Lazio-Sampdoria 3-0: è Felipe Andreshow

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Il giocatore biancoceleste segna e fa segnare

ROMA – Parolo, Felipe Anderson e Djordjevic, tre morsi al “Viperetta” per l’Epifania. Questa è una Lazio avvelenata. Sampdoria stesa al suolo e terzo posto in classifica. Ma riflettori, illuminate quel numero 7! È un Felipe Andershow. Un gol, due assist e mille magie. Il brasiliano incanta. Segna e fa segnare. Non si ferma più. Benedetta Lazio-Varese di coppa Italia. Benedetto infortunio di Candreva. Pioli ha trovato una stella, questa sera ha acceso l’Olimpico. Una serata perfetta in vista del derby di domenica prossima.

LE SCELTE – Un big in campo, l’altro in panchina. Pioli sceglie la carta Biglia, quella più rischiosa vista la diffida dell’argentino. Lascia Candreva fuori, si fida di Felipe Anderson e Mauri, le bocche di fuoco delle ultime tre giornate di campionato. Affiancano Djordjevic in attacco, Parolo e Lulic sono le mezz’ali del 4-3-3. Dietro tutto confermato: Marchetti protegge i pali; Basta, de Vrij, Cana e Radu compongono la linea difensiva per la terza volta consecutiva. Non era mai successo in questa prima parte di stagione. Mihajlovic risponde con il 4-3-1-2: Viviano torna in porta dopo il lungo infortunio e sostituisce il fin qui affidabile Romero; Cacciatore (al posto dell’acciaccato De Silvestri), Gastaldello, Romagnoli e Regini in difesa; Rizzo, Palombo e Obiang in mediana, Okaka ed Eder sono supportati da Soriano. Il trequartista ha il compito di disturbare Biglia in fase di impostazione. Non ci riuscirà così tanto.

FELIPE ANDERSHOW – La Lazio fa la partita. La Sampdoria è compatta, si difende in modo organizzato. Non si perde per caso una sola partita in sedici turni di campionato. I biancocelesti non trovano spazi per vie centrali, Radu si rende conto delle difficoltà e ci prova dalla distanza al 13’. Il suo bolide sorvola la traversa. Poco dopo inizia lo show di Felipe Anderson. Il brasiliano è indemoniato. Punta tutti. Non lo ferma nessuno. O almeno nessuno con le buone. Gastaldello lo stende al 19’ e si becca la prima ammonizione della serata. Biglia si incarica della punizione, Viviano gli nega in tuffo il replay della magia disegnata contro il Torino. Felipe Anderson trascina i suoi, accende il turbo di continuo, mette in mostra velocità e tecnica allo stato puro. Corre a velocità doppia con il pallone attaccato al piede. Deve avere un filo che lo lega allo scarpino. Djordjevic sciupa un’occasione clamorosa su una leggerezza difensiva di Cacciatore. Il terzino appoggia in modo sciagurato all’indietro, il retropassaggio si trasforma in un assist perfetto per il serbo. Che tenta un dribbling con la testa su Viviano invece di concludere a rete.

Palla sul fondo e rimpianto colossale. La Lazio è padrona del campo, la Samp prova a pungere in contropiede in un paio di frangenti. Ma è ancora Felipe Anderson il mattatore: l’ex Santos si sposta a sinistra, vola sulla fascia, salta Gastaldello con una facilità irrisoria e mette dietro per l’accorrente Parolo. Sinistro di prima intenzione sotto l’incrocio dei pali. Gol bellissimo del centrocampista che sblocca il risultato al 38’. Felipe non è contento dell’assist, vuole prendersi la scena. E raddoppia quattro minuti dopo il suggerimento illuminante. Stop a venticinque metri dalla porta. Mirino puntato all’angolino. Esterno destro imparabile. Tutto l’Olimpico balza in piedi a esultare, ad applaudire. Marchetti corre fino alla parte opposta del campo per abbracciare il compagno. Lo fa l’intera squadra. Vorrebbero farlo tutti i tifosi presenti allo stadio. Il primo tempo si chiude con l’ammonizione e il problema fisico di Cana.

BIS, BIS , BIS – Un cambio per parte al rientro dagli spogliatoi: Cavanda al posto di Cana (Radu si sposta al fianco di de Vrij) per la Lazio, Wszolek sostituisce Rizzo per la Sampdoria. Purtroppo Pioli deve sprecare un altro cambio al 50’. Lulic sente un dolore al ginocchio sinistro e chiede l’avvicendamento. Entra Onazi. A sei giorni dal derby vince la prudenza. Si spera che possa vincere anche contro la sfortuna e l’infermeria. La partita ricomincia da dove era finita: Djordjevic pressa tutti, fa un grande lavoro per la squadra. Ma spreca di nuovo a porta vuota dopo aver saltato Viviano. Questa volta il tiro dell’attaccante è salvato sulla linea dal provvidenziale Romagnoli. Felipe non ha finito la benzina e continua a fare impazzire i difensori di Mihajlovic. Nuova serpentina, nuovo spettacolo: Cacciatore e Gastaldello al cinema, la botta di destro viene deviata in angolo. La partita si fa più maschia, Basta e Soriano finiscono nella lista dei cattivi di Calvarese. In mezzo alle due ammonizioni c’è spazio per il tentativo di Mauri con il sinistro. Palla fuori di poco. Al 67’ Felipe Anderson gira i riflettori dell’Olimpico e punta tutte le luci su se stesso.

Palla conquistata nella metà campo difensiva. Testa alta a guardare Viviano. È lontanissimo. In una serata del genere niente è impossibile. Fuori uno, poi il secondo, si perde il conto degli uomini saltati. L’ultimo è Regini. Il brasiliano arriva fino all’altezza dell’arietta piccola e serve un cioccolatino a Djordjevic. Il serbo deve solo spingere dentro a porta vuota. Ricambiato il favore del Tardini. Stadio a bocca aperta per la magia di Felipe, le telecamere inquadrano il presidente blucerchiato Ferrero. Anche lui batte le mani al talento del funambolo biancoceleste. Tre a zero e risultato in cassaforte. La Lazio, a differenza di San Siro, non si ferma. I terzini continuano a spingere, Basta e Cavanda accompagnano la manovra con costanza. Anche nello stesso momento. Mihajlovic prova la mossa della disperazione con Duncan al posto dello spento Eder, Pioli replica a dodici dalla fine spedendo in campo Candreva per Mauri. Si tratta del rodaggio in vista del derby di domenica prossima. Fila tutto liscio fino al termine. Biglia si salva dal giallo, Radu e Marchetti pure. Complimenti alla Lazio. Complimenti a Felipe Andershow.

[Carlo Roscito – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]