovery specialist”. Si tratta di un professionista specializzato nel recupero dei calciatori, con conoscenze applicate in fisiologia, psicologia e area fisico-atletica, discipline che se ben calibrate possono impattare per il 50% sugli esiti delle partite.

Ma di cosa si occupa, nello specifico, lo specialista del recupero? A spiegarlo è lo stesso Rusciano, già responsabile proprio dell’area “recovery” in Ac Milan Lab in passato e ora in Ac ChievoVErona: “Al termine dell’allenamento, Il calciatore viene monitorato tramite un protocollo di 6-10 minuti con sensori wireless, per passare subito dopo alla crioterapia, dove, attraverso il sistema nervoso, viene “accelerato” il suo recupero, abbassando il suo metabolismo, normalizzando il lattato e la tensione muscolare e stimolando i processi di rigenerazione psicofisica. Il metodo, studiato e implementato nel corso degli anni, si basa sullo stesso meccanismo di autoregolazione fisiologica protettiva che permette agli orsi di affrontare la fase di letargo, rigenerandosi”.

Sono quindi due i fattori su cui, secondo il neuroscienziato, si dovrà puntare l’attenzione per massimizzare la resa dei giocatori in questa maratona calcistica:

  1. Recovery Training. Il Recovery Specialist dovrà monitorare 3 diverse tipologie di recupero a seguito della partita: muscolare, fisiologico e neurocognitivo. Allo stesso modo è necessario tenere traccia del carico interno ed esterno dei livelli di cortisolo e del carico cognitivo, a 24 e 72 ore di distanza dalla gara, con set di monitoraggio tecnologico e GPS. L’immobilità, il sonno e le diversi tipologie di DOMS (indolenzimento muscolare a insorgenza ritardata) devono essere prese in analisi rispetto ai classici allenamenti tradizionali. “Le società che hanno utilizzato il tapis roulant nella fase di lockdown potrebbero avere un vantaggio rispetto a chi non l’ha utilizzato, soprattutto a livello delle strutture tendinee e del retto femorale, ma pochi stanno valutando l’impatto dell’involuzione data dall’immobilità”, specifica Rusciano.
  2. Aspetti Mentali. Le preoccupazioni e i cali motivazionali dei giocatori si possono tradurre in cali di reattività cognitiva occhio-palla, anticipo, pensiero veloce, coordinazione, gestione dello stress – aspetti detti “neuro-psicologici” che governano il rendimento del calciatore nei 90 minuti e rappresentano funzioni ancor più vitali di quelle muscolari. Perdere l’efficienza cognitivo-centrale di un calciatore non significa che l’atleta riporti necessariamente problemi psicologici, ma si traduce in perdite dell’accuratezza del passaggio in campo (accuracy – match analyses), in sbagli nel controllo dei gesti tecnici, assist e goals (key performance index – match analyses). “I test predittivi neurocognitivi, validati tramite il CNR ed elaborati con il mio team, permettono di valutare in anticipo la predisposizione al calo di rendimento mentale ed il rischio infortunio attraverso il cervello del calciatore”.

I risultati raccolti da Rusciano in anni di lavoro a fianco di team sportivi sono stati validati dal CNR di Roma e CNR di Marsiglia, e mostrano chiaramente come la corretta applicazione della recovery therapy abbatte gli infortuni muscolari del 13% a stagione oltre agli standard, dimostrando come il cervello può influire sui processi rigenerativi a cascata. Ma non solo. I professionisti riportano scientificamente anche un aumento delle prestazioni cognitive e di elaborazione input-output visivo-attentivo con un vantaggio di 500 msec. In oltre 10 anni di attività all’interno dei Lab di psico-fisiologia in Serie A, Champions e Serie B, Rusciano ha avuto l’opportunità di lavorare a fianco di top atleti come Kaka, Pellissier, Sorrentino, Dainelli, Essien e molti altri.