Pescara-Catania 2-1: siciliani bene per 75 minuti poi il crollo

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PESCARA – La pioggia inaugura e chiude Pescara-Catania, ultimo impegno dei rossazzurri prima della pausa natalizia. Lo chiude sbattendo la porta in faccia ai Maya e al Catania che incassa una sconfitta amara. Merita di vincere per 75 minuti, poi si sgonfia nel finale, concedendo all’avversario 3 punti-ossigeno.

Per l’anticipo della 17sima giornata, Bergodi e Maran hanno in comune la necessità di rinunciare ai terminali offensivi: Vukusic e Bergessio. Gioca Celik per i biancazzurri supportato da Weiss e Abbruscato, mentre in difesa c’è l’ex Terlizzi. Gli etnei per giocarla sulle rime, rispondono da pigmei. In avanti il piccoletto Gomez e nessun centravanti di riferimento. A supportarlo Pitu e Pata. Dietro rientra Spolli al fianco di Legrottaglie. Piove, appunto, anzi no, diluvia. Maglia rossa da trasferta per l’undici di Maran. I padroni di casa in casacca a strisce. Il pallone scivola velocemente e nelle prime battute è uno scambio palla a terra tra il Pitu e il Papu che porta al tiro il secondo. Lo spunto è apprezzabile ma la palla sfortunatamente si perde di poco alta sulla traversa di Perin. È il centrocampo a fare bene filtro con Almiron e Lodi che recuperano palloni che trasformano in ripartenze. Il Pescara contiene e si affida almeno inizialmente a lanci lunghi.

Partenza arrembante
La partita è veloce ma sono tanti gli errori in fase di impostazione da un lato e dall’altro, frutto soprattutto dell’aggressività delle due formazioni. I rossazzurri ci provano più sull’asse destro Marchese-Gomez. Al 12′ un’indecisione di Terlizzi lancia Castro a tu per tu con Perin. La sua posizione è defilata a sinistra ma l’argentino ci prova. Il suo rasoterra è così preciso che si stampa sul palo. L’inerzia in questa fase è tutta per i rossazzurri, nei seguenti tre minuti, il tridente argentino semina il panico nell’area avversaria ma prima Pitu, servito da Gomez, e poi Izco non trovano il modo di battere a rete. Il pressing del Catania è alto, noncurante del potenziale rischio di esporsi al contropiede avversario. Anche Lodi rischia qualcosina in fase di impostazione ma per sua fortuna gli va bene. Per mentalità sembra il Catania a giocare tra le mura amiche.

Giù e ritorno
Nel migliore momento dei rossazzurri arriva la solita doccia fredda. Weiss fa buon gioco sulla fascia portando fuori Legrottaglie. Dal fondo rientra e scarica dietro dove solissimo è Celik a battere un lento rasoterra che Andujar vede all’ultimo e non intercetta. Le colpe della difesa rossazzurra sono in parte su Spolli, colpevole di lasciar spazio all’attaccante svedese. L’1 a 0 del 23′ è immeritato e il Catania deve, come ultimamente consueto, rincorrere. Ci mette 7 minuti a riprendersi dallo shock con una fiammata: Alvarez si inserisce, va sul fondo e crossa per Castro che riesce in qualche modo a indirizzare verso Gomez, murato a due passi dalla porta. È il preludio al pareggio. Ancora Alvarez recupera un pallone a centrocampo, passa a Lodi che pesca Izco sulla fascia destra, abile a saltare Bjarnason, entrare in area e appoggiare dietro per il Pitu che scocca un fendente dai sedici metri che si insacca imparabilmente. Importante pareggiare presto prima di subire psicologicamente il peso delle occasioni perse. Prima dell’intervallo ennesimo cambio forzato per Maran, ormai habitué degli infortuni in corsa. Alvarez, probabile guaio muscolare, lascia per Bellusci al 41′. Resta il tempo per la dubbia ammonizione di Izco (in precedenza stessa sorte per Pitu, giallo di protesta) e dopo un solo minuto le squadre vanno al riposo.

Stanchezza e tracollo
Dopo una leggera pressione catanese, il primo tiro della ripresa è ad opera degli abruzzesi. È ancora Celik: il suo tiro al minuto 51 trova prontissimo Andujar che si distende e mette in angolo. Capovolgimento di fronte e Lodi dopo una incursione del solito Izco trova la deviazione che frutta un corner. È il 55′ quando Spolli dopo una ribattuta obbliga Perin al miracolo; sulla respinta Marchese stoppa e ribadisce in rete ma l’urlo si spezza in gola perchè il guardalinee alza la bandierina. Il replay lo smentisce: ennesimo errore stagionale a sfavore dei rossazzurri. Il Catania è più lento del primo tempo ma prova a crederci lo stesso. Il Pescara fa buona guardia. Le fiammate iniziali si spengono e lentamente si giunge verso la metà del secondo tempo. Si segnala Celik con un giallo ricevuto per fallo su Bellusci.

Gomez e Almiron appaiono stanchi e fuori fase. Tra gli etnei i più ispirati sono Castro e Barrientos. Due corner sono il risultato della pressione. Sul secondo Almiron impatta di testa ma la schiena di un biancoazzurro salva Perin. Che non sia la giornata del Papu si comprende quando, ad una accelerazione con caduta, l’argentino si ferma a terra colpito dai crampi. Passa un minuto e il giapponese Morimoto prende il suo posto. Sarà abulico.

L’ultimo quarto d’ora segna il predominio territoriale della squadra di casa. Qualche palla messa in mezzo procura piccoli brividi da entrambe le parti ma ne Weiss nè Lodi trovano il passaggio determinante. Bellusci prova la cavalcata vincente al 85′ ma al momento del tiro prima Terlizzi e poi Perin gli negano la gioia del gol. Le coronarie rischiano di saltare prima del recupero. Abbruscato va sul fondo e mette un lento cross rasoterra. La dormita di Bellusci e Legrottaglie permette a Caprari di trovarsi a tu per tu con Andujar il quale lo anticipa di un soffio e evita il gol. Si chiude con la beffa più amara. All’ultimo minuto di recupero, il quarto, Almiron regala una punizione dai 30 metri. Alla battuta si presenta Togni che scocca un tiro a giro, lento per la verità. Andujar perde il tempo e non ci arriva.

Il Pescara all’ultimo respiro batte un Catania in vistoso calo fisico. I rossazzurri non passano l’esame di maturità su un campo e in un pomeriggio nei quali avrebbe potuto vincere. Perde invece, confermandosi poco cinico e sfortunato con gli arbitri. Il 2012 va in archivio sotto la pioggia e con una delusione. Cocente.

[Federico Caliri – Fonte: www.mondocatania.com]