Bologna, il punto: prematuro fare bilanci negativi

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logo Bologna calcioBOLOGNA – Non ci si può meravigliare troppo della volatilità dei giudizi quando si parla di calcio. Uno dei motivi per i quali il calcio appassiona più di altri sport è proprio quella banale verità consunta che recita “nell’arco di 90 minuti può succedere di tutto”.  Tradotto: non sempre vince il più forte, cosa che nello sport è un evento abbastanza raro.

Il peso degli episodi, le sconfitte e le vittorie immeritate pesano moltissimo su una classifica parziale e questo porta a piazze deluse dal mercato che poi scoprono di guardare tutti dall’alto e viceversa una strage di entusiasmi per chi pensava di esser messo bene e langue negli inferi.

In questi casi gli allenatori, i presidenti, i giornalisti (quelli saggi) chiedono “più equilibrio nei giudizi”, e la cosa suona come l’appello alla calma del rapinatore armato di mitra dopo l’irruzione in banca. Un tifoso equilibrato è come un mercenario pacifista, un lupo vegetariano, un cerbiatto coraggioso.

Il Bologna è ultimo e la partita con la Juve ha contribuito a rannuvolare gli animi perché abbiamo ripetuto lo stesso schema, gli stessi errori, gli stessi cali mentali.

Destro è troppo solo e nonostante questo sembra isolarsi ancora di più, Mounier fa quel che può, Gastaldello è rientrato indossando la tuta da astronauta e il centrocampo è troppo leggero ed inesperto per reggere l’urto.

Manca Donsah per pura iella, manca Giaccherini (e ce la siamo cercata), mancano ancora gli apporti di Taider e appunto di Gastaldello.

Basta questo a rimettere in pista il Bologna?

Lo chiedo perché mi pare ormai ovvio che sui contributi di altri vecchietti, quali Brighi e Rossettini, adesso non si possa contare e anche perché Brienza è stato spremuto come un limone.

La posizione di Rossi è solidificata da Fenucci il quale conta che il tecnico trovi per magia le risorse per dare a questo Bologna un’identità anche dalla metà campo in su.

É dall’era Lopez che il Bologna fa fatica a segnare e se la difesa in B reggeva, in A si fa più dura soprattutto se in mezzo al campo mancano i taglialegna.

Molti di questi giovani potrebbero rendere di più se accompagnati in campo da vecchi marpioni, penso ad esempio a come sarebbe rassicurante per Diawara (o Pulgar, Crisetig, Rizzo…) avere un Mudingay o un Perez di fianco.

Non è tutto sbagliato, è tutto malauguratamente in pendenza e la situazione scivola via settimana dopo settimana senza che nessuno abbia la forza di riportare la tavola in equilibrio.

Del resto sono stati presi dei rischi, lo sapevano anche prima.

Ce lo immaginavamo così il ritorno in Serie A del Bologna di Saputo?

No, certo che no.

Eppure la situazione si ribalta con un paio di vittorie che danno morale, morale che dà consapevolezza e poi via con i recuperi dei grandi assenti.

Per fare questo bisogna che le redini siano prese in mano dai più vecchi, da Corvino, da di Vaio, da Delio Rossi. Questa volta sul serio.

Nel frattempo noi possiamo solo limitare la nostra ovvia propensione alla tragedia, parlare di gennaio il meno possibile e incitare i più giovani perché ad ottobre nessuno ha il diritto di essere disperato.

[Riccardo Rovinetti – Fonte: www.zerocinquantuno.it]