Catania: il calciomercato senza il cinese

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CATANIA Stava là, appoggiato ad un albero, sulla sponda del Simeto. Stava là, e c’è stato tanto, tanto a lungo da lasciarne il solco più che l’orma. Stava là, ma non a pescare, diceva: “aspetto”. Cosa? “Che passi il cadavere dei miei nemici”. Stava là, un cinese con l’accento strano, sembrava napoletano. Stava là senza dubbio, sempre, estate od inverno, stava là ad attender i suoi nemici, senza dubbio gli stessi di sempre.

Spariva ad Aprile per tornare presto lì, fermo, sulla sua posizione, una, quella di sempre; ma con nuovi nemici da attendere. Sempre fermo lì, mentre la sua ombra viaggiava da levante a ponente, senza posa, come il sole che scollina all’orizzonte. Qualcuno, sinceramente spesso, andava a scambiarci quattro chiacchiere più che a fargli sincera compagnia. Il cinese parlava tanto e diceva poco, e quel poco che diceva erano le stesse parole di sempre, il mantra dei nemici sconfitti, il mantra dei nemici attesi.

Capito il personaggio, si è capito non ci fosse più nemmeno bisogno di chiedere, saperlo lì bastava per sapere chi stesse aspettando: Alvarez, atteso un anno e mezzo, Ledesma, atteso due anni; Capuano atteso due anni e mezzo; Bergessio, atteso un anno e mezzo con appendice di tre nuovi tre mesi dopo il suo ritorno al Saint Etienne; Marchese, atteso tre anni; Suazo atteso due anni; Ricchiuti, atteso tre anni; Mascara atteso un anno; Paglialunga atteso un anno e mezzo; Almiron atteso quattro anni; ai quali andrebbero aggiunti Marino, atteso un anno prima del suo approdo sulla panchina del Catania formato promozione, Caraglio, atteso un anno e mezzo prima di esser scartato per un guaio al ginocchio, Rolando Bianchi, atteso oltre tre anni, ad un passo questo inverno, ma bloccato da Cairo all’ultimo momento.

Bianchi, adesso come ieri si sarebbe certo parlato ancora di lui, perché a Catania, d’estate, come siamo stati abituati dalla canzone: “è come l’anno scorso”. Ma “come l’anno scorso” niente può esserlo più, niente da quando il cinese non c’è più, non c’è più neanche la sua ombra, sulle sponde del Simeto. Resta il solco, e sopra di esso certe volte capita di vedere un aeroplanino, volteggiar in ricognizione, per virar poi sconsolato verso una meta ignota chiamata casa.

Chi sarà il nuovo portiere del Catania? Come l’anno scorso avrebbero potuto dire Carrizo, Storari, Frison, Donnarumma, Champagne, Curci, Leali e chi più ne ha più ne metta, che di sicuro uno lo avrebbero beccato. Ed invece, adesso non si può neanche più azzardare “non Andujar”.

Chi saranno i nuovi difensori del Catania? Come l’anno scorso avrebbero potuto dire Roncaglia, Galeano, Adejo, Sorensen, Pasquale, Motta e chi più ne ha più ne metta, che di sicuro uno lo avrebbero beccato. Ed invece, adesso non possiamo neanche più immaginare Marchese, che come Legrottaglie ha un contratto a scadenza, o “non Alvarez”.

Chi saranno i nuovi centrocampisti del Catana? Come l’anno scorso avrebbero potuto rispolverare Candreva, D’Agostino, Seymour, Rodriguez, Piatti, e chi più ne ha più ne metta, che di sicuro uno lo avrebbero beccato. Ed invece, adesso non possiamo neanche più osare dire “tornerà Moretti, tornerà Keko, tornerà Sciacca”.

Chi saranno i nuovi attaccanti del Catana? Come l’anno scorso avrebbero potuto fotocopiare Bianchi, Caprari, Pozzi, Bogdani, Foggia, Brienza, Acquafresca, Martinuccio. Ed invece, adesso chissà, forse “non Suazo, non Ebagua, non Lopez, non Antenucci, non Morimoto”, oppure Mouche!

E l’allenatore? Come l’anno scorso avremmo potuto scoprire un nuovo esordiente come Torrente, Marcolin, Sensini, Pane, Boscaglia o Sottil. Ed invece non possiamo neanche più dire “Montella andrà via”, “Marino non tornerà”, “Delio Rossi non è il tipo di tecnico che cerca il Catania”.

Perso il cinese, perso il punto di riferimento; perso il punto di riferimento, persi tutti i riferimenti.

Dobbiamo aspettarci qualcuno di nuovo, soprattutto qualcosa di nuovo. Un nuovo modo di parlare, un nuovo modo di operare non può che presupporre un nuovo modo di scegliere i propri obiettivi e convincere i propri “nemici” a ceder quanto in loro possesso. “Il mercato del Catania sarà caratterizzato dalla compatibilità tra intenzioni e possibilità”: se le intenzioni andranno coordinate tra tecnico e società, le possibilità dovranno essere vagliate o create tra direttore sportivo e giocatori, sotto la supervisione del direttore tecnico.

In ordine gerarchico: Il nuovo addì è già facente funzione; il nuovo direttore dell’area tecnica deve solo esser presentato alla stampa; il nuovo direttore sportivo deve ancora esser nominato; per il nuovo allenatore bisognerà anzitutto liberarsi di quello “vecchio”. Insomma, mancano ancora due nuove figure per completare il meccanismo programmatico-operativo a cui spetterà la gestione dell’organico, quindi mancano due figure anche per poter, noi tutti, parlare concretamente di nuovi giocatori.

Entro quindici giorni al massimo tutto sarà pronto, ampiamente in tempo per la definizione degli accordi di comproprietà dai quali non potranno che dipendere gran parte dei movimenti in entrata ed in uscita. Basti pensare ai più o meno certi rientri di: Martinho, Lopez, Antenucci, Alvarez, Andujar, Sciacca, Moretti, Keko; da aggiungersi alle più o meno incerte conferme di Lanzafame, piuttosto che Motta, Suazo o Carrizo (con altre forme ed opzioni contrattuali).

Sul blocchetto di “carta bianca”, rimasto sopra la scrivania da addì, resta il solco degli appunti scritti sul foglio sovrastante, staccato e portato chissà dove, quello con l’elenco dei nemici, il mantra di quelli sconfitti, il mantra di quelli probabilmente ancora attesi sulla sponda di un altro fiume. Ma questa è un’altra storia, com’è un’altra storia quella che il Catania scriverà da adesso in poi.

Ce l’ha insegnato il cinese, adesso tocca a noi metter in pratica l’arte di aspettare ed anche scegliere dove aspettare; c’è chi sospira già sulle sponde d’un fiume, prefigurando il futuribile lungo il solco lasciato; c’è chi semplicemente aspetta, dove più gli è comodo, qualcuno ancora di nuovo, qualcosa ancora di nuovo, od anche fosse di vecchio di certo non lo sarà sol perché ricalcato.

[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]