Catania: alla scoperta del nuovo tecnico Maran

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CATANIA È arrivato, eccolo, ma chi è? Rolando Maran è il nuovo tecnico del Catania, assodato, ma per intuire (capire, solo col tempo forse..) chi sia “Rolly” (soprannome affibbiatogli dai tifosi, ndr) serve qualche informazioni in più, magari proveniente proprio dalla bocca dell’interessato.

Come di consueto, abbiamo raccolto alcune dichiarazioni rilasciate dall’allenatore nel corso della sua carriera, da Cittadella fino a Varese, passando per Brescia dov’è stato secondo di Sonetti e Baldini, due conoscenze del calcio etneo da cui ha imparato molto, anche a prenderne le distanze, camminando da solo. E con le parole proferite tornato a Brescia, non più da vice, che iniziamo..

L’iter..
“Non so se in questi anni sono cambiato. Ho fatto una lunga esperienza in serie C, ora lasciamo rispondere al campo. E’ vero che a Brescia mi conoscono come vice-allenatore di Baldini prima e Sonetti poi, ma è da un pezzo che cammino da solo».

Io allenatore
“Non sono un allenatore che ha pretese o che detta condizioni. Ho una gran voglia di lavorare. Non ho in mano nessun nome e tantomeno nessuna lista di giocatori. Finora ho sempre allenato anche grazie a quello che avevo seminato da giocatore.

Quel feeling vicentino.. come Gasparin
“Forse non dovrei dirlo perché sembra una sviolinata adesso che sono qua, ma ho sempre apprezzato Vicenza, io, anche nei momenti in cui ero nel Veronese o nel Padovano, spesso giravo nel Vicentino perché somiglia molto a me, nell’essere semplice, disponibile.

Per conquistare i tifosi
“Per conquistare i tifosi bisogna essere veri, giusti. Mazzone per me è un riferimento, a Brescia, dove sono arrivato qualche anno dopo di lui, ho trovato un’organizzazione a livello gestionale perfetta, quella che aveva lasciato lui. Ecco, Mazzone è uno che dove va lascia sempre qualcosa e ci tengo anch’io a farlo e spero di conquistare i tifosi con i risultati.

L’idea di gioco ed il 4-4-2 “aperto”
“Io devo portare i miei concetti di calcio, una squadra molto compatta con gran densità vicina alla palla. Ciò va a prescindere dal modulo. Cerco di portare sempre la mia idea di gioco, di cui sono convinto. Quella perseguo cercando di migliorare sempre io per primo e far migliorare i miei giocatori. Ho sempre giocato con il 4-4-2, ma nella mia carriera di tecnico sono sempre stato aperto a cambiamenti.

Equilibrio offensivo
“Pratico il calcio a zona, con quattro difensori fissi, ma mi piace anche un modulo molto equilibrato. Cercherò come mia abitudine di trovare l’equilibrio giusto nella squadra. Dico solo che se l’attacco va bene si difende meglio.

I giocatori stranieri
“Credo sia un aspetto più gestionale della società, lo straniero ha una considerazione diversa perché ha comportato un investimento diverso e poi si cerca di trovare la scoperta per cui gli danno un po’ più di tempo.

Mourinho, un modello?
“Credo non si debba imitare nessuno. Sia in campo che con i media e i tifosi cerco di essere me stesso. Se si riesce a farlo si dura più a lungo. Il calcio va ad alta velocità e molte volte il contesto viene alterato dai risultati, anche dove c’è grande professionalità.

Allenatore, l’importanza della gavetta
“Qualche volta però sembra che conti più il nome che aver passato un decennio a fare questo mestiere. Deve essere più apprezzata la gavetta. Non vuol dire comunque che Ferrara non meriti. Quando ho cominciato come secondo pensavo che avrei potuto allenare anche da subito. Poi il secondo anno mi dicevo che in effetti non ero ancora sufficientemente preparato.

Il temperamento
“Anche con dei buoni giocatori senza l’aspetto temperamentale non vai da nessuna parte. Da questo non si può prescindere. Le motivazioni giuste sono la leva per sollevare tutte le cose. Le difficoltà devono esser interpretate come sprone ad asser tutti ancor più bravi di prima.

Il montanaro taciturno
“Sono un montanaro, leale e diretto, nello spogliatoio porto questo. Cerco sempre di non lasciar nulla di intentato e lavorare. Mi alzo con questa idea la mattina e provo ad esser coerente fino alla sera. Non parlo molto fuori dal campo, parlo molto in campo. Non faccio nessuna promessa, ma sono certo che sudando e impegnandoci tutti, i risultati arriveranno.

La colonna sonora
Ho sempre avuto il pallino, a livello musicale, per un gruppo particolare: gli U2. In certi momenti li sento e mi danno la carica. Se dovessi immaginare un film della mia stagione vorrei che avesse la loro colonna sonora. Vincere e sentire allo stadio One sarebbe il mio sogno.

Altri sport
Amo gli sport di squadra perché portano a socializzare, ad avere relazioni. Quando d’estate i miei colleghi andavano a fare i tornei di calcetto, io giocavo a pallavolo.

La metafora
“A volte la palla prende il palo e non si sa dove vada ma sono sicuro che se ognuno fa il proprio dovere molto spesso la palla prende la direzione giusta. Bisogna crede in quel che ciascuno può fare. Da questo non si può prescindere. Bisogna crede al possibile non all’imponderabile. Su questo ho costruito il mio lavoro e la mia professionalità.

La “massima”
“Tutti gli avversari mi stanno sulle palle.. quando diventano miei giocatori guai chi li tocca.

[Redazione Mondo Catania – Fonte: www.mondocatania.com]