Catania: sulla strada giusta per restare nelle Top8 del campionato

CATANIA Gli etnei hanno chiuso ottavi a sette punti dal Parma, decimo. É un dato da tenere bene in mente e che rende l’idea della crescita che andremo ad approfondire. Guardando la classifica della stagione 11/12 l’ottavo posto andò assegnato proprio al Parma, proprio a fronte degli stessi punti, 56, raccolti dai rossazzurri nella stagione appena scorsa e che, allora, chiusero undicesimi con otto punti di distacco dai ducali. Nel giro di un campionato, un netto +15 alla diretta rivale, la prima delle medio-piccole per tradizione e considerazione, col plusvalore del doppio successo negli scontri diretti, riuscendo per la prima volta nella storia ad espugnare il Tardini.

Risultati e numeri che avrebbero fatto del Catania semplicemente la nuova capofila del gruppone delle medio-piccole se non fosse riuscita l’impresa di metter sotto anche una grande, seppur decadente, come l’Inter. Considerando l’exploit della Fiorentina (la squadra che più di tutte ha migliorato il proprio rendimento rispetto alla passata stagione), l’ottavo posto del Catania non era né poteva esser messo nel conto a priori, considerando che sei delle sette squadre che l’hanno preceduto nella gradutoria stagionale da anni si alternano nella zona alta di quella metà nobile di classifica. Il colpo è riuscito grazie allo scivolone verticale dell’Inter che,

Quel che era prevedibile, era invece che quota 56 sarebbe valsa l’ottavo posto. Era accaduto così anche nella stagione 2010/2011. A centrarlo fu il Palermo nell’anno della finale di Coppa Italia valsa l’eliminazione ai preliminari di Europa League col Thun. Arrivati a ciò bisogna osservare come un distacco così marcato dal “resto del gruppo” come quello segnato quest’anno dal Catania non si registrava dalla stagione 2008/2009, quando proprio il Palermo chiuse ottavo, a 57 punti, con la Lazio decima, a 50. Visivamente, fermatosi a meno due dal record di punti rosanero, valso il quinto posto e l’Europa Leguae nella stagione 2006/07, il Catania prende il posto del miglior Palermo nell’anno in cui gli avversari escono dalla scena della serie A dopo nove anni consecutivi di permanenza, record per una formazione siciliana.

Il caso del Palermo è un monito per qualunque squadra che, arrivata ad un certo livello, pensi d’esser immortale. Due stagioni sono bastate ai rosanero per dilapidare 24 punti: 13 nella prima stagione, altri 11 in quella conclusa con la retrocessione. Crollo paragonabile solo a quello del Genoa, quartultimo nelle ultime due stagioni, passato da 51 a 42 punti, quindi agli attuali 38 valsi la salvezza stentata. Se in comune, le due società, hanno solo il carattere del presidente oltre a questa evidente flessione, forse la ragione della stessa è bella che comprensibile. Ma quanto risolvibile? Domande a cui non deve rispondere il Catania, che invece dovrà far tesoro di quei dati storici con cui la classifica racconta l’evoluzione del massimo campionato di serie A, segnata radicalmente dalla stagione 2008/09, tre anni dopo calciopoli, quando l’ottavo posto passò dall’esser assegnato a quota 50 al richiedere non meno di 56 punti (salvo un’eccezione eccettuabile).

La cronologia delle formazioni giunte ottave: (2008/09 Palermo, 57; 2009/2010 Parma, 52; 2010/2011 Palermo, 56; 2011/12 Parma, 56; 2012/2013 Catania, 56). A cui segue una statistica ancora più esemplificativa. Nessuna delle squadre qualificatesi ottave negli ultimi cinque anni è riuscita a migliorare la propria posizione. Tra queste, solo il Parma, ma solo a fronte di un dato singolare in questa serie, è riuscita a raccogliere da quell’ottavo posto in avanti un quantitativo maggiore di punti. Questo ci racconta di uno sbarramento virtuale che da sei anni nessuna formazione “medio piccola” riesce ad infrangere, tanto in termini di punti che in termini di posizione in graduatoria. Le ultime a riuscirci sono state Napoli e Fiorentina, ma con modelli di svilluppo incentrati su forti investimenti iniziali e successiva gestione del patrimonio giocatori. La “vecchia soluzione”, rapida, che nel tempo ha ammesso nel G8 del calcio italiano solo quelle squadre capeggiate da imprenditori arcinoti a livello nazionale e non, con ampi patrimoni da dilapidare e bilanci societari da ripianare senza remore né patemi stagione dopo stagione.

Lo stesso modello aveva scelto il Palermo. Subito sulla cresta dell’onda, unica società a centrare l’Europa già al primo anno di serie A e non pagare questo lusso con la retrocessione l’anno succesivo. Il lento atterraggio dei rosanero ha reso evidente come, per una formazione medio-piccola, non fosse quello il modello di crescita più efficace per un progetto duraturo ed equilibrato nel tempo. Altro è difatti il modello di sviluppo scelto dal Catania. L’unico possibile, l’unico già rodato da chi, nel G8, c’è ormai da tempo nonostante non sia forte di grandissimi capitali né di una piazza particolarmente appetibile dai grandi interessi che vertono sul calcio. Si tratta dell’Udinese, di tutte le squadre di serie A, eccettuando Inter, Milan, Roma e Lazio, quella ad avere la più lunga permanenza corrente nel massimo campionato, ben 18 anni consecutivi, dalla promozione ottenuta come seconda della B nella stagione 1994/95. Anni vissuti tutti sotto la presidenza della famiglia Pozzo.

L’unica medio-piccola riuscita a chiudere davanti al Catania in sei campionati sui sette dal ritorno dei rossazzurri in A, compreso quello appena concluso. L’unica ad esser riuscita ad interpretare ed assorbire i cambiamenti del calcio negli ultimi 18 anni senza rischiare mai concretamente la retrocessione. Il 15° posto del 2009/2010 (unica stagione in cui il Catania chiuse davanti ai friulani) il margine sulla terzultima era ben nove punti. Altre due sole volte nella metà sinistra della classifica. Entrata tra le grandi in un calcio profondamente diverso da quello attuale, l’Udinese, grazie alla politica dei piccoli passi è riuscita a mantenere la categoria, rigenerarsi e rimaner competitiva grazie alla politica dei piccoli passi, degli investimenti oculati ed alla grande ed acuta attenzione rivolta al panorama calcistico mondiale, già dalle giovanili. Ed il Catania, che per scelta del presidente Pulvirenti porrà da adesso in avanti particolare attenzione al calciomercato, pare proprio esser sulla strada giusta, da sempre l’unica per entrare nel G8 del calcio con l’ambizione di non venirne fuori. Od almeno, non per propri demeriti, semmai per stratosferici investimenti del magnate di turno che come una meteora prende una squadra, la fa brillare e poi spegnere, nell’arco di un campionato o due.

[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]

Redazione
Condividi
Scritto
Redazione

Calciomagazine ® 2005 - 2024 - Notizie Calcio supplemento al Giornale Online L'Opinionista
p.iva 01873660680 Testata giornalistica Reg. Trib. di Pescara n.08/08 dell'11/04/08 - Iscrizione al ROC n°17982 del 17/02/2009
Calciomagazine sui social - Redazione - Privacy Policy - Cookie Policy