Catania: il ruolo chiave di Lodi

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logo-cataniaCATANIA – Il trucco era già stato scoperto l’anno passato. Marcare Lodi a uomo per togliere geometrie e gioco in mezzo alle prime due linee, nella trequarti, dove aperture sugli esterni o filtranti possono trasformarsi in occasioni pericolose, cogliere di sorpresa la difesa. Lo ha fatto Corini, lo ha fatto Gasperini, lo ha fatto anche Lopez, disponendo che Ekdal accompagnasse Lodi fino agli spogliatoi.

La posizione del numero 10, costretto ad arretrare fin sulla linea dei difensori per giocare palla, sottrae un uomo di costruzione al centrocampo in fase di transizione, la più delicata. Ne deriva la scarsa capacità del Catania di tener il possesso palla in zona offensiva, di metter la giusta pressione alla retroguardia avversaria che, più di quella di casa, si permette di avanzare fino alla metà campo.

Un problema, tanta soluzioni. Ad esempio spostare Rinaudo al centro e Lodi sull’esterno, dar più libertà a Peruzzi e Keko, i cui cross sono sempre pericolosi quando scoccati dalla linea di fondo, chiamare gli inserimenti centrali di Barrientos, ad attaccare la zona lasciata libera dallo stesso Lodi. Defilare Bergessio per giocare sui secondi palloni, toccati di testa sui rilanci della difesa. Il Catania ha dimostrato, anche col Cagliari, di andar in difficoltà quando non riesce, sul campo, a seguire schemi ed indicazioni provati in allenamento. L’ordine tattico influisce tantissimo sull’atteggiamento. Problemi collegati ed arcinoti. Come arcinote sono le soluzioni. A Reggio Emilia non è permesso perdere altri 45′ ostinandosi a far il gioco degli avversari. La risorsa Lodi va sfruttata, con o senza marcatura ad uomo.

[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]