Bologna, Fuochi: “Credo che la cessione di Ramirez fosse segnata”

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Due partite di campionato, zero punti, cinque reti subite e nessuna realizzata su azione. Il Bologna reinizia il campionato esattamente come lo scorso anno. Ci sono similitudini tra le due squadre o è solo un caso? Le squadre sono profondamente diverse, come ognuno sa.  O come si evince solo scorrendo i nomi di chi va in campo. Detto ciò, il Bologna di Verona è stato una mezza schifezza e, sette giorni dopo, quello che non meritava di perdere col Milan qualcosa di molto più decente. La classifica non ha raccolto questo input e ovviamente allarma. E la Roma che ha sbancato Milano allarma un altro pò.

C’è chi dopo appena due turni è già preoccupato dal valore della rosa e teme un campionato di sofferenza. Non è un pò troppo presto dare sentenze? Sentenze dopo due giornate non ne dà nessuno, nè di condanna nè di assoluzione, ma le sensazioni si registrano in corso d’opera, ed è il bello del calcio: la stagione è come un romanzo, non tutte le pagine sono uguali, gli umori vanno dietro ai risultati. Vedo rose meno attrezzate di quella rossoblù, dopodichè si gioca in undici (o in quattordici) e gli equilibri, possibilmente durevoli, vanno trovati su chi va in campo. L’anno scorso Pioli ci riuscì, talvolta anche andando contro le proprie iniziali convinzioni. Una squadra non è un blocco di marmo, immutabile. O meglio, è un blocco che si adatta a farsi scalpellare, limare, modificare. Lavorare aiuta, insomma. E qui c’è un allenatore che lavora.

Guaraldi e C. di fatto hanno ceduto tutta l’ossatura della squadra, peccato perchè bastava davvero poco per fare del Bologna una compagine in grado di poter migliorare ulteriormente. Che voto daresti al mercato rossoblu? Un cinque fino a Gilardino, un sei d’incoraggiamento dopo l’acquisizione di un attaccante che gol l’ha sempre fatto. Poi, ci sarebbe da chiedersi se valeva la pena tenere Acquafresca, battezzato titolare e sconfessato un mese dopo, senza aspettare nemmeno che facesse disastri. Non dico soldi buttati, ma soldi che, visti i chiari di luna, potevano venire destinati ad altre priorità.

Guaraldi più volte ha fatto promesse che poi non ha mantenuto, ne è nata una violenta contestazione ma ancora una volta ha agito di testa sua, vendendo Ramirez dopo i tempi prefissati. La necessità lo spinge a fare questo o semplicemente se ne infischia del pensiero della piazza? Credo che la cessione di Ramirez fosse segnata (e accettata, beninteso, come unica vendita da cui generare cassa) fin dall’inizio del mercato. Poteva anche venir meno, ma solo per cause di forza maggiore, tipo il defilarsi di tutti i compratori: allora, magari, avremmo visto qualcuno bullarsi del sacrificio d’averlo trattenuto, già spacciato come gran bella notizia, se non erro, qualche giorno prima di darlo via. Sennò, era chiaro che si andava a dama. E l’affare c’è andato, con il Southampton che ha finalmente ritirato la merce. Al di là delle quote che, nel corso della trattativa, si sono via via ufficializzate, ho sempre avuto l’impressione che Ramirez, come certi purosangue, non appartenesse a un solo padrone. In scuderia potevano mettere becco in tanti. E probabilmente i mediatori anche più dei titolari della società.

L’arrivo di Gilardino è comunque un signor acquisto, seppur solo da gennaio quando l’attaccante di Biella sarà riscattato, diventerà tale. Gila può ricalcare le orme di Baggio, Signori, Di Vaio e Diamanti stesso che si sono rilanciati con la maglia del Bologna? Certo che può. Anzi, direi che è qui per questo e potrebbe non veder passare altri treni, visto che già quello del Genoa, non proprio una prima classe sul Frecciarossa, non gli ha portato bene. A trent’anni ha tanta roba davanti, è il primo a poter trarre vantaggio da una sua rinascita. Nessuno sa cosà darà, sulle motivazioni credo si possa già non avere dubbi.

Fu Zanetti a dire nel mese di giugno “io prenderei Gilardino”. Un caso? E se si, perchè alle parole del patron Segafredo di rientrare nel Bologna, non seguono mai i fatti? Ostracismo nei suoi confronti o solo tanto fumo e niente arrosto? Non correrei troppo dietro a una frase buttata lì in un’intervista. Gilardino, come calciatore da rilanciare, non era un nome astruso: stava in una rosa ristretta da tipica operazione Bologna, insomma. Di Zanetti non saprei aggiungere altro, più di quello che proprio i miei colleghi di “Repubblica”, un paio di volte, sono riusciti a farsi dire. Se farà fatti, e quando li farà, li registreremo. Resto fra coloro che se lo augurano, in una città nella quale, quando si presentò, il re del caffè pareva quello che aveva già sbagliato tutto. Forse anche la cravatta.

[Mario Sacchi – Fonte: www.zerocinquantuno.it]