Montolivo si, Montolivo no: questione di modulo?

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logo-milanChe fine hai fatto Monto? In questa stagione il vero Montolivo non si è praticamente mai visto, ma si è vista sempre la sua brutta copia: lento nell’impostare, spesso in ritardo nei raddoppi, un numero veramente esiguo di lanci degni del suo piede. Nella prima parte della stagione, complice anche l’esperienza dati alla mano della stagione precedente, tutto faceva propendere per un ritardo di preparazione. Anche l’anno scorso Montolivo partì come se avesse attaccato a se un aratro da trascinare in giro per il campo, ma poi, dopo una decina di partite di rodaggio condite anche da un lieve infortunio si trasformò in un vero e proprio trascinatore. Anima e cuore del gioco rossonero, da molti dipinta come la miglior stagione di Montolivo in Serie A.

Ma quest’anno non è così, quest’anno non è certo un ritardo di preparazione a far rendere il capitano al di sotto delle sue capacità. Anche perché una condizione atletica non ancora brillante si può giustificare per sette otto partite, non per un intero girone. È chiaro quindi che dev’esserci qualcos’altro che gli impedisce di esprimersi ai suoi livelli. Il primo pensiero va ovviamente all’annata disastrosa che sta vivendo l’intera squadra, alla mancanza quasi totale di schemi. E in parte è vero, perché un regista renda al massimo ha bisogno che quando prende palla i suoi compagni facciano i movimenti giusti così da poter optare per la soluzione migliore. Se invece movimenti ce ne sono pochi il ventaglio delle soluzioni si riduce, e spesso il regista è anche costretto a provare a saltare l’uomo per creare superiorità.

Ma se il discorso legato alla scarsa qualità di gioco della squadra può essere utile per giustificare l’insufficienza delle prestazioni del suo regista, è vero anche il contrario: l’insufficienza delle prestazioni del regista causa una scarsa qualità di gioco dell’intera squadra. Un cane che si morde la coda, praticamente. Un circolo vizioso da cui diventa sempre difficile uscire, ma allo stesso tempo sempre più prioritario per salvare il salvabile.

Con ogni probabilità, recuperare un giocatore è più semplice che recuperare una squadra, allora può essere molto utile considerare quali sono le ipotesi percorribili per recuperare il capitano. Una di queste è sicuramente il cambio di modulo.

Ma facciamo un passo indietro, lo scorso anno c’è stato un momento preciso in cui la stagione di Montolivo si è incanalata nei binari giusti: l’infortunio di Nigel de Jong. È vero che all’inizio ha sofferto di un ritardo di preparazione, e anche di un adattamento ad un sistema di gioco nuovo, e che poi ha iniziato a giocare sui livelli a cui eravamo abituati a vederlo. Ma quando si è infortunato de Jong, e Montolivo si è spostato dalla mezz’ala al centro, davanti alla difesa, c’è stata la svolta. E se vogliamo questo ha anche un senso logico abbastanza rilevante: se il regista gioca centrale ha tutta l’ampiezza di campo a disposizione, se invece gioca mezz’ala ha chiaramente un raggio d’azione chiuso. Questo tra l’altro porta in dote una domanda: ma se questo aspetto è così evidente, come mai Allegri predilige sempre mettere la fonte di gioco defilata sulla mezz’ala? Misteri.

Torniamo a Montolivo, e a de Jong. Se da un lato è vero quindi che l’anno scorso l’infortunio dell’olandese ha consentito all’ex capitano della Fiorentina di giocare centrale ed esprimersi al meglio, è altrettanto vero che quest’anno il tosaerba è senza dubbio un valore aggiunto e senza di lui avremmo sicuramente preso molte più imbarcate. Va da se che spostare de Jong da quella posizione è un’ipotesi impraticabile.

La soluzione può essere quella di cambiare modulo e passare a quel 4-2-3-1 per il quale la squadra rossonera sempre essere appositamente costruita. Con questo modulo sia Montolivo che de Jong potrebbero giocare davanti alla difesa, dividendosi i compiti della zona centrale: uno di rottura e uno di costruzione. Oltretutto non parliamo nemmeno di compiti nuovi, perché entrambi nella loro carriera precedente al Milan hanno quasi sempre giocato in quel ruolo lì con quel modulo lì. Davanti a loro troverebbero spazio Honda, Kakà e Saponara (e un domani El Shaarawy) a fare da raccordo tra il centrocampo e l’unica punta che dovrebbe essere Balotelli. Ma che potrebbe anche essere Pazzini, se Mario continua a giocare al di sotto delle capacità che il suo immenso talento gli offre. Occorre assolutamente recuperare il vero Milan, e questo forse passa prima per il recupero del suo capitano. Il tempo a disposizione è finito, bisogna intervenire e con decisione per dare una svolta a questa stagione e salvare ciò che ancora rimane.

[Rocco Piliero – Fonte: www.ilveromilanista.it]