Pulvirenti: “Il binomio con Lo Monaco fa il bene del Catania”

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CATANIA – Il presidente del Catania, Antonino Pulvirenti, si è raccontato ed ha raccontato il suo Catania in una lunga intervista concessa ai microfoni di Antenna Sicilia.

“Se il Catania si trova qua oggi (all’interno del centro sportivo, dove ha luogo l’intervista, ndr), è perché siamo riusciti a mantenere la serie A per 5 anni consecutivi. Questo traguardo, sia in termini di strutture sportive che di competenze professionali, ha qualificato la nostro società e tutte le maestranze che ci lavorando, dandoci la possibilità di acquisire sia introiti economici che visibilità. In virtù di ciò, per i traguardi che abbiamo raggiunto in questi cinque anni, mi sento di ringraziare particolarmente proprio quelle persone che lavorano in silenzio, e bene, alle quali l’aspetto economico importa relativamente, perché quel che fanno lo fanno con passione e per passione. Ed i risultati che abbiamo ottenuto, sia fuori che dentro il campo, sono anche merito loro.

“In serie A si può temere sempre il peggio finché non si ha la certezza matematica di essersi assicurati un altro anno di permanenza. Non sarà il campionato più bello del mondo ma è senza dubbio il più difficile, specie per una piccola squadra come la nostra che deve confrontarsi con piazze ben più importanti. Il segreto per sopravvivere è avere piena e costante fiducia nel progetto e negli uomini che lo portano avanti.

“Il calcio è un ambiente particolare, nulla a che vedere con altri campi imprenditoriali. Ci si trova anche e soprattutto gente per cui il calcio è un giocattolo, e che in ragione di tale visione investono somme che solo loro possono permettersi, come per sfogarsi. In un contesto simile è facile adeguarsi e finir male, invece bisogna sempre fare il proprio.

“Il nostro centro sportivo segna un cambiamento profondo nel modo di intere e gestire il calcio. Noi siamo stati i primi ma sono convinto che a breve la politica di tutte le società cambierà, prendendoci come punto di riferimento. La strada giusta è puntare alla valorizzazione del vivaio senza però dimenticarsi della prima strada. Questa è la nostra strada, un percorso già tracciato.

“Il nuovo stadio è il prossimo traguardo, ma non dipendendo dalla sola intenzione e dai soli mezzi della società, non lo pongo come un obiettivo a breve scadenza. E’ un progetto che per partire avà bisogno dell’approvazione della legge sugli stadi e che coinvolgerà l’amministrazione di Catania e la città tutta. Purtroppo quando c’è di mezzo la politica diventa tutto più complicato.

“Gli effetti che ha portato il binomio Pulvirenti – Lo Monaco sono sotto gli occhi di tutti, abbiamo fatto solo il bene del Catania e quindi, per il bene del Catania, faremmo tutti bene a sperare duri a lungo. Questa società nasce con LM dirigente, non come semplice d.s., c’è anche la sua impronta sua su questa società. Come tutte le cose anche questo passerà, è naturale, ma finché si va avanti con obiettivi comuni, si sta bene insieme nel rispetto dei ruoli, auguriamoci che duri a lungo.

“Di ricordi belli ne ho tanti perché tante sono state le partite giocate in questi 5 anni di serie A. Quel che mi auguro è che un un giorno faremo risultato contro Inter e Milan a Milano, ed abituarci a queste imprese come siamo ormai abituati a batter le grandi in casa, od imporci nei derby. Il rimpianto più grande è invece l’esonero di Atzori, secondo noi è un allenatore che farà strada, peccato che a Catania non è riuscito ad esprimersi, con lui poteva nascere un ciclo, ed i fatti dimostrano che non c’eravamo sbagliati visto quel che ha fatto con la Reggina. Il complimento che mi ha fatto più piacere l’ho ricevuto dal presidente dell’Inter, Moratti, nell’ultima partita di questa stagione, rivolgendosi al ministro La Russa ha detto: “A Catania sono bravi, fanno bene il loro lavoro” e si è invitato al centro sportivo. Ricevere i complimenti da gente importante, non solo nel mondo del calcio, come Moratti, fa sempre piacere.

Il nostro nuovo allenatore sarà un emergente che sposi il nostro progetto di crescita, tanto nel gioco che nella valorizzazione dei nostri giocatori, prima squadra e giovanili. Marino? Con lui c’è un rapporto che va oltre il calcio, ci vedremo a Giugno, adesso lui è disoccupato quindi per offrirmi il pranzo dovrà fare un mutuo.

“Non so se sarà un Catania più italiano, sarà molto probabilmente un Catania meno argentino. Tutto dipenderà comunque da cosa offrirà il mercato e cosa tirerà fuori l’addì LM dal suo viaggio in Argentina.

“Purtroppo il calcio non è una scienza esatta. Prendiamo ad esempio quest’anno. Per la classifica siamo la squadra più forte di sempre, ma è stata un’annata difficile, durante la quale siamo stati costretti a risolvere il rapporto con un allenatore che aveva fatto bene e che era nella media del progetto. La squadra era però permeata di un malessere che si trasformava in prestazioni non all’altezza sul campo. Siamo stati bravi come mai ad affrontare il problema, per questo o dedicato la salvezza alla società che è stata brava a prendere la decisione giusta nel momento giusto. Nonostante tutto siamo arrivati 11esimi e ci siamo salvati in anticipo, continuato il processo di miglioramento.

“Non ho mai mai pensato veramente di lasciare il Catania, vivo appieno questo momento, tutto nella vita passerà, ma per il sentimento che mi lega a questi colori, sarò comunque contento perché questo centro sportivo darà un grande futuro a questa società, chiunque la guiderà in futuro, perché forti di una struttura alle spalle di questo genere si ha sempre un solido equilibrio sia dal punto di vista dei risultati che da quello economico.

“Non sono un grande sognatore, per il mio Catania immagino una crescita costante che ci possa portare a raggiungere traguardi ambiziosi. Oggi tutti abbiamo in testa di partecipare ad una coppa, ed io sono certo che prima o poi accadrà proprio grazie a questa struttura che abbiamo creato e che oggi ci apre scenari impensabili. Vedremo se i fatti ed il tempo mi daranno ragione.

“Scudetto in Sicilia? No, questo è troppo. Il calcio, con l’avvento delle TV è cambiato tantissimo, difficilmente si potrà vedere una provinciale vincere un campionato come capitò Cagliari e Verona. le disparità economiche oggi sono enormi, e se in una partita secca si può battere una grande, nel corso della stagione la maggior qualità viene fuori. Noi, come tutte le altre provinciali, dovremo accontentarci del resto, che non è poco.

“Cosa cambierei del calcio? La sudditanza psicologica degli arbitri, rispetto alle grandi, sta scemando attraverso la qualità stessa degli arbitri. La tecnologia potrebbe dare una mano ulteriore, ma credo sia difficile che ciò avvenga a breve, ma piano piano ci si arriverà.

“In chiusura ringrazio i tifosi. E’ stato un anno difficile anche per loro, ma al momento del bisogno ce li siamo trovati come sempre vicini, e ci hanno dato una grande mano d’aiuto. L’unità d’intenti che ha fatto ridiventare il Massimino la roccaforte della nostra salvezza la vorremmo sentire sempre, ed è ciò che spero accada dall’inizio la prossima stagione. Mi auguro anche di aver il maggior numero di abbonati possibili ma mi rendo conto del momento economico difficile che attraversa la città. Tuttavia, cerchiamo comunque di restare uniti ed in armonia, di no dividerci in fazioni e correnti, per il Catainia la serie A è da difendere a prescindere, non siamo una grande città né abbiamo un grande palmares, ci stiamo “costruendo” e siamo ancora all’inizio.

[Redazione Mondo Catania – Fonte: www.mondocatania.com]