Milan, il punto: cali di tensione e amnesie difensive i guai di inizio stagione

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logo-milanIn un momento particolarmente delicato come questo, in cui il Milan dopo sole sette giornate di campionato già si ritrova alla deriva rispetto alle posizioni calde della classifica,  è importante individuare le cause di questa debacle in modo tale da cercare una soluzione che consenta alla squadra di rientrare quanto prima nei ranghi. Un dato molto significativo viene fuori notando che nelle sette gare finora disputate, i rossoneri sono andati per ben cinque volte in vantaggio e solo due volte sono stati costretti a rincorrere.

Quando i ragazzi di Allegri sono andati in svantaggio hanno raccolto 1 pareggio (Torino-Milan 2-2) e 1 sconfitta (Milan-Napoli 1-2), per un totale di 1 punto su 6 disponibili (media 0,50 punti a partita). Negli incontri invece in cui il Milan è riuscito a portarsi in vantaggio, ha raccolto 2 vittorie (Milan-Cagliari 3-1 e Milan-Sampdoria 1-0), 1 pareggio (Bologna-Milan 3-3) e 2 sconfitte (Verona-Milan 2-1 e Juventus-Milan 3-2) per uno score complessivo di 7 punti su 15 (media 1,40 punti a partita). Nasce spontanea la riflessione che, con un pò di concentrazione, la squadra in questo momento potrebbe annoverare qualche punto in più rispetto a quelli attuali.

Nelle partite contro Bologna, Verona e Juventus a causa di gravi disattenzioni si sono persi ben 8 punti attraverso i quali oggi il Milan si collocherebbe a quota 16 in classifica, ovvero a sole tre lunghezze dall’attuale zona Champions. Dove affonda le radici questo problema? Il gol subito da palle inattive è una problematica di ancellottiana memoria che si è tramandato (passando da Dida ad Abbiati) fino ai giorni nostri non trovando mai una soluzione definitiva. La coppia di centrali attuale, Zapata-Mexes è una coppia molto incline ad amnesie improvvise e cali di concentrazione rispetto a quando il Milan poteva contare su fenomeni del calibro di Nesta, Thiago Silva e Maldini, ma questo non può e non deve rappresentare un alibi.

Ogni giocatore ha determinate caratteristiche che lo rende unico nel bene e nel male, ma la bravura dell’allenatore può influire notevolmente sull’ago della bilancia. Basti pensare alla Juventus di Del Neri nella stagione 2010/11, una squadra alla sbando che nonostante i vari Buffon, Bonucci, Chiellini e Barzagli risultò tra le difese più battute del campionato subendo la bellezza di 47 reti. Con l’avvento di Antonio Conte, gli stessi giocatori sono semplicemente rinati e da tre anni a questa parte la difesa bianconera risulta costantemente una delle meno battute della Serie A. Questo semplice esempio serve per sottolineare che pur non avendo a disposizione un materiale umano di grandissima scelta, attraverso un gioco collaudato e tanta carica motivazionale un allenatore può trasformare radicalmente il rendimento di una squadra che non può essere, come nel caso del Milan, tra i più bassi e deprimenti di tutta la sua gloriosa storia calcistica.

[Francesco Ciociola – Fonte: www.ilveromilanista.it]