Anche Olympia si gode il primato dal telone dell’Olimpico. La Lazio “più forte” di sempre continua il suo volo

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ROMA – ‘Stavolta me la voglio vedere anche io la partita. Voglio vedere come giocano quei ragazzi a cui do la carica ogni volta. Voglio vedere che combinano se non seguo il copione e mi metto quassù’. Questo avrà pensato Olimpia quando ha deciso di stracciare il canovaccio della sua terza presenza all’Olimpico e artigliare il telone dello stadio. Sotto i suoi occhi la Lazio ha trovato il gol del vantaggio, il primo segnato nella prima mezzora. Sotto i suoi occhi la Lazio ha trovato i tre punti che la consacrano la più forte di sempre. Mai le Aquile romane infatti avevano ottenuto 19 punti nelle prime 8 partite. Quarta vittoria consecutiva per la Lazio (e non accadeva dal 2007), quarta partita consecutiva da capolista (e non accadeva da 10 anni). Chiamatelo destino, chiamatelo calendario. Comunque lo vogliate definire, spesso e volentieri regala gli intrecci che non ti aspetti. Olimpia è diventata Olympia e, chissà, non si è sentita più a proprio agio. Le hanno cambiato il nome e forse per dispetto non si è posata sul solito scudetto posizionato appositamente per lei a metà campo. Ha risposto anche a chi pensava che fosse un gesto nefasto. Macché.

Di questi tempi, dodici mesi fa, la Lazio imbarcava acqua da tutte le parti: aveva perso a Bari 2-0 e contro il Cagliari nel turno infrasettimanale aveva concesso il fianco agli avversari, lasciandosi battere 1-0. Solo allora emersero i difetti di quella squadra: il limite era tutto nella condizione atletica. Esplose la contestazione in maniera ancora più feroce: i tifosi aspettarono la squadra fuori dalla Monte Mario. Oggi festeggiano a fine partita.

LE FORMAZIONI – Squadra che vince non si cambia per Edy Reja, ma il modulo è come al solito direttamente proporzionale all’avversario. Per Bisoli invece è arrivato il momento delle rivoluzioni tattiche e, come annunciato, schiera i due trequartisti dietro l’unica punta Matri. Una partita che entrambi vivranno al limite (e anche oltre) dell’area tecnica.

LA CHIAVE – Con il doppio trequartista il Cagliari si snatura un po’ negli ultimi 16 metri, visto che le trame sono spesso e volentieri aeree. La Lazio non brilla più di tanto, ma conserva la giusta dose di cinismo lungo tutto l’arco della gara. Arrembante a piacimento nel primo tempo. A fisarmonica nella ripresa, quando è sempre pronta a distendersi e ripartire in contropiede. Partita correttissima visto anche che il primo giallo arriva soltanto a 5 minuti dalla fine.

LA LAZIO – La squadra di Reja inizia subito premendo sull’acceleratore: i 2 angoli nei primi 3 minuti ne sono la prova. Zarate appare più in palla del solito: il fuoriclasse argentino si accentra sia da destra che da sinistra e cerca subito le incursioni. È rapido anche nell’uno contro uno. Uno scatto impossibile ad inizio ripresa per cercare di recuperare un pallone a fondo campo strappa gli applausi di tutto il pubblico. La caparbietà è la dote più apprezzata di questa Lazio. Ledesma la incarna al meglio quando prova ad incunearsi in area per tentare la conclusione. Brocchi fa altrettanto quando gioca l’ultimo quarto d’ora con una gamba del pantaloncino raffazzonata.
Per la prima volta la Lazio non trova il gol su azione: Hernanes si fa prima respingere la punizione dalla barriera cagliaritana, poi sulla ribattuta lascia partire un rasoterra che Mauri trasforma in una sponda involontaria per Floccari. È il 20’ ed è il primo gol nella prima mezzora per la Lazio. I biancazzurri gongolano, ma non danno mai la sensazione di adagiarsi sugli allori. Mauri continua a sfoderare assist, Hernanes va vicino al raddoppio al 40’.
Che sia sempre più il momento di Stefano Mauri lo si capisce anche nei primi minuti della ripresa quando il centrocampista brianzolo apre e chiude il triangolo con Floccari. L’assist è però sporcato da un tocco di Hernanes, che devia la traiettoria quanto basta per il tocco decisivo dell’accorrente Mauri. Il gol di Matri costringe la Lazio a rivedere i suoi piani per il finale di partita. Muslera, ad esempio, perde l’imbattibilità dopo oltre 350 minuti. Il record dovrà attendere.
Reja comunque non rinuncia ad attaccare e lo dimostra quando inserisce Rocchi. L’attaccante veneziano prima tenta l’assist per Floccari, poi di pochissimo non riesce a chiudere la gara innescato da Mauri nell’uno contro uno con Agazzi. Il bomber conferma la sua vocazione al gol (pur non trovandolo) contro il Cagliari a cui ne ha segnati ben 9 in carriera. Nel finale esce Biava per infortunio ed entra Stendardo che colleziona così la presenza numero 100 in Serie A.

IL CAGLIARI – I ragazzi di Bisoli non stanno a guardare. Cossu e Lazzari, appena possono, creano subito più di qualche apprensione alla retroguardia laziale. Matri al 10’ fallisce un’occasione incredibile sotto misura: Lazzari lascia partire un fendente dal vertice dell’area, Muslera respinge ma Matri non trova la coordinazione per depositare in rete la sfera. L’attaccante scuola Milan è sempre nel vivo della manovra offensiva del Cagliari, ma manca della giusta determinazione nell’area piccola. Qualità di cui non difetta nella ripresa, quando Radu sbaglia un disimpegno sul quale è lesto ad avventarsi Cossu per il cross di prima intenzione destinato alla testa di Matri. Qualche minuto dopo Pinardi fa trattenere il respiro all’Olimpico quando in girata fa passare il pallone a pochi centimetri dal palo alla sinistra di Muslera. Il Cagliari riesce comunque a segnare un gol, cosa che era accaduta soltanto 2 volte negli ultimi 7 viaggi lontano dal Sant’Elia.

[Federico Farcomeni – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]