Delneri:”Melo? Non so se resterà”

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A due settimane dal raduno bianconero, il neo tec­nico Luigi Del Neri fa già capi­re alla squadra che d’ora in avanti ci sarà da lavorare mol­to e chi sgarra verrà punito.

Un messaggio chiaro, lanciato via etere ai microfoni di Piero Chiambretti: quasi a smenti­re la mancanza di allegria di cui si è lamentato Felipe Melo dal ritiro della Seleçao, l’alle­natore della Juventus ironizza con il conduttore confermando­si spalla perfetta.

Domanda: «Dopo aver visto Krasic in tv, il giocatore interessa sempre?». «Massì – ribatte Del Neri con­sapevole della non brillante fi­gura del serbo in Nazionale – ­una gara non pregiudica il giu­dizio. Alla Juve non c’è bisogno di rivoluzione, ma di freschez­za. Bisogna cambiare rotta, ma non si deve buttare via tutto. Qualcosa va recuperato e poi è necessario inserire giocatori motivati per far cambiare mar­cia alla squadra». E qui c’è l’affondo chiambrettiano: «Me­lo le sembra motivato dopo le sparate sulla Juve?». Del Neri non tentenna e non si affida neppure alla via della diploma­zia: «Sarà la società a valutare le sparate e sarà presa in con­siderazione anche una multa. Non so se Melo resta, credo che ci possa tornare utile, non però il Melo dell’anno scorso ma quello di Firenze e della nazio­nale». Il brasiliano è colpito e affondato, del resto chi lancia la prima pietra…

La chiac­chierata tra il tecnico e il con­duttore (il programma Chiam­brettopoli va in onda ogni mat­tina fino alla fine dei Mondiali su Radio2 alle 7.10 e alle 12.10) si snoda tra le vicissitu­dini degli azzurri (e in partico­lare dei bianconeri in naziona­le) e il prossimo impegno sulla panchina della Juventus. « Pepe l’ho voluto io, lo conosco dai tempi di Palermo, darà sod­disfazioni al popolo biancone­ro. Iaquinta ha giocato meglio quando era vicino a Gilardino, è una seconda pun­ta, per intensità e fisicità sarà una pedina importante. Mar­chisio sta perdendo identità? Per tenersi il posto uno gioca dappertutto, ma nella Juve avrà il ruolo di interditore con la libertà però di andare anche a rete». Chiambretti spezza una lancia in favore di Crisci­to («fossi in lei, me lo terrei»), Del Neri condivide il giudizio, ma si piega alle leggi del mer­cato: «Ha grandissimi potenzialità, però dipende dalle si­tuazioni e dal Genoa». Il capi­tolo cessioni è una ferita aper­ta in casa Juventus. «Ancelotti dice che è più faci­le comprare che vendere: come vi muovete voi che avete dieci giocatori da vendere con con­tratti da nababbi?» la doman­da impietosa di Pierino la pe­ste. Del Neri rimanda al mit­tente: «Questa domanda deve farla a Marotta (con cui il tec­nico ha fatto il punto sul mer­cato nel pomeriggio di ieri, ndr), la Juve non deve sman­tellare ma trovare soluzioni in­teressanti. Purtroppo abbiamo l’Europa League che ci condi­ziona».

Sul pro­prio ruolo, invece, Del Neri sfo­dera il concetto di meritocra­zia. «Mi sono fatto le ossa a tut­ti i livelli, mi sento uno arriva­to non per caso, ma per meri­trocrazia, ho allenato, giocato e fatto risultati dappertutto. E se ora sono alla Juve non devo chiedere scusa a nessuno: non cambierò il mio atteggiamento e il mio pensiero. Non ho pau­ra dei fallimenti di Ferrara e Zaccheroni, fa parte di que­sto mondo. E’ vero, Benitez si trova già la squadra fatta, ma noi abbiamo voglia di rivincita. E’ una scommessa bella da vincere, la voglia di rinascita, di ritrovare credibilità con il nostro pubblico».

Il tecnico si sente onorato di sedersi sulla panchina della Juventus e con­fida la frase con cui il presiden­te Andrea Agnelli lo ha accol­to a Vinovo: «Mi ha detto “Io e lei potremmo perseguire que­sta strada insieme”. E’ un bel biglietto da visita, che ha sapu­to infondermi una grande dose di energia. Andrea è un ragaz­zo giovane e molto motivato, mi ha fatto un’ottima impres­sione, il suo cognome poi è una garanzia». Il diavoletto Chiam­bretti chiosa con una domanda trabocchetto: «Tra Benitez e Mourinho, dove si colloca?». Del Neri non si fa trovare im­preparato: «Più avanti, ovvio, per l’età, io però non ho vinto nulla..». Per ora, almeno.

Sicuramente il tecnico bianconero non si collo­cherebbe sulla panchina az­zurra. «Non allenerei l’Italia, preferisco ottenere risultati con i club. Prandelli è l’uomo giusto? Aspettiamo di vedere cosa farà, come la Juve atten­de me, speriamo di confermare cosa sappiamo fare…». Ma se si fosse trovato in Sudafrica al posto di Marcello Lippi, Del Neri avrebbe portato con sé Antonio Cassano. «Il ct ha fat­to le sue scelte, ma Cassano avrebbe meritato una chan­che. Questa nazionale manca di fantasia, ma potrà superare l’handicap con la forza del gruppo e il carattere. Sabato andrò al matrimonio di Anto­nio, lì incontrerò anche il mio ex presidente Garrone ». Tifo­so dell’Italia e socialista con­vinto, il tecnico bianconero ri­vela di essere a favore dell’In­no di Mameli, alla faccia dei le­ghisti. «Non sono salito sul car­ro di Marcello l’africano, io so­no sempre stato con l’Italia, gli azzurri sapranno trovare le energie per andare avanti. E noi renderemo omaggio ai no­stri campioni. L’italiano è scet­tico, vuole prima vedere, ma ha difeso sempre la sua nazione». Si è cominciato a parlare di cal­cio e si finisce con il parlare di politica. «Il socialismo applica­to al calcio vuol dire considera­re i giocatori tutti allo stesso modo: ognuno avrà le caratte­ristiche, ma come i campioni, sono utili anche i gregari».
[Marina Salvetti – Fonte: www.nerosubiancoweb.com]