Lo strano mercoledì di campionato, dove c’è chi gioca e chi deve ricostruire. Ecco perché l’Inter ha scelto Ranieri

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Non è stata solo una serata di campionato. Non è stata solo la serata in cui a Torino e a Napoli avranno fatto un po’ di fatica a prendere sonno: fosse andata diversamente forse già si parlava di distacco importante da Milan e Inter. E’ stata la serata di alcune promesse mantenute di mercato (come El Sharaawy, Zahavi, Klose) ma soprattutto è stata la serata di Ranieri. Anzi la giornata.

Ancora lui al capezzale di una squadra in crisi d’identità: per restituirle anima, gioco, convinzione e carattere. E’ la storia di Ranieri, almeno quella degli ultimi anni.

Salutato da Abramovich (che sognava in grande) nonostante il secondo posto e la semifinale in Champions. E’ rimasto fermo, poi è arrivato il Parma di Tommaso Ghirardi che non voleva retrocedere. E con lui in panchina e Giuseppe Rossi in campo ha mantenuto la serie A. E così Claudio Ranieri si è ripreso l’Italia dopo che era stato in giro per l’Europa. Si è ripreso l’Italia dalla porta principale, ripartendo dalla Juve, appena tornata in serie A. Qualificazione in Champions al primo anno, e qualificazione in Champions al secondo (nonostante l’esonero a due giornate dalla fine per far spazio a Ferrara). Quella Champions che alla Juve ancora manca. Non è bastato neanche questo a Ranieri per trovare squadra dalla prima giornata. E’ – evidentemente – la sua storia. Tinkerman, lo chiamavano in Inghilterra: l’aggiustatutto. E così, quando i problemi della Roma spingono Spalletti alle dimissioni, si fa trovare nuovamente pronto. Arriva secondo in campionato, per una mezz’ora è anche campione d’Italia all’ultima giornata. Ingaggia duelli verbali con Mourinho che infiammano la stagione (e le tifoserie). L’anno successivo alla Roma l’esperienza finisce durante la stagione. E ora è sulla panchina dell’Inter.

Per segnare un taglio netto con il passato. Lui, l’antimourinho, alla guida dei nerazzurri. Lui sarà l’allenatore di Pazzini, quello che lo scudetto gliel’ha tolto con una doppietta all’Olimpico. Forse è stato l’unico grande candidato per la panchina che fu di Gasperini.

I risultato non hanno aiutato l’ex genoano. Lui – probabilmente – ci ha messo del suo. La difesa a 3 mai digerita, le tre punte e la posizione di Snejider. Ha voluto affrontare la sua ultima partita con il suo modulo e con le sue idee. Purtroppo per lui (e per l’Inter) è andata male. E così ecco Ranieri. Perché l’unico candidato? Per tutto quello che abbiamo detto finora. E perché l’alternativa della soluzione interna (Bernazzani-Baresi) è stata presa in considerazione e poi scartata. Forse più caldeggiata dallo spogliatoio (che con Gasp, a livello personale non ha avuto problemi, giurano) che dal presidente. Serve un uomo d’esperienza e non c’era neanche tempo di aspettare gli altri “santoni” della panchina.

Ranieri come al solito si è fatto trovare pronto. Ha preso un treno da Roma a Bologna insieme a Giuseppe Bozzo (il procuratore di Cassano e Zarate, proprio lui) e Franck Trimboli (che lo ha aiutato nei suoi viaggi in Europa, soprattutto in Inghilterra) per incontrarsi con Marco Branca. Nel pomeriggio: Ranieri voleva due anni, l’Inter ne proponeva uno. Si pensava che si potesse andare verso la classica mediazioni: un anno di contratto più l’opzione per il secondo. Invece ha prevalso la linea del segnale da dare alla squadra. Ranieri sarà l’allenatore anche la prossima stagione. Per l’ufficialità si è aspettato fino alle 21.30. Prima un nuovo incontro, stavolta a Milano (mentre Ranieri era tornato a Roma in attesa di una telefonata, quella decisiva), negli uffici di Ghelfi, il ministro delle finanze nerazzurre. Presenti Giuseppe Bozzo e Marco Branca più naturalmente Piero Ausilio e l’avvocato dell’Inter, Cappellini. Ghelfi intorno alle 20 esce dopo aver parlato anche con Moratti. I dettagli li sistemano gli altri. E alle 21.30 è tutto ufficiale.

Nel pomeriggio ci sarà lui, il Tinkerman, per cercare di aggiustare questa Inter che non gira. Sarà insieme ai suoi collaboratori Damiano, Benetti, Pellizzaro e Capanna. Insieme a loro cercherà di trovare la posizione giusta a Snejider, a rimotivare Pazzini (e dirgli di segnare i gol scudetto, stavolta per la sua squadra), ridare fiducia alla difesa. Per continuare in maniera netta il lavoro che a Gasperini non è riuscito: far ripartire di nuovo l’Inter. Che dopo Mourinho non ha trovato pace. E che ora per farlo ha scelto il suo miglior nemico.

[Luca Marchetti – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]