Arbitri, la svolta di Gravina: lo sciopero è scongiurato, nasce il board professionistico

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Un braccio di ferro che rischiava di paralizzare il campionato si è trasformato in un punto di svolta per il mondo arbitrale italiano. Alla FIGC è andato in scena un summit decisivo tra il presidente Gabriele Gravina e la delegazione dei direttori di gara composta da Guida, Mazzoleni e Meli. Il risultato è un accordo che mette fine alle tensioni e apre una nuova fase: arrivano i fondi richiesti, si sblocca la lunga querelle sulla cessione dei diritti d’immagine e si registra un’apertura importante sul tema del trattamento di fine rapporto per gli arbitri di vertice.

L’intesa non si limita a una tregua economica. Il vero cambio di passo riguarda la creazione di un board professionistico che coinvolgerà Lega Serie A, Lega Serie B e Associazione Italiana Arbitri, un modello che richiama da vicino quello della Premier League con la PGMOL, la struttura nata nel 2001 per gestire in modo centralizzato e professionale gli arbitri inglesi. In Inghilterra, la Professional Game Match Officials Limited ha reso gli arbitri dipendenti a tutti gli effetti, garantendo stipendi, contratti e un’organizzazione stabile che ha alzato il livello delle designazioni e ridotto il margine di conflitti con i club.

L’Italia, pur con le sue specificità, si ispira a quel modello nel tentativo di superare definitivamente una gestione frammentata e spesso oggetto di polemiche. La CAN, la Commissione Arbitri Nazionale, sarà trasformata in vista della prossima stagione e inglobata in questo nuovo sistema, con un assetto che promette di rivoluzionare il rapporto tra arbitri, istituzioni e società.

Non mancano però le ombre: restano divergenze interne, soprattutto con il vertice dell’AIA e con alcuni dirigenti che temono di perdere peso politico nella nuova struttura. In più c’è da chiarire il destino di Gianluca Rocchi, figura centrale nella gestione arbitrale degli ultimi anni, che potrebbe lasciare il suo incarico al termine della stagione.