Prandelli non tifa Napoli, ma Ulivieri e l’unità non sono d’accordo e non ce la fanno a dare ragione a Galliani

250 0

Ci fosse un vocabolario italiano del calcio, alla voce Cesare Prandelli è addirittura scontato immaginare cosa possa esserci scritto: persona vera, professionista abile e serio, garbo e tratto umani squisiti, per non dire deliziosi.

La sua, aggiungiamo all’immaginario Zanichelli del pallone, è una bella Nazionale, una squadra azzurra che ha saputo cambiare passo e ridare slancio all’immagine complessiva dell’Italia del calcio. Tutte queste attribuzioni di merito non escludono, anzi comprendono, anche l’episodio che ha attraversato la settimana. Tra il pomeriggio di martedì sui siti calcistici e sulle agenzie e la mattinata di mercoledì sui giornali, compaiono i titoli riguardanti il Ct azzurro intervenuto sulla lotta scudetto fra Milan e Napoli: “Io tifo Napoli, un Napoli che ha in Mazzarri il suo Maradona”. Letto ma non metabolizzato, come logico, il titolo al commento di Prandelli, ecco la telefonata del Milan al presidente federale Giancarlo Abete, ovvero all’interlocutore naturale sia del Commissario tecnico che di un dirigente di Club di Serie A. A stretto giro d’agenzia, mister Prandelli non si fa attendere: “Confermo la mia simpatia per il Napoli e per le nuove realtà emergenti del calcio italiano. Ma non ho mai detto che tifo Napoli, farmi dire queste cose significa voler mettere zizzania, mi spiace che Galliani e i milanisti si siano arrabbiati, ho anche detto che fino ad oggi il primo posto del Milan è meritato”.

Ci sta tutto e capito tutto, vicenda chiusa. Adriano Galliani, estimatore di Cesare Prandelli da tempi non sospetti (ricordiamo perfettamente il modo molto umano, coinvolto e partecipe in cui lo stesso Galliani raccontava all’aeroporto di Malpensa prima di una trasferta del Milan le ragioni per cui il tecnico bresciano si vedeva costretto anni fa a lasciare la guida della Roma), ci mette una frazione di secondo a ritenere chiusa la vicenda. Ma sarebbe troppo comodo e troppo scontato per il calcio italiano. Ecco infatti che Renzo Ulivieri riesce, con una dichiarazione di quattro righe, a fare quattro-errori marchiani-quattro. Dice il presidente dell’Associazione Italiana Allenatori Calcio: “Voglio essere richiamato anch’io da Galliani, sono tifoso della Fiorentina e del Livorno e Mazzarri è un mio figlioccio”. I primi due piccoli grandi sfondoni vengono subito in superficie: si sta discutendo, come si fece un anno e mezza fa all’epoca di Marcello Lippi, del fatto che un Ct super partes non deve pendere dalla parte di un Club piuttosto che di un altro nell’ambito di una lotta scudetto, per cui, con tutto il rispetto, il riferimento a Fiorentina e Livorno è gratuito, inutile e fuori tema. Non solo, c’è anche Mazzarri il figlioccio. Splendido, il presidente dell’Associazione Allenatori riesce e dimenticare che anche il Milan ha un allenatore, si chiama Massimiliano Allegri e già che ci siamo qualcosa con la Toscana e con Livorno ha a che vedere. Può ancora, dopo questa dichiarazione che fa chiaramente figli e figliastri, Ulivieri considerarsi anche il presidente dell’allenatore del Milan?. Andiamo avanti. Riecco Ulivieri: “Sono dalla parte di Prandelli, ha fatto una dichiarazione innocente e forse Galliani ha esagerato”.

Tanto innocente che lo stesso Ct azzurro l’ha rettificata dichiarando all’Ansa di non aver mai detto di tifare per il Napoli, per cui Ulivieri ritiene innocente una dichiarazione dalla quale lo stesso Prandelli prende le distanze. Sull’esagerazione poi, come fa a intervenire il presidente degli allenatori? Ha assistito alla telefonata fra Abete e Galliani? Sa cosa si sono detti parola per parola, per sentenziare che qualcuno dei due, uno in particolare naturalmente, ha esagerato? Certo che no. Purtroppo Renzo Ulivieri, grande professionista e persona schietta a sua volta, ma scivoloso sulla vicenda in questione, ha rischiato di riaprire e incattivire, fuori tempo massimo, una vicenda ampiamente chiarita da tutti i protagonisti con ampia soddisfazione di tutti. Il siparietto è comunque servito a tutti i tifosi del Milan, per scorgere una volta di più le forze in campo. E cioè: quando, nell’estate 2009, fu Marcello Lippi a osare un pronostico che non fosse per l’Inter, ma per la Juventus, sulla vittoria dello scudetto, il vento della comunicazione iniziò ad alitare contro questa dichiarazione un po’ prima dell’Inter, insieme alle reazioni sdegnate dell’Inter, in seguito in soccorso delle stesse. Insomma, Lippi rimase solo contro tutti.

Questa volta invece le cose sono andate in maniera molto diversa. Le notizie precedute dal titolo “Io tifo Napoli” erano passate inosservate, deglutite in maniera assolutamente naturale da un mondo, quello del calcio italiano, in cui la simpatia è un luogo ameno del quale Milan e Juventus non hanno il “passaporto”. Fino al momento in cui è trapelata la notizia della telefonata di Adriano Galliani al presidente Abete, le dichiarazioni di Prandelli, titolate all’insegna del tifo Napoli, erano vissute e considerate come normali, giuste, simpatiche, perfettamente organiche ad un mondo che tifa Napoli e sogna Napoli. Gli stessi che un anno fa dicevano che Lippi, nel suo ruolo di guida tecnica super partes della Nazionale, aveva torto a pronosticare una squadra piuttosto che un’altra, oggi fanno una fatica immane a giudicare inopportune le frasi, peraltro attribuite ma non pronunciate come sostiene l’interessato, di Prandelli. In aggiunta, Galliani si è beccato l’intemerata di Ulivieri e un corsivo pungente di ieri sulle pagine de L’Unità, un quotidiano dal colore politico piuttosto noto che lascia intendere una cosa molto chiara: se Prandelli vuol tifare Napoli, come si permette di eccepire l’agitato Galliani…? Insomma, sette milioni di tifosi, quelli milanisti, escono da questa tempesta in un bicchier d’acqua con un carico di sospetti e di inquietudini niente male. Il Napoli, con bello stile, non è intervenuto nella vicenda pur annusando vento favorevole e questo fa onore ai tesserati partenopei. Anche gli azzurri evidentemente preferiscono giocarsela sul campo piuttosto che sulle tastiere della politica. Se sarà così, e sarà così, sarà molto bello. I blocchi di partenza vedono il Milan in vantaggio sui partenopei di ben sei punti stando agli scontri diretti e il Napoli, invece, in vantaggio sui rossoneri di tre punti se si tengono in considerazione gli scontri indiretti.

[Mauro Suma – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]