Inter, Marotta: “Spero che il Barcellona non paghi la clausola di Lautaro”

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Lautaro

Le parole dell’amministratore delegato del club nerazzurro nel corso di un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport.

MILANO – Giuseppe Marotta, amministratore delegato dell‘Inter, ha fatto il punto della situazione nel corso di un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport. Queste le sue parole a cominciare da Lautaro Martinez: “Non so cosa pensi li Barcellona, spero che non paghino la clausola. È difficile parlarne. Gli dico di rimanere concentrato sulla stagione che riparte e sugli obiettivi che abbiamo da centrare. La società non vuole venderlo. Poi, certo, c’è una clausola. Se partirà arriverà un top player. Ma non abbiamo fretta: in questo mercato la difficoltà sarà vendere, non comprare. Cavani? È una possibilità, è in scadenza e lo stiamo monitorando. In questo momento è piuttosto lontano dall’Inter”.

Su Icardi e Nainggolan: “Per Icardi siamo stati bravi, era un’operazione molto difficile, abbiamo portato a casa l’obiettivo favoriti da una scadenza fissata, quella del riscatto. Cinquanta milioni più otto di bonus: non sono pochi, ripensando all’Icardi prima dell’esplosione del caso? Le operazioni di mercato vanno contestualizzate. Questa è stata definita in un periodo difficile, dal punto di vista finanziario. Inutile pensare a ieri, neppure al domani: l’accordo ci soddisfa oggi. Avevamo fatto una scelta progettuale anche tecnicamente, un anno fa, l’abbiamo rispettata ora. Radja non vogliamo svalutarlo. Rientrerà dal prestito, poi faremo delle valutazioni. Non c’è fretta di decidere”.

Su Tonali e Chiesa: “Per Chiesa la Fiorentina ha aspettative economiche elevate, ecco perché oggi non abbiamo avviato un confronto con loro. Commisso chiede 70 milioni? Forse anche di più…Tonali è più abbordabile, un’operazione che si può costruire in maniera migliore. Ed è un ragazzo che è ancora in fase di crescita”.

Sulla ripartenza del campionato ha aggiunto: “Abbiamo appena finito di prenderci gli schiaffi. Quanto accaduto ieri è l’ennesima dimostrazione che non c’è equilibrio. Bisogneremo distinguere tra chi fa professionismo e chi no. Le regole le devono dare i protagonisti, una volta la A era la locomotiva. E oggi garantisce il 90% del fatturato del calcio, ma non ha una sua autonomia. In Inghilterra, la Premier è una SpA con un board che porta le proposte in assemblea e così si evitano contrasti. È un modello che ammiro molto. Questo periodo andava sfruttato per discutere del futuro con serenità. Invece qualcuno si è perso in atteggiamenti egocentrici, in esibizioni muscolari”.