Genoa: pro e contro di una qualificazione in Europa League

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logo-genoaGENOVA – Il campionato entra nel vivo e il Grifone deve decidere cosa fare da grande. La qualificazione europea dista oggi almeno 6 punti, recupero con il Parma consentendo. In molti, a prescindere dalle ragioni (non banali) di classifica, sono scettici sulla reale utilità di una qualificazione in Europa League. Vero è che la partecipazione a una competizione internazionale porta prestigio e muove l’interesse di media e tifosi. Ma vero è anche che l’erede della vecchia Coppa Uefa rischia di essere, sia dal punto di vista economico sia sportivo, un vero cattivo affare. Le squadre sono chiamate a una stagione lunghissima, con il debutto in partite ufficiali previsto già a fine di luglio.

Obbligatorio, quindi, un ritiro estivo anticipato di due settimane rispetto al solito, per affrontare nei preliminari squadre normalmente molto più avanti con la preparazione. Il passaggio ai gironi poi, implica sei partite da settembre a dicembre, tutte giocate di giovedì, con evidenti ricadute negative su allenamenti, infortuni e tenuta mentale. Ma l’impatto sportivo dell’Europa League, al di là degli innegabili aspetti di immagine, è sufficientemente ricompensato? Le società hanno un effettivo ritorno dagli investimenti necessari per affrontarla adeguatamente?

La Uefa stessa ci viene in soccorso pubblicando nel proprio annual report la distribuzione degli introiti tra le partecipanti all’edizione 2013-2014 del trofeo continentale minore. La premessa è chi esce ai play-off e non si qualifica non percepisce alcuna somma, tranne quella esigua derivante dall’incasso allo stadio in casa e dalla quota parte in trasferta. L’accesso ai gironi, invece, frutta 1,3 milioni di euro. I risultati nei gironi fruttano, se si fanno punti, tra i 500 mila e 1 milione di euro. A queste cifre dobbiamo aggiungere la quota relativa ai diritti televisivi, da dividere con le retrocesse dalla Champions, per circa 5 milioni di euro.

In buona sostanza, Platini e soci, cioè l’organizzazione Europa League, retrocedono a una squadra che affronti dignitosamente i gironi circa 7 milioni di euro. A questi denari dobbiamo aggiungere le entrate relative alla biglietteria, ipotizzabile in circa 2,5 milioni di euro, un po’ di merchandising e qualche sponsorizzazione. In sintesi la coppa porterebbe, per una squadra come il Genoa, e nella migliore delle ipotesi, circa 10 -11 milioni di euro di entrate.

Di contro le società che affrontano questa competizione sono obbligate a inserire nella propria rosa almeno 4 giocatori di buon livello, sottoscrivendo contratti pluriennali per almeno di 6-7 milioni di euro tra stipendi, ammortamenti e/o prestiti onerosi. E questi inserimenti potrebbero non bastare ad andare avanti nella competizione e soprattutto garantire buoni risultati in campionato. In sintesi, l’Europa League rappresenta una buona cosa solo se una società ha la forza di investire e qualificarsi con buona continuità. A meno di affrontarla senza investimenti, così come viene. Tuttavia un’apparizione sporadica rischia di essere soltanto controproducente. In passato, infatti, diverse squadre sono passate dalle stelle di qualificazioni prestigiose alle stalle di retrocessioni dolorose.

[Federico Santini – Fonte: www.pianetagenoa1893.net]