Inter con i piedi per terra: allarme difesa e note liete

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Forse, ci voleva. Per rimettere i piedi per terra. L’Inter vista contro la Roma è stata lo specchio della situazione attuale. Fasi di entusiasmo e buon gioco alternate a problemi ancora da risolvere. E che mai abbiamo mancato di sottolineare, anche nella piena fase esaltazione. Quello che resta, sono zero punti e l’amarezza per aver perso una gara giocata per larghi tratti alla pari con la formazione di Zeman, quadrata e più lucida davanti alla porta.

DIFESA, ABBIAMO UN PROBLEMA – Primi campanelli d’allarme già a Pescara, oltre che nei preliminari di Europa League. La retroguardia non dà idea di sicurezza. Ranocchia è in crescita ma non è può ancora trascinare un reparto, specialmente se contro ci si trova l’artiglieria pesante del boemo. Silvestre, invece, ieri è andato completamente nel pallone. Impreciso, spaventato, spesso fuori posizione. Non una bocciatura – ci mancherebbe -, ma un deciso passo indietro rispetto alle prime uscite. Troppa confusione lì dietro, automatismi ancora tutti da rodare e una Roma che è entrata con troppa facilità nella difesa nerazzurra. A questo punto, urge trovare la coppia titolare in definitiva: Ranocchia e Silvestre sì, ma Samuel e Chivu possono essere considerabili, assolutamente. E per il rodaggio non c’è più tempo da perdere, perché già questi tre punti lasciati a Totti e compagni lasciano amarezza, rabbia.

SOSTIENE PEREIRA, MA I TERZINI? – Il Palito ha dimostrato di che pasta è fatto subito, davanti a San Siro, in una sfida tatticamente difficilissima. Perché Pereira ha esordito in una posizione che non ricopriva da tempo – l’interno di centrocampo -, con sole due gare con l’Uruguay e qualche allenamento nelle gambe dalla fine della scorsa stagione e trovandosi costretto a dover correre praticamente per due. Il ragazzo ha stoffa, non è un caso che da quando è uscito l’Inter è praticamente sparita dal campo. Ma se esiste il problema difesa, bisogna estendere le certezze da trovare anche ai terzini: Nagatomo convince a sprazzi, capitan Zanetti può essere utile in fase di contenimento ma se sull’altra corsia c’è chi spinge. Risultato, una soluzione da trovare al più presto. Magari, portando Alvaro a fare il terzino sinistro e portando Mudingayi o Cambiasso in mediana con Gargano e Guarin. Perché l’Inter ha sofferto troppo spesso i tagli della Roma sugli esterni, e non solo per vie centrali.

LE NOTE LIETE – La notte di San Siro è stata amara, ma comunque non disastrosa. Perché la squadra ha tenuto un buon primo tempo, è andata inaspettatamente in crescendo fino al gol giallorosso. Arrivato proprio mentre saliva la pressione nerazzurra. Buono il dialogo tra i centrocampisti, meno il lavoro di Wesley Sneijder: più intelligente Cassano in gestione di palla, assist e semplicità di giocata (al di là del gol). L’olandese deve mantenere la serenità, per sostenere al meglio quel Milito che adesso tutti rimetteranno in discussione. Troppo presto, anche se un vice sarebbe servito. O forse, anche qualcosa di più di un semplice sostituto. Per il bene del fiato del Principe e dell’Inter. Ma il materiale per far bene c’è e almeno fino a gennaio, avanti così. Promossi quindi il gioco che sta nascendo (serviranno tempo e condizione, nessuno ricorda che in tanti avevano giocato al giovedì. E la Roma no…) e la prestazione di Pereira, come anche quella di Gargano: corsa indispensabile, tanti palloni rncorsi e recuperati. Forse poco preciso, ma se cercate un regista citofonare dovunque, meno che dalle parti del Mota. Rimandata invece una difesa tutta da costruire, perché non si può entrare con cotanta facilità. Dalla difesa si costruisce una squadra vincente.

LO SPETTRO REAZIONE – “La squadra dopo il 2-1 non mi è piaciuta”. La riflessione di Andrea Stramaccioni è sacrosanta. Perché l’altra, grande bocciatura della sfida contro la Roma riguarda proprio la reazione. Quella che c’era stata in 10 contro il Vaslui, ma anche dopo il primo gol di Florenzi. Poi, al 2-1 giallorosso è stato crollo vero e proprio. Un peccato. Questione di benzina, certo, ma non solo. Perché c’è ancora una stabilità da trovare. L’Inter è andata in confusione, non ha giocato più il suo calcio, quello su cui sta lavorando Stramaccioni. E la difesa ha rivisto davanti a sé oceani dove le punte di Zeman si sono infilate, senza perdere la ghiotta occasione. Con il risultato di un’apertura delle acque alla Mosé e di un’Inter che è capitolata. Siamo appena a settembre, è naturale che la squadra debba trovare compattezza. Ma presto non si potranno più lasciare questi punti. Bisognerà reagire diversamente, senza lasciare che la difesa diventi terra di nessuno, che in mediana si faccia confusione e che Palacio debba puntare da solo un’intera retroguardia.

BENEDETTA SOSTA – E sì, allora benedetta sosta. Saranno due settimane in realtà maledette, perché non si farà che parlare di un’Inter ridimensionata e discorsi simili. Ma lo stop per le nazionali deve essere l’occasione per lavorare tanto, rodare i meccanismi e avvicinarsi sempre di più al modello perfetto di Inter. Quell’undici rodato da lanciare con certezze. Anche perché Stramaccioni dalla sfida contro il Torino ritroverà pedine importanti: Mudingayi, Alvarez, Chivu e soprattutto Samir Handanovic. Sembra un’assenza da poco, non lo è. Perché se Castellazzi nelle prime uscite è stato convincente, tra il ritorno col Vaslui e la gara contro la Roma non ha dato più neanche le minime certezze. La batosta peggiore, per un reparto – quello difensivo – già in difficoltà. Ora, riflettori spenti e testa bassa. La sconfitta contro Zeman è di quelle da mangiarsi le mani, innervosirsi, perché potevi vincere, Ma non hai vinto. Rimboccarsi le maniche, ritrovare gli assenti, rodare i meccanismi e ripartire. Il rodaggio deve passare alle spalle, è all’extra-time. Perché a volte, le sconfitte possono far bene. Questa, però, può decisamente bastare.

[Fabrizio Romano – Fonte: www.fcinternews.it]