AIC, Calcagno: “Il CTS dia una mano o il calcio fallirà”

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Le parole del vicepresidente dell’associazione italiana calciatori nel corso di un’intervista rilasciata ai microfoni di Tuttomercatoweb.

MILANO – Umberto Calcagno, vicepresidente dell’AIC, è intervenuto ai microfoni di Tuttomercatoweb. Queste le sue parole a cominciare dall’eventuale ripresa: “La nostra responsabilità è di farsi trovare pronti se le autorità ci diranno che possiamo convivere col virus. Stiamo facendo ragionamenti, sembra ci siano partiti contrapposti nel nostro mondo ma la verità è che ci siamo affidati a chi se ne intende, e stiamo lavorando perché il nostro sport, che prevede il contatto, sia attuabile. Se non fosse arriverebbero problemi”.

Sui contratti in scadenza: “C’è una circolare FIFA che è stata molto chiara: dovranno avere una corsia preferenziale i prolungamenti per l’eventualità di una stagione sportiva che arrivi fino ai primi agosto, certamente per la Serie A, ma anche per fine agosto per B e C che non hanno il problema delle coppe europee. La FIFA non può intervenire sui casi individuali, così come le parti collettive. Chi è in scadenza o in prestito dovrà vedersi rinegoziato l’eventuale prolungamento, chi è già su più anni non avrà problemi. Delle linee guida possono essere fornite, e ci stiamo lavorando con FIGC e Lega. I termini giuridici impongono vincoli che non potremo superare, ma credo che se la stagione sarà prorogata di un mese, un mese e mezzo, non credo ci saranno problemi”.

Sulle misure economiche per il calcio: “Ci siamo spesi molto per i provvedimenti: una Cassa integrazione fino a 50mila significa darla a 50% dei professionisti e al 70% della Lega Pro. Con questa abbiamo anche un accordo per l’istituzione di un fondo di solidarietà che andrà ad incidere individualmente: le società ci hanno garantito che pagheranno fino al minimo federale. Sono provvedimenti importanti, così come quello per i dilettanti. Il Ministro ha capito anche le nostre necessità e, anche grazie all’intervento del CONI, siamo riuscito ad estenderlo agli atleti. Per loro è un piccolo contributo, sono dilettanti ma di fatto professionisti: sostengono se stessi e le loro famiglie con lo sport. Il fondo di solidarietà interverrà anche sui dilettanti, sono prime somme che poi andranno integrate”.

Sull’operato del Ministro Spadafora: “C’è unità d’intenti. Anche all’interno del nostro mondo siamo compatti, lavoriamo assieme per la ripresa. Sono preoccupato perché abbiamo alcuni problemi ancora irrisolti, tra cui quello dei contagi, e se non riusciamo a risolverli significa che il nostro mondo non può convivere con il virus. Questo aspetto mi preoccupa, sugli altri c’è unione, al di là delle questioni di comunicazione”.

Sul protocollo: “Il problema non sono i tamponi, se non per qualche zona del nostro paese. I protocolli si basano anche sul fatto che ci siano i tamponi per tutti, e se questi vengono a mancare stiamo parlando del nulla. Il gruppo squadra che deve stare chiuso 14 giorni senza poter disputare partite di campionato, è un problema da risolvere a monte, dato che un contagiato potrebbe emergere pure a ridosso dell’inizio. O la curva epidemiologica ci consente di riprendere, o dovremo dirci che gli sport di squadra non si possono disputare. Ma per quanto dovremo convivere con il virus? Ce lo chiediamo pure per le categorie minori e per i dilettanti. Speriamo che i protocolli migliorino anche sotto il lato dei costi, ad oggi ci dicono che per pochi sono applicabili. Ma siamo sicuri che queste spese non diventeranno strutturali? Non vorrei che si stesse rinviando il problema, perché ci troveremmo comunque con i nodi al pettine tra qualche mese”.

Sulla questione stipendi: “Siamo abituati alla demagogia, l’immagine del sistema è questo. Quando dico che il 50% dei calciatori italiani è sotto i 50mila euro lordi, la gente non ci crede e pensa che la Cassa integrazione sia strana o non dovuta. In questa situazione però ci sono ragazze e ragazzi che stanno davvero patendo tanto. E non si può pensare che in Serie B siano costretti a rinunciare a più mensilità rispetto a quelle previste dagli accordi di A. Dovremo uscirne tramite le giuste riforme, che non sono quelle che leggo ultimamente sui giornali. Vogliamo una riforma di sistema”.