Inter: rimedi e nuova identità

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Tutto sul recupero del pallone. La cura Stramaccioni alla penzolante Inter bastonata del Siena, difensore centrale in piu’ e giocatore offensivo in meno, verte sul duplice e collegato accorgimento di enfatizzare la dimensione dinamica e di impatto fisico della squadra e coprire con maggiore circospezione gli spazi. “Fare densita'”, come si dice oggi, non solo con l’obiettivo di immunizzare la difesa da quel virus di permeabilita’ di cui aveva introiettato il morbo, ma per ritonificare le difese immunitarie dell’intero complesso a rischio perdita di autostima, impotente ed involuto quando si tratta di affrontare avversari che militarizzano il limite della propria area. Da queste colonne ci siamo soffermati in tempi non sospetti sui limiti di personalita’ e di qualita’ di un centrocampo privo di un costruttore di gioco istituzionale e dotato leadership. Quello a cui non scotta la palla tra i piedi veloce di testa e con un piede a gittata variabile. Domenica scorsa -caro mister diciamo la verita’, altro che 8 occasioni clamorose- la poca fluidita’ in fase di rilancio dell’azione ha segnato la differenza. I 5, 6 e anche 10 passaggi per lo piu’ in orizzontale necessari per raggiungere la trequarti avversaria corrispondono al fabbisogno di tempo necessario  e sufficiente a chi si difende con 9 uomini per disporsi scolasticamente per la chiusura e per i raddoppi.

Nel dopo partita il tecnico romano ha aggiunto carne al fuoco delle ambasce facendo cenno anche alla mancanza di un attaccante di peso di complemento come grimaldello di fronte a difese chiuse. Anche in considerazione di cio’, fare densita’ in mezzo al campo significa quindi potere alzare la difesa, coprire meglio la palla sui piedi dell’avvervario e le linee di passaggio, in defitiva aumentare le possibilita’ di recupero del pallone lontano dalla propria area e accorciare il campo potenziando d’efficacia la ripartenza  In sostanza, quel che ci e’ stato proposto come un Machiavello difensivo e’ nascostamente, a nostro avviso, uno strumento ad uso principalmente offensivo. Peraltro la prova di Verona non ha accertato miglioramenti funzionali nella linea arretrata. In fondo ai clivensi sono state offerte su un piatto d’argento lo stesso numero di occasioni lasciate a Cosmi e quanti altri hanno beneficiato delle ben note smagliature difensive. Le quali dapprima avevano avuto un volto e tante dita ad indicarlo, Matias Silvestre, poi dopo la stabile esclusione dell’argentino, sono state considerate sistemiche e spersonalizzate, attribuibili in ultima analisi all’inesperienza o, peggio all’ingenuita’ del tecnico. Ma se ingenuita’ c’e’ stata -ed anche una certa dose di dabbenaggine- all’origine delle reti subite nel periodo di stagione sotto osservazione, la stessa rimanda individualmente ai diversi elementi del reparto difensivo coinvolti. Castellazzi maldestro nel rigore causato con l’Hajduk e fuori posizione sul gol di Marquinho, Jonathan folle in area e massima punizione per il Vasluj, Ranocchia incerto prima su Rondon che non ne interrompe la corsa  mentre si lancia a rete all’84° nella sfida col Rubin e Pereira che fa altrettento nella ripartenza da cui scaturisce il gol di Vergassola di domenica scorsa in cui anche Juan Jesus si fa prendere d’infilata imperdonabilmente.

Inoltre, a rischio di essere pedanti e ripetitivi, se il tentativo di difesa a 3 e’ volto a dare un leader alla difesa, un uomo capace di comandare i movimenti della linea e far ripartire l’azione, beh quest’uomo non puo’ che essere Esteban Cambiasso, dato che il candidato indicato dal mister, Christian Chivu, non garantisce, ormai e’ evidente quel continuum di utilizzo, precondizione per l’affiatamento degli uomini dietro e la stabilita’ degli automatismi.

Un ultimo accenno a margine delle dichiarazioni rese l’altro ieri dal Presidente Moratti a chiosa delle prime prestazioni di Antonio Cassano in nerazzurro. Incoraggianti, certo, ma ancora un campione statistico troppo limitato per indirizzare una valutazione tracimata oltre il generico ottimismo, spiccatamente encomiastica, quale quello espresso dal nosto massimo dirigente. Nell’interesse del giocatore che, si sa, rende assai di piu’ se coinvolto ed accarezzato sul proprio ego, la cautela nei giudizi, capace di fargli sentire continuativamente la sferza di un’asciutta osservazione, non e’ mai accorgimento strategico avventato. Anzi  noi crediamo sia il vero driver di quella piena affermazione della quale ci auguriamo di potergli dare atto e merito a medio-lungo termine.

[Giorgio Ravaioli – Fonte: www.fcinternews.it]