Genoa-Parma 2-2: pari che fa morale, buona reazione dei rossoblù

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Miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso, oggi contro il Parma stavamo per assistere a un film già visto. O meglio: al quarto film consecutivo identico a quelli precedenti di Catania, Bergamo e a Marassi contro il Chievo. Insomma, l’ennesima rappresentazione della sconfitta. Stavolta però sono scattati l’orgoglio e il carattere dei Grifoni che, complice anche il calo fisico dei nerocrociati, è riuscito a strappare un pareggio in pieno recupero. Ed è un risultato che fa tanto morale, anche se i problemi restano: almeno però ha avuto l’effetto, spero perdurante nel tempo, di sbloccare psicologicamente i giocatori dal circolo vizioso della sconfitta. Un punto catturato anche grazie all’incitamento del pubblico del Ferraris e, come sempre, in modo particolare della Nord. Il capo della To, Roberto Scotto, aveva giustamente  chiesto in settimana di «fare quadrato attorno alla squadra». E così è stato: tutti per uno, tutti per il Genoa.

Oramai un dato è certo: il Grifone è diventato “carta conosciuta”. Ciò significa che tutti gli avversari hanno capito come giocare: catenaccio (o, se preferite, versione aggiornata con centrocampo folto), contropiede, galoppate sulle fasce, gol, saluti e baci. In più, se il Grifone gioca come nel primo tempo di oggi, con tanta insicurezza e timore, la frittata è fatta. Prima della gara ho ricevuto un’email da un mio assiduo lettore, Paolo Ferrari, che è stata profetica: «caro direttore, ho sentito ora la formazione. Ma come si fa a giocare in casa con 4 difensori, contro una squadra che ne schiera 3? Ho capito: puntiamo al pareggio». Ed è stata proprio la superiorità del Parma a centrocampo, con 5 centrocampisti, a creare grattacapi a Marino. Il tecnico ha commesso un errore iniziale: in più, Jankovic punta accanto a Palacio non è servito a nulla. Altra pecca mostrata come anche nelle altre tre gare precedenti: la cessione delle fasce agli avversari che le hanno sapute sfruttare.

Poi, nella ripresa ha avuto l’intuizione: togliere Veloso, che ha svolto una partita al rallentatore, gettare nella mischia Mesto che finalmente ha giocato nel suo ruolo (come faceva con Gasperini), ossia esterno di centrocampo con licenza di crossare. Ha compreso che era anche il momento di buttare dentro Zè Eduardo che stavolta ha almeno cominciato a incidere sul reparto offensivo: ma quando potrà questo ragazzo giocare almeno un ampio scorcio di gara, e non i soliti 15-20 minuti, per avere almeno una possibilità di far vedere il suo valore? E infine Marino ha calato l’asso Jorquera: lo ha fatto soltanto al 44° del secondo tempo, ancor meno dei 9-10 minuti in cui Malesani lo impiegava. Per fortuna l’arbitro Romeo ha concesso (tra le poche sue decisioni giuste) sette minuti di recupero e così “el ninho vertical” ha servito il pallone del pareggio a “santo” Palacio che ha reso “orizzontal” il Parma.

A proposito del direttore di gara, stasera è riuscito in un’opera per nulla facile: scontentare entrambi i contendenti. Due episodi su tutti. Gli emiliani possono recriminare l’annullamento del gol regolare di Giovinco nel primo tempo. I genoani invece possono lamentare a viva voce il rigore negato per l’intervento da “kung fu” di Modesto, come nei film di Bruce Lee, su Zè Eduardo: Romeo aveva concesso poco prima un altro penalty ai rossoblù (per un fallo di mano che, occorre dire, non era così plateale) e non se l’è sentita di darne un altro. Un arbitro che ha mostrato, come anche altre volte con il Genoa, un’indecisione cronica: il responsabile dei designatori, Stefano Braschi, prenda nota e soprattutto provvedimenti nei suoi confronti.

E domenica il Grifone vola a Lecce. Vi troverà il suo ex tecnico Serse Cosmi che è a caccia di punti per la salvezza. Si deve sperare che in terra salentina ci sia ancora lo spirito visto oggi nel secondo tempo: altrimenti saranno dolori.

[Marco Liguori – Fonte: www.pianetagenoa1893.net]