Cellino sul mercato, Roma, calcio scommesse e stadio

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Un Massimo Cellino loquace e che ha spaziato su diversi temi quello che oggi ha parlato ai microfoni dell’emittente romana Tele Radio. Tema centrale il mercato, con le voci di un addio di Davide Astori e l’interesse della Roma, che guarda anche a Michele Canini. Ma a Roma hanno fatto rumore le parole di Franco Baldini, che ha definito “ridicolo” il comportamento delle società allorché si è trattato di trovare un accordo sui recuperi di campionato.

“Se mi fossi espresso domenica sul balletto legato a quando recuperare il turno di campionato, sarei stato molto più duro di Franco Baldini – ha esordito Cellino – del quale sottoscrivo ogni parola. Non ho ascoltato quanto detto da Lotito nei suoi confronti e non mi interessa saperlo, dico soltanto che a parlare devono essere gli uomini e non gli uomini a seconda del grado o del ruolo che hanno. E ascoltare Baldini è sempre un arricchimento per ognuno di noi. Perché sono suggerimenti di valore figli della sua professionalità”.

Parole al miele per la società giallorossa, e chissà che non possa essere il primo passo verso accordi più concreti anche in sede di calciomercato. “La Roma prendendo lui con Sabatini e Fenucci ha preso i migliori professionisti esistenti in Italia – dice Cellino – Non posso giudicare il consorzio americano perché non conosco nessun componente. Spero si innamorino della Roma perché il vero patrimonio della Roma è il pubblico giallorosso, il migliore in Italia. Non a caso se mi immaginassi presidente di un’altra società mi vedrei solo alla Roma. Un presidente di club deve essere innamorato del club stesso. Ho visto piangere Franco Sensi. Ecco, per vedere la Roma al massimo spero che i proprietari della Roma imparini anche a piangere per la Roma, che se ne innamorino. Anche se scegliendo Baldini per rappresentarli hanno fatto la scelta migliore possibile”.

Giorni importanti, in Lega, dove le società, in odore di bufera estiva per il calcioscommesse, spingono per eliminare la responsabilità oggettiva. “Non so se si discuterà la responsabilità oggettiva in Lega dopodomani. Dico solo che affrontare questo tema adesso, con il tourbillon di situazioni che si stanno verificando, sarebbe di cattivo gusto. E’ un tema che va affrontato, ma non ora. Anni fa il Cagliari pagò per un’invasione di campo e per una spinta al portiere avversario. All’epoca non c’erano neanche gli steward. In certi casi la responsabilità non deve essere riconducibile al club, ma ora non si può perdere credibilità rivedendo qualcosa adesso cambierebbe le carte in tavola. Per questo se il presidente del Coni è irremovibile, ha ragione”.

Inevitabile il discorso sul tema stadio. Proprio oggi il sindaco capitolino Alemanno ha auspicato una velocizzazione delle pratiche che dovrebbero portare Roma e Lazio ad avere lo stadio di proprietà, di cui si parla da anni. Cellino, stuzzicato in merito, si sfoga come suo solito. “A differenza di tanti colleghi, sono operativo, per il Cagliari, per necessità, faccio praticamente tutto. E dall’alto della mia esperienza ventennale dico che facciamo i conti con un movimento miope e affatto lungimirante. Gestiamo malissimo la risorsa delle televisioni. Perché abbiamo il cattivo vizio di guardare all’estero e di non partire dalle caratteristiche positive del nostro Paese, ma sputtanando i difetti. Si dice ‘diamo il via libera allo spezzatino, giocando in più giorni, in Inghilterra lo fanno’, ma si dimentica che in Inghilterra si è arrivati allo spezzatino dopo dodici anni. E poi in Inghilterra le televisioni pagano molto di più, trasmettono meno partite, e pagano di più perché sfruttano canali a noi sconosciuti, potendo vendere a Paesi di altri continenti un prodotto bello, completo. Un pacchetto che prevede stadi colorati, nuovi, pieni di gente. Noi invece proponiamo Cagliari-Cesena con lo stadio chiuso per metà impianto per i soliti problemi. Mi batto da sempre per lo stadio, mi ero dato due mesi fa una scadenza, ora provo ancora ad andare avanti ma è dura, per questo devo andare a giocare a Trieste. Oggi in Italia si fa in meno tempo un passaporto che un biglietto per vedere una partita. Ma d’altronde il calcio è uno spaccato del nostro Paese, io sono un cittadino preoccupato. Sono stanco, non disamorato, nonostante una sessantina di denunce di cui mi faccio carico per il Cagliari, che è però la mia terra, la mia identità. A Dade County a Miami, io preferisco il Poetto”.

Chiusura sul mercato. In merito ad Astori, nessuna trattativa, ma il presidente ribadisce che le evoluzioni sullo stadio saranno decisive per le scelte future. “E proprio per il mio amore per Cagliari mi tengo stretti i miei gioielli, perché se poi posso fare lo stadio e non posso farci giocare Astori, che me ne faccio dello stadio nuovo? Ora non sto pensando al mercato. I calciatori in media restano a Cagliari sette anni perché si innamorano della città, dei tifosi e della squadra. Ma in futuro dipende tutto dalla possibilità di avere l’impianto di proprietà. Perché se non potessi costruire il nuovo stadio non potrei trattenere a forza i giocatori migliori. Tra questi c’è proprio Astori, che adoro come calciatore, per il quale ho fatto di tutto per tenerlo a Cagliari e del quale salvo prospettive nere non voglio privarmi. Poi se parliamo di rapporti di mercato, in caso di trattative per me sarebbe un piacere negoziare con la Roma, per la simpatia che ho per quel club, per la stima nei confronti di Baldini e Sabatini, che quando vado su un calciatore c’è sempre lui prima di me e per questo mi fa anche bonariamente incazzare”.

[Fabio Frongia – Fonte: www.tuttocagliari.net]