Allegri contro Berlusconi, Benitez contro… Mourinho: tempi duri!

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Ci sono lavori peggiori e ce ne sono anche di più stressanti, ma chi pensa che allenare una squadra qualsiasi e in particolare una squadra professionistica sia come una vacanza perenne nei mari del Sud, non ha capito niente del calcio, della pressione che esercita, dei tic che provoca e delle conseguenze che lascia. Un tecnico di serie A anni fa venne condotto d’urgenza all’ospedale, prelevato direttamente dalla panchina. Lasci stare, gli dissero i medici. Ora fa l’opinionista, guadagna di meno, ma vive meglio. La cosa non é mai venuta fuori. Per rispetto. E lo diciamo solo adesso (evitando di fare il nome, ma gli indizi sono molti) per far capire e spiegare la tesi che stiamo per sottoscrivere: non vorremmo indossare i panni dei due allenatori di Milano.

Parliamo di Massimiliano Allegri e di Rafa Benitez. Il primo deve sconfiggere Silvio Berlusconi, che gli ha già reso la vita difficile, recandosi in volo a Milanello e dettandogli tattica e formazione; il secondo é chiamato ad allontanare il fantasma, molto concreto, di Mourinho, proprio nella stagione in cui Massimo Moratti, ravvedendosi, ha deciso di incassare vendendo i più bravi (mentre Mourinho sta già migliorando un Real da sogno).

Allegri e Benitez guadagneranno bene. Staranno sempre sotto la luce dei riflettori. Ma dovranno sorridere anche quando avranno voglia di piangere o di urlare o di prendere a calci non un pallone, bensì il mondo. Se i loro giocatori centreranno il palo, saranno due cretini. Se faranno gol il merito sarà del presidente (nel caso di Allegri, sempre che un tipo come lui abbia voglia di obbedire) e del tecnico che c’era prima. Diciamo la verità: c’è il rischio di uscirne a pezzi, in un milione di piccoli pezzi.

Berlusconi é riuscito a distruggere uno come Leonardo, amato da tutti e anche, in avvio, dall’illustre datore di lavoro. Lo ha accusato di nefandezze tattiche che il brasiliano non si é mai sognato di realizzare. Pur di accontentare il capo ha messo Abate, che é un’ala, a terzino. E ha utilizzato, come il superiore chiedeva, Ronaldinho, unendolo a Pato, Seedorf, Pirlo, Inzaghi, Borriello. Insomma, a tutti gli attaccanti veri e quasi veri che ha il Milan.

Perché Berlusconi vuole vincere divertendosi. Il che é giusto e siamo d’accordo con lui. Ma si può fare quando al tecnico viene data una squadra. Come capitò a Sacchi nel 1987 e subito dopo. Ma il povero Leonardo che poteva mai fare con gli arzilli vecchietti della pensione rossonera? Per noi, Leo ha fatto cose pregevoli. Eppure é stato messo in un tritatutto e portato a pranzo: forza, mangiate.

Non ci pare che il Milan, al momento, si sia rafforzato. Così che Allegri si troverà a vivere le stesse difficoltà del predecessore, sapendo comunque di dover sempre utilizzare due attaccanti, con Ronaldinho alle loro spalle. In posizione centrale, ha detto il capissimo. Non più a sinistra, come il brasiliano ha sempre fatto. Tempi duri, in sostanza. Allegri sapeva tutto. Se ha accettato, lo ha fatto dopo calcoli esistenziali e sanitari. E ha preferito correre il rischio, infilando la testa nel tunnel rossonero. Restiamo dell’idea iniziale: non l’invidiamo. Meglio fare calcio dove te lo permettono e guadagnare di meno.

Prendete Benitez. C’é una regola nel calcio: mai guidare una squadra che nell’anno precedente ha vinto tutto. Bene che vada, ti ripeti e dunque non hai meriti. Lo spagnolo, per accettare l’Inter, doveva sentirsi davvero sui carboni ardenti a Liverpool. Il più furbo, essendo Capello altrove, é sempre Mourinho, che é passato al Real, non al Barcellona. Trova gioielli snobbati dal predecessore e addirittura ne chiede (e ne otterrà) altri. Così si fa, quando si gioca in proprio. La simpatia, quest’anno, va però ad Allegri e Benitez. Ne hanno bisogno e non costa niente.

[Roberto Renga – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]