Dal 4-3-1-2 al 4-2-fantasia: a patire il cambiamento è il centrocampo

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Dal punto di vista psicologico Leonardo ha compiuto, dal suo arrivo all’Inter, un lavoro eccezionale. Ha rimesso in piedi un gruppo sfiduciato e quasi alla deriva, nonostante la vittoria del Mondiale per Club, restituendogli la fiducia nei propri mezzi e ricordandogli quanto fatto nella stagione precedente.

Non si può diventare brocchi nel giro di pochi mesi, e il tecnico brasiliano, ragionando da calciatore, ha toccato i tasti giusti per riattivare i giocatori nerazzurri. Che in lui oggi vedono un collega più che un tecnico, ma ne rispettano le indicazioni e i dettami senza batter ciglio. Esempio sono le esultanze ogni volta che arriva un gol, condivise proprio con Leo che festeggia come se fosse lui stesso sul rettangolo di gioco. Merito suo, dunque, se l’Inter, nonostante un girone d’andata deficitario, sia ancora nelle zone alte della classifica.

IL MERITO DI LEO – Entusiasmo, ottimismo e cuore sono stati le chiavi di questa rimonta, che però nel derby milanese si è dolorosamente interrotta. Ma l’episodio non deve oscurare il cammino nerazzurro in Champions, con una qualificazione strappata al Bayern Monaco proprio con il cuore e il carattere. Un percorso che ora merita di continuare sempre contro una tedesca, lo Schalke 04, domani a San Siro. Leonardo ha restituito dunque ai giocatori nerazzurri la gioia di giocare e la voglia di tornare ai livelli che più competono loro. Merito indiscutibile. Ma allo stesso tempo l’ex allenatore del Milan ha palesato limiti di natura tattica inevitabili per chi si trova ancora alla seconda esperienza in panchina.

TROPPO SUDAMERICANO – Il suo credo offensivo, tipico dei suoi connazionali, mal si sposa con il calcio italiano che solitamente e storicamente concede poco al bel gioco e alla spettacolarità. La fantasia è una prerogativa tutta brasiliana ed è godibilissima quando viene tradotta in gioco dai singoli. Sono proprio i sudamericani a dare quel tocco in più alle squadre italiane ed europee. Ma un atteggiamento tattico troppo fantasioso, di casa nei tornei d’oltre Oceano, non trova spazio nel calcio del Vecchio Continente, soprattutto quello italiano. Difese così ‘allegre’, reparti così distanti e attacchi zeppi di interpreti volti alla ricerca del gol senza curarsi troppo dell’equilibrio sono lussi che una squadra intenzionata a vincere non può permettersi.

COME MOU, ANZI NO – Si dirà: il 4-2-fantasia di Leo è il 4-2-3-1 con cui Mourinho ha costruito i trionfi dell’Inter nella scorsa stagione. Numeri alla mano è così, ma c’è una differenza sostanziale: con Mou i due attaccanti esterni non rimanevano piantonati nella trequarti avversaria in attesa di ricevere palla, bensì vestivano i panni dei primi difensori dando una mano ai compagni quando l’avversario di turno saliva. Un atteggiamento prudente che permetteva di proporre anche tre attaccanti e un trequartista contemporaneamente. In generale, è questa la differenza tra i due schemi, perché in pratica gli interpreti sono gli stessi. Leo ama il gioco offensivo, non a caso quando spinge l’Inter è davvero un bel vedere e la caterva di gol messi a segno lo testimonia. Ma anche i tantissimi gol subiti palesano lacune dalla metà campo in giù, inaccettabili per una squadra che mira a vincere tutto e ha le potenzialità per farlo.

ALL’INIZIO ERA DIVERSO – Questo è l’anno in cui Julio Cesar sta subendo più reti da quando veste la maglia dell’Inter, e nonostante ciò i suoi miracoli li sta compiendo. Ma è evidente che i quattro dietro, pur alternandosi, non sono tranquilli perché non hanno un centrocampo che li sostiene e li preserva dagli attacchi avversari. Un atteggiamento tattico troppo sbilanciato, e il derby lo ha dimostrato, costringe i difensori a rapidi e affannosi ripiegamenti, non sempre portati a buon fine. Due mediani hanno una loro logica, ma ai loro fianchi deve esserci il supporto delle ali, altrimenti finiscono col rimanere circondati dal centrocampo avversario e perdono lucidità difensiva e offensiva. Prima del 4-2-fantasia, Leonardo ha schierato, con successo, il 4-3-1-2. Una volta riavuto Sneijder in buone condizioni, questo modulo sembrava poter essere il più idoneo al gioco dell’Inter.

IL CAMBIO IN CORSA – Quando il risultato non era soddisfacente, ecco la terza punta finalizzata ad allargare il gioco. A partita in corso, e non dall’inizio, il modulo ha dato tante soddisfazioni (per esempio contro il Palermo, a Bari, in casa della Sampdoria e contro il Genoa). Iniziando invece con il 4-2-3-1, l’Inter ha sofferto a Brescia, contro il Lecce, a Monaco e nel derby, ottenendo successi sofferti o risultati poco positivi. Viene da chiedersi, dunque, se sia il caso di insistere sullo schema fantasia quando i precedenti insegnano che iniziare piano e con maggiore equilibrio è la soluzione più adatta. Poi, a partita in corso, variare il modulo e sbilanciarlo avrebbe più senso. Nel derby Leonardo ha rischiato troppo ed è stato punito, è un reato concedere il centrocampo all’avversario, perché così difesa e attacco soffrono terribilmente.

TUTTO PASSA DAL CENTRO – Il centrocampo è il reparto che fa la differenza, non è una novità. È stata l’assenza di giocatori in quella posizione la rovina di Benitez, ma oggi che i migliori interpreti del ruolo nerazzurri stanno bene è il caso di dar loro fiducia. Magari, avanzando Thiago Motta che pur avendo il piede per far ripartire l’azione non ha il passo per inseguire gli avversari che partono in contropiede. E se proprio Leo ritiene necessario schierare l’azzurro davanti alla difesa, è meglio che gli metta ai fianchi altri due colleghi come Cambiasso e Stankovic, per esempio, al fine di proteggerlo. Si tratta di idee che in certe occasioni hanno portato a buoni esiti, mentre in altre non è stato così. Il 4-3-1-2 non deve essere una regola, meglio adeguarsi all’avversario che si va ad affrontare ma il più delle volte è il cambio in corsa che ha fatto la gioia dei tifosi nerazzurri.

L’EQUILIBRIO E’ TUTTO – Ora c’è lo Schalke 04, avversario tosto come lo sono tutte le squadre tedesche. Giocare la prima partita a San Siro consiglia una maggiore attenzione difensiva, perché in trasferta l’Inter ha dimostrato di poter compiere qualsiasi impresa. Rinforzare il centrocampo, almeno inizialmente, potrebbe essere una buona idea, poi Leonardo deciderà se avvalersi di una terza punta durante il match. L’equilibrio, nel calcio come nella vita, è tutto. Anche a discapito della fantasia.

[Fabio Costantino – Fonte: www.fcinternews.it]