Bari: ma perché non cambiare prima?

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Non sarà il “mago” Helenio Herrera o lo “Special One” Josè Mourinho; non è nemmeno il “mago di Turi” Oronzo Pugliese, eppure con lui in panca l’encefalogramma biancorosso ha ripreso a pulsare. Bortolo Mutti, allenatore normale, è riuscito senza badare a fronzoli o libidine di sorta a restituire dignità alla squadra del Bari. Quella dignità che per mesi è stata calpestata ovunque e da chiunque, mentre l’ex-“Mister Libidine” Giampiero Ventura si divideva tra il piangere per gli infortuni e lo specchiarsi nel “chi siamo e da dove veniamo”.

Semplice semplice, la ricetta adottata dal bresciano: palla lunga e pedalare, come deve aver imparato una cinquantina d’anni fa abbondanti, quando si è avvicinato al mondo pallonaro. Squadra ordinata e corta, concentrazione al massimo e tocchi di prima sono le peculiarità del Bari del dopo-ribaltone. Ingredienti che hanno restituito alla squadra un minimo di identità perduta ed anche quel pizzico di tranquillità e sicurezza nei propri mezzi che si sta traducendo in partite positive (finora più nei consensi generali, che nei risultati pratici).

Se si pensa che il Bari sarebbe potuto tornare dalla doppia trasferta-shock (Udine e Milano, sponda rossonera) con ben quattro punti in carniere, il rammarico di una stagione buttata alle otriche troppo presto accresce a dismisura. Solo un grande Handanovic ed una “cassanata”, hanno reso il bottino meno pingue. E allora, ci verrebbe da chiedere ai vertici di Via Torrebella: perché non si è cambiato prima l’allenatore? Come si è potuto non immaginare per tempo, che con Ventura in panca i galletti non avrebbero più cavato un ragno da un buco? Hanno forse ragione i tanti (troppi) tifosi, che malignamente pensano ad una retrocessione programmata?

Il cambio di guida tecnica sarebbe dovuto arrivare sin da novembre, o al più tardi durante la sosta natalizia. Invece, nemmeno la figuraccia rimediata dal Bari in casa contro il Bologna (ultima di andata) ha sortito effetti. Ci son volute bombe carta e sassaiole a convincere la presidenza a voltare pagina: una situazione che suscita ben più di un interrogativo a riguardo della gestione societaria, sempre più bradiposa e conservatrice, oramai.

Ma tant’è ed ora ai tifosi non resta che augurarsi che il Bari possa perlomeno lasciare, di qui alla fine della stagione, la triste ultima posizione di classifica. Con molti scontri diretti a disposizione di qui a fine maggio, almeno questo obiettivo pare essere ancora alla portata di Gillet e soci.

[Mauro Solazzo – Fonte: www.tuttobari.com]