Milan, il punto: su Seedorf, Allegri, avversari

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Ci sono arrivato, ho impiegato una decina d’anni  ma ce l’ho  fatta. Ho capito tutto, è semplice: il calcio è come un calzino. Perché? Perché non hai mai la certezza di impugnarlo nel verso giusto, non sai quando comparirà il primo buco ma soprattutto si risvolta in un attimo.

Durante i primi sessanta minuti contro l’Udinese ho dato il peggio di me, ho pregato tutte le divinità da me conosciute, recenti e antiche, di convertire Allegri all’anti Seedorfismo. È uno strazio vedere il calciatore che, in anni lontani e passati, ci ha fatto vincere e sognare ridotto a queste condizioni: fuori forma, impreciso, lento, svogliato e dolorante. Vederlo uscire infortunato ieri sera mi ha dato una iniezione di adrenalina e di entusiasmo che mai avrei creduto di ricevere da un infortunio.

Clarence, mi rivolgo direttamente a te, ti stimo e ti rispetto, amo il tuo Milan e ti sono grato per tutto quanto di buono fatto per inostri colori, ma ora basta. Se è vero che la causa di questa tua non forma è l’infiammazione al ginocchio abbi la decenza, il coraggio e la bontà di ammetterlo, di fare un passo indietro. Non sei l’unico centrocampista, non sei nemmeno il più decisivo, le alternative ci sono, fai spazio. Ieri sera il miglior Emanuelson in maglia rossonera visto sinora ti ha sostituito degnamente, posizionato nel suo ruolo naturale, dando dinamismo, copertura e precisione.

C’è un solo rumore che, ora, ci accompagna: il fruscio della pagina che viene girata. Una pagina di quelle speciali, miniata da monaci amanuensi che hanno immortalato il tuo talento e le tue gesta passate, rendendole  immortali. Immortali sì, ma non eterne. Nuove  storie attendono impazienti,  in punta di penna, di essere scritte. L’Olimpo attende nuovi eroi, c’è spazio e bisogno di un po’ di ricambio generazionale. Non prendertela a guardare i nostri altri olandesi che trovano continuità di prestazioni; Van Bommel, tuo quasi coetaneo, dirige e lotta con lo spirito da ventenne, quello spirito che, purtroppo, non ti abbiamo mai visto realmente incarnare.

Per questo articolo voglio contraddire il titolo della rubrica che curo: oggi mi occupo solo di cose belle, di luce.

La luce che è tornata a illuminare San Siro, il calore che scalda il cuore di noi tifosi, l’entusiasmo che sembra ricomparso dopo l’alzata delle creste di sabato. Voglio parlare di Allegri che si arrabbia per i goal divorati ieri sera, l’entusiasmo di Abbiati dopo la gran parata su Van Persie di ieri sera, il sorriso di El Shaarawy dopo il goal, per la consapevolezza di poter dare tanto al Milan. Voglio sfottere, beffardo, la sfiga che ci ha portato a riempire l’infermeria più della panchina, la sfortuna che si è presa Cassano e Gattuso, voglio ringraziare Melissa perché un Boateng in queste condizioni è tanta roba, voglio elogiare la pazienza e la follia di Maxi Lopez nell’aver caparbiamente atteso il Milan, gufando Tevez. Voglio ringraziare il Parma del nostro grande ex Donadoni, che ci ha fatto un piacere fermando la Juve. Il futuro, ora, è più luminoso di quanto lo sia stato il recente passato. Adesso sorridiamo e gioiamo, il nostro calzino adesso è nel verso giusto, i rotti rientrano, l’attesa delle partite si fa interessante e non più ansiosa come prima; in Europa abbiamo battuto un colpo importante, preciso, chiaro, netto. Adesso comincia la sinfonia.

Vengo meno alla promessa fatta poche righe fa, ma il “pianto” di Conte post partita con il Parma merita la mia attenzione. Perdonate l’antisportività, ma sentire la Juventus (quella di Moggi, il rigore su Ronaldo, il doping, gli arbitri chiusi negli spogliatoi. Quella delle sim svizzere, delle designazioni pilotate, dei regali ai signori del calcio, per non dimenticare) lamentarsi degli arbitri nello stile che è sempre appartenuto alla seconda squadra di Milano mi fa uno strano effetto. A parte una naturale antipatia nei confronti dell’allenatore, secondo solo a Mourinho nella mia speciale top-ten dei “mai-invitati-a-cena”, mi fa  veramente “schifo” che un allenatore cerchi simili giustificazioni per una prova scialba e sottotono della propria squadra, così come mi fece pena Mazzarri a suo tempo.

La Juventus, non fosse altro che per la storia del calcio italiano che rappresenta, non è nella posizione, e non lo sarà nemmeno nei prossimi decenni, di poter parlare di “aria pesante”. Chi vede macchinazioni e cospirazioni anche là dove gioca solo la sorte non merita altro che biasimo. Ci abbiamo fatto il callo, forse, con i cugini che, per anni, hanno lamentato torti e complotti massonici nei loro confronti, per poi inscenare la farsa Calciopoli. Una Calciopoli basta e avanza. Adesso spazio al campo, al pallone e ai calciatori. Sono i loro piedi che ci stanno a cuore, i loro piedi e le loro imprese sportive. Quando l’arbitro fischia finisce tutto, tutto tranne l’entusiasmo, gli sfottò, la gioia e la tristezza, gli articoli e i commenti.

Adesso sotto con la prossima partita, qualcosa mi dice che il bello deve ancora arrivare. Sperando che non si perda lungo la strada, auguro a tutti i veri milanisti un’ottima settimana!

[Marco Carni – Fonte: www.ilveromilanista.it]