Juventus: nasce la necessità di cambiare qualche schema tattico?

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logo-juventus“Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente”. Il “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa per inquadrare il momento della Juventus: servirebbe cambiare modulo per dare slancio ad un progetto tattico ormai noto a tutti; servirebbe cambiare sistema, secondo Agnelli, per dare nuova vita al calcio italiano. Cambiare, in ottica bianconera, ovviamente per mantenere gli esiti degli ultimi anni, con la Juve in gloria.

Ha parlato il presidente, il giorno dopo l’amaro pareggio con il Galatasaray. Ha scritto, meglio, rivolgendosi agli azionisti. Sguardo generale, in primis, con critica alla Lega: «Mentre i campionati dei paesi più evoluti evidenziano incrementi di ricavi, collettivi ed individuali, nonché di competitività sportiva, la Lega rimane immobile in una terra di mezzo che rischia di essere spazzata via dalla polarizzazione in atto. Invece, deve ritrovare capacità di dialogo sereno, foriero di risultati concreti, e, soprattutto, di programmazione. La Lega deve sì adoperarsi per consentire ai club maggiormente impegnati sul fronte domestico di consolidare l’equilibrio tra competitività sportiva e risorse finanziarie, ma ciò senza intaccare, anzi, auspicabilmente incrementando, le possibilità dei grandi club di competere nelle coppe europee e sul mercato globale con i migliori brand internazionali».

Sguardo, poi, sull’economia di casa propria: «Con costanza ed impegno abbiamo ridotto le perdite dell’80 per cento in due esercizi, ma il percorso non è ancora completato. Molto lavoro rimane da fare, soprattutto sul fronte della diversificazione e della stabilizzazione dei ricavi».

Sguardo, infime, al sogno stagionale: «Dagli anni Trenta del secolo scorso, nessuna Juventus è riuscita a conquistare tre Scudetti consecutivamente. Questa è la testimonianza concreta di quanto sia ripida la salita che abbiamo appena iniziato. É un’occasione che non vogliamo farci sfuggire, ma sappiamo quanto la competizione sia cresciuta. Non bisogna averne paura ma esserne consapevoli. La storia non si ferma: noi vogliamo farne parte».

Servirà modificare qualcosa, per riuscirci. L’impressione, corroborata dai dati e dai risultati, è che ormai le avversarie abbaino appreso troppo bene come fermare il gioco bianconero: marcare le mezzali più che le punte, intasare la propria metà campo, frenare la corsa degli esterni. Una gara in difensiva ed è fatta. Non è un caso che solo contro l’unica squadra che ha voluto provare a giocarsela, la Lazio, la Juve ha vinto bene. Per di più, la difesa, con il resto della formazione intenta a sfondare a fatica le resistenze avversarie, è meno protetta e molto più vulnerabile. «Ma soltanto durante la partita possiamo cambiare qualcosa e sorprendere i rivali- la risposta di Conte, consapevole dei problemi- In rosa abbiamo solamente Pepe che può sostenere il 4-3-3». Giustificazione che non regge, perché indurrebbe forti domande allora sul mercato.

Difficile, per quanto servi, che nell’immediato si vedano novità tattiche. Se la sosta per le Nazionali potrà consentire qualche prova, con il Milan davanti a Buffon si dispiegherà il solito 3-5-2. Forse senza Lichtsteiner, che oggi verrà sottoposto ad ulteriori test clinici dopo quelli che ieri hanno evidenziato una contrattura al retto femorale della coscia destra; sicuramente senza Vucinic, che ha subìto una lesione di primo grado al bicipite femorale della coscia sinistra. Al suo posto probabilmente Quagliarella, spalla di Tevez.

Innamorato, l’argentino. Innamorato della Juve: «È una grande famiglia e una vera squadra che cresce giorno dopo giorno. Il mio sogno è adesso. É oggi. è stare nella Juve, vivere questo presente stupendo. Non posso chiedere di più». Nè fuori («Tra i compagni, con i tifosi, con la gente, ci troviamo tutti bene») e né in campo: «Non penso a chi ha indossato la mia maglia prima di me, alla storia: sarebbe come se volessi mettermi ancora più pressione. E sotto pressione si può giocare bene, ma si può anche giocare male. Anzi ci sono più possibilità di giocare male che bene in queste circostanze. E allora io gioco come quando ero nel mio quartiere. Penso che sia per questo che mi è sempre andata bene».

E questo, i tifosi sperano non cambi.

[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.it]