Anche Leo festeggia la tripletta, tra buone notizie e una nota stonata

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Tripletta, un termine che in casa Inter, da qualche mese, ha assunto una connotazione paradisiaca perché riassume perfettamente il miracolo dell’armata condotta da Mourinho. Il 3 è notoriamente il numero perfetto e riferendosi alla scorsa stagione non può che essere utilizzata la parola ‘perfezione’. Nel suo piccolo, anche Leonardo è riuscito a centrare la tripletta nerazzurra. Con quella di ieri sera ai danni del Genoa, nel palcoscenico della Tim Cup (guai a snobbarla, non esiste perfezione senza alzare questo trofeo al cielo), il nuovo tecnico nerazzurro ha infilato la terza vittoria su altrettanti tentativi, non male considerando il ruolino di marcia dell’Inter pre-Mondiale per Club.

Una qualificazione ottenuta contro un avversario di tutto rispetto, che a lungo ha fatto valere la qualità dei suoi elementi, soprattutto nella ripresa. Ma contro l’entusiasmo ritrovato dei nerazzurri, c’è stato poco da fare anche per la squadra di Ballardini. Che giochino prime o seconde linee, poco importa, questa Inter leonardiana sembra aver imboccato la strada giusta, quella maestra, smarrita ormai da diversi mesi. A cavallo da il 2010 e il 2011 si è verificato dunque un punto di rottura con il recente passato, Abu Dhabi a parte: al cambio di allenatore ha fatto seguito anche un cambio di mentalità e. soprattutto, di volontà. Si è creata, come Leonardo ama sottolineare, empatia.

FINALMENTE ALL’ATTACCO – Ma il cambiamento non è solo nell’aria, si traduce anche nei dati statistici: basti pensare che nelle sue prime tre esperienze sulla panchina nerazzurra, Leo ha visto i suoi andare a segno ben 8 volte, non male considerando la crisi d’astinenza offensiva durante la breve era Benitez (20 gol in 15 partite in campionato, con le 5 reti rifilate al Parma e le 4 al Bari; 21 gol in 9 partite extra Serie A, tenendo però presente il livello degli avversari nel Mondiale per Club). Inoltre, per ha fatto centro il primo attaccante dall’esordio di Leonardo, un nome noto anche durante il precedente corso: Eto’o. Oltre ai centrocampisti, dunque, stanno asciugando le polveri anche i centravanti, ma dal camerunese di questa stagione era logico aspettarselo. La vera sfida sarà recuperare Milito, il vero assente degli ultimi 5 mesi.

CORSIE DI ACCELERAZIONE – A proposito di recuperi, merita una menzione quello di Maicon. Contro il Genoa il brasiliano ha confermato quanto di buono mostrato al Massimino: tenuta atletica, fluidità di corsa e il solito temperamento, che lo porta a mandare a quel paese i compagni che ne ignorano le sgroppate sempre più frequenti. L’esterno destro svogliato e scarico fisicamente visto negli ultimi 5 mesi sembra ormai un lontano ricordo, il popolo nerazzurro sta toccando con mano il potere della cura Leonardo sui suoi connazionali, ma non solo. Ha un gran valore psicologico invece quanto avvenuto ieri sera sulla corsia opposta: finalmente il tecnico brasiliano ha dato fiducia a Santon e il giovane terzino lo ha ripagato con una buona prova. Non siamo ancora ai livelli che il Bambino ci ha fatto intravedere in passato, maga la strada è quella giusta e con un po’ di fiducia in più la crescita sarà costante.

SARACINESCA VECCHIA… – Anche ieri sera, come a Catania, Castellazzi ha dimostrato di meritare il posto di vice Julio Cesar, sollevando la società da un pensiero non da poco: trovare un’alternativa al brasiliano per la porta nerazzurra. L’ex Sampdoria, consapevole della sua importanza in questa fase, si è scrollato di dosso le paure e le incertezze e ha cominciato a difendere i suoi pali come ai tempi di Genova, prima che un grave infortunio non lo togliesse di mezzo. Alcuni suoi interventi, nella ripresa, sono stati determinanti per impedire al Genoa di riaprire in anticipo il match e rimettere la qualificazione in discussione. Con un Castellazzi così, dunque, Viviano potrà serenamente attendere il suo turno a giugno e Julio Cesar potrà avere il tempo necessario per guarire una volta per tutte.

RANOCCHIA IN CHIAROSCURO – Nell’ottavo di finale di Tim Cup ha fatto il suo esordio vero, dopo gli scampoli di partita a Catania, Andrea Ranocchia. Destino beffardo ha voluto che la sua prima a San Siro fosse contro la sua ex squadra, in cui ha militato fino a dicembre. Per lui una prestazione in chiaroscuro: al fianco dell’idolo Materazzi, l’azzurro ha mostrato tempismo e puntualità, ma ha ‘macchiato’ la sua serata nell’occasione del rigore e solo un permissivo Pierpaoli ha evitato che la sua partita si concludesse al 52’ con un cartellino rosso. Nella fattispecie, il 22enne difensore umbro si è lasciato sorprendere da un lancio verso Rudolf e lo ha sgambettato in area, causando il penalty. Scampato il pericolo, poi, per lui normale amministrazione e tanti buoni propositi. Diamogli tempo, il diamante è ancora un po’ grezzo ma resta pur sempre un diamante da custodire gelosamente.

NOTA STONATA GHANESE – La vera nota stonata della serata è Muntari. Autore forse della miglior prestazione degli ultimi mesi, il ghanese l’ha fatta davvero grossa al 57’, quando Leonardo lo ha richiamato in panchina per inserire Biabiany e cambiare modulo. Si potrebbe discutere per ore sulla scelta poco ‘empatica’ dell’allenatore, che forse avrebbe potuto lasciare il centrocampista in campo dal momento che non stava facendo danni, anzi. Ma una volta presa questa decisione, Muntari da professionista avrebbe dovuto accettarla senza reagire come ha poi fatto: uscita lenta (con annesso cartellino giallo) dal rettangolo di gioco, nessuna stretta di mano a Biabiany, ‘cinque’ forzato all’allenatore e spintone a Beppe Baresi che cercava di riportarlo alla calma. Insomma, quanto di peggio ci si potesse aspettare. A questo punto, nonostante Leonardo minimizzi, per il ghanese l’avventura all’Inter è al capolinea e lo conferma il suo stato psicologico. Forse dentro di sé sperava che questa prestazione potesse fargli guadagnare punti nei confronti del nuovo tecnico, ma la sostituzione lo ha ricondotto alla dura realtà. Solo così si può comprendere la sua reazione, maga non giustificarla.

[Fabio Costantino – Fonte: www.fcinternews.it]