Milan-Torino 1-1: l’analisi tattica del match

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logo-milanIl Milan ottiene solo un pareggio contro il Torino in una gara che ha però evidenziato qualche leggero miglioramento da parte della squadra nell’interpretazione del modulo e delle consegne tattiche di mister Seedorf.

La formazione iniziale prevede, a sorpresa, Muntari al posto di De Jong accanto a Montolivo, per sfruttare l’abilità del ghanese nel tiro dalla distanza, particolarmente utile contro squadre che si difendono basse come i granata. In attacco, alla luce della squalifica di Balotelli, scende in campo dall’inizio Giampaolo Pazzini, supportato dal consueto tris di trequartisti composto da Honda, Kakà e Robinho.

Il Torino punta tutto sul contropiede e si schiera con un 3-5-2 che però si trasforma, in fase di non possesso, in un 5-3-2, visto che gli esterni si abbassano sulla linea dei difensori per chiudere gli spazi agli esterni offensivi rossoneri. Il Milan trova così spazi per le avanzate dei terzini, soprattutto sulla fascia sinistra dove Emanuelson è particolarmente ispirato, grazie a cambi di gioco sulla trequarti avversaria.

Il Milan inizia in modo aggressivo e con la linea difensiva molto alta, schiacciando il Torino nella sua area, appoggiandosi spesso su Pazzini, molto bravo a difendere i palloni che gli vengono serviti. Ben presto però i rossoneri iniziano ad allungarsi e la squadra si spezza in due blocchi, lasciando troppo spazio da coprire a Montolivo e Muntari. La situazione è rischiosa e, infatti, arriva il gol del Torino: i granata servono dalle retrovie un pallone in profondità, la difesa rossonera è quasi sulla linea di metà campo ma non è perfettamente allineata, Rami non riesce nell’anticipo, Bonera recupera ma si trova uno contro uno con Immobile che lo salta facilmente e segna la rete del vantaggio.

In attacco il Milan non riesce ad allargare il gioco, Robinho e Honda fanno fatica a interpretare adeguatamente il ruolo di esterni e si limitano a venire incontro ai centrocampisti per ricevere palla e poi ad accentrarsi palla al piede (peraltro finendo spesso per perderla). La manovra è così prevedibile e finisce per infrangersi centralmente contro la difesa granata.

Nel secondo tempo il Milan inizia con una maggiore intensità e le cose sembrano migliorare, si torna così a fare possesso palla e a costringere il Torino nella propria area di rigore. Arriva così il gol del pareggio, con Rami che si inserisce palla al piede e va a concludere dal limite dopo una triangolazione con Muntari. Con il passare dei minuti il Milan comincia a mostrare qualche segno di stanchezza, soprattutto in alcuni interpreti, e concede qualche ripartenza al Torino, senza però correre particolari pericoli.

La partita con il Torino ha dimostrato che per sostenere il modulo e la mentalità richiesti da Seedorf è necessario innanzitutto giocare con la massima intensità per novanta minuti. Inoltre, per interpretare il 4-2-3-1 in modo davvero efficace, è fondamentale che gli esterni offensivi saltino l’uomo in velocità e allarghino il gioco, evitando di accentrarsi continuamente (come invece capita a Robinho e Honda). L’acquisto di Taarabt (e la trattativa, poi sfumata, per Biabany) dimostrano che Seedorf ne è consapevole e che sta lavorando su questo aspetto. Diamogli tempo.

[Federico Giuffè – Fonte: www.ilveromilanista.it]