Roma, qual è il modulo migliore?

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Si è parlato troppo di Barcellona. Ok, Luis Enrique proviene dall’universo blaugrana, ove il 4-3-3 è un dogma e viene inculcato anche ai “bimbi” delle giovanili. Ma il calcio non è mai vissuto di un sol modulo, e l’attuale Roma non ha ancora trovato lo schema migliore da adottare.

Qui giungiamo al paradosso: la rosa giallorossa, pur essendo apparentemente completa e sostanziosa, fatica a sposarsi con qualsiasi formula tattica. Una stramba coperta “corta”, se si considera la presenza in rosa di circa 30 elementi. Da una certezza non ci si sposta: la difesa a quattro. Tipica del calcio offensivo, mal digerita da chi (vedasi Mazzarri, Gasperini o anche Capello) adotta strategie più conservative. Si, ma il resto? Centrocampo a tre, a quattro o addirittura a due? Trequartista o non trequartista? Prima punta mobile o classico animale d’area? Quali sono le giuste soluzioni per questa Roma? Luis intende proseguire col 4-3-3. Che, come vedremo, rischia di non essere il modulo migliore visti gli uomini a disposizione.

ROMA COL 4-3-3In mezzo al campo l’unico a non avere problemi è Daniele De Rossi, perfettamente a suo agio nel ruolo di baluardo davanti alla difesa. Il resto va rivisto e rimescolato. Il mercato ha donato due ottime pedine, forse inadeguate allo schema prescelto da Luis Enrique. Gago ha sempre dato il meglio di sé da centrale puro. In tal caso dovrebbe spostarsi De Rossi sul centrodestra (come fa in nazionale), ma sarebbe dissolto il progetto del mister, desideroso di piazzare un uomo di forza fisica al centro e due “piccoli” di qualità ai lati, seguendo la filosofia blaugrana. Pjanic, in tal senso, viene più utile, ma chi lo conosce bene lo definisce più un “trequartista”, limitato se schierato nel centrocampo a tre. Certo, anche Iniesta da “piccolo” agiva sulla trequarti, e nel tempo è diventato uno degli intermedi più forti al mondo. Chissà che il gioiellino bosniaco non percorra la medesima strada, noi ce lo auguriamo. Pizarro, aldilà delle opinioni (più o meno segrete) di Luis Enrique, fatica ad integrarsi in posizione decentrata. Il cileno sa esprimersi al meglio proprio al fianco del De Rossi di turno in un classico reparto a due. Poi, l’attacco. Ripensiamo al Barça e ai tre “peperini” offensivi: tutta gente di movimento, in grado di defilarsi tranquillamente senza perdere lo spunto. La Roma vanta questa tipologia di giocatori? Totti non ha più la mobilità di un tempo, Borriello soffre da morire se chiamato ad occupare un segmento di campo più ampio. Bojan e Lamela possono certamente trovarsi meglio in questo schema, fermo restando che nessuno dei due è un esterno puro. E Osvaldo? Richiesto espressamente da Luis, nemmeno lui sembra avere le caratteristiche del funambolo abile a svariare. L’ex viola è una scommessa, così come l’intero nuovo progetto. Probabile che continui ad avere molto spazio Caprari, stimatissimo dallo staff tecnico e perfettamente idoneo al 4-3-3.

ROMA COL 4-2-3-1 – Il modulo degli anni d’oro spallettiani torna ciclicamente di moda. Rispolverato da Montella, rischia di rivelarsi una risorsa inaspettata per la nuova Roma di Luis Enrique. Intendiamoci di nuovo: il mister spagnolo, ora come ora, vuole andare avanti col suo “credo” e non ipotizza un cambio di rotta. Ma ragionando con logica e analizzando le caratteristiche della rosa, il 4-2-3-1 ci sembra più “logico”. E anche questo è un paradosso, vista l’assenza di veri e propri esterni offensivi. Ad acquisire i maggiori benefici sarebbero i centrocampisti, impiegati nelle rispettive posizioni ideali. De Rossi-Gago, in effetti, è un tandem ad hoc per uno schema a due mediani, con Pizarro (e Greco) di ripiego. Pjanic avrebbe modo di spostarsi più avanti, nel ruolo di “centrale” sulla linea dei trequartisti. E gli esterni? Qui sorge il problema. Gli esterni non ci sono, poche chiacchiere. Tornerebbe di fatto utile Taddei, unico vero uomo di fascia (oltre a Caprari) a disposizione del mister. Per il resto, dovrebbero adattarsi i già citati Bojan, Lamela e perché no, anche Osvaldo. Impossibile chiedere compiti “di fascia” a Totti e Borriello.

ROMA COL 4-3-1-2 – Altro giro, altro modulo. Si torna al centrocampo a tre e ai problemi già elencati in precedenza. In questo caso, tuttavia, Pjanic non avrebbe un solo ruolo a disposizione, ma potrebbe di fatto avanzare, costituendo l'”uno” alle spalle dei due attaccanti centrali. Perrotta, con De Rossi e Gago, offrirebbe maggior forza e muscoli alla mediana. La riproposizione del ruolo di trequartista classico sarebbe una manna per Erik Lamela, tipico uomo “dietro le punte”. Anche l’attacco beneficerebbe di tale schema, col rispolvero della coppia classica. A differenza del 4-3-3 (e del 4-2-3-1), Luis Enrique potrebbe serenamente dar spazio a due punte centrali “pure”, senza dover chiedere ad una delle due di sacrificarsi in posizione decentrata. Potremmo vedere Totti-Osvaldo, Osvaldo-Borriello e anche l’arcinoto tandem Totti-Borriello, raramente efficace nei mesi di gestione Ranieri. Senza dimenticare Bojan, altra punta pura ma con peculiarità fisiche (e di movimento) molto diverse dalle altre tre.

Da escludere al 100% l’eventuale utilizzo del 4-4-2, assai poco congeniale alle caratteristiche del roster giallorosso.

[Alessio Nardo – Fonte: www.forzaroma.info]