Catania: 12 anni di imbattibilità nell’ultima al Massimino

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CATANIA E così, eccoci ad un altro arrivederci. Prologo a tre mesi o quasi di virtuale lontananza. L’ultimo incontro della stagione al Massimino. Saluti, auguri e baci. Un momento inevitabile, un momento indimenticabile: l’ultima istantanea di ciò che è stato, l’immagine che nei mesi di lontananza s’appiccicherà alla memoria, per ricordarci cosa abbiamo fatto, per chiederci cosa potremo fare, per riconoscerci gli uni con gli altri, il prossimo Agosto, ancor più forti, ne mezzi, nelle intenzioni.

C’è chi ne dubita. Chi dubita che il Catania trovi o voglia trovar stimoli per scendere in campo, per affrontare un avversario, per pareggiare o per di più superare in sprone una squadra che lotta per la Champions League. Il Catania per cosa lotta in fondo? Per l’onore, per i propri tifosi, per a propria maglia, per un record storico. Tutti aspetti che nel calcio moderno, e nella logica dei suoi protagonisti, poco contano, poco garantiscono. A Catania? A Catania no, sappiamo di no. Lo sappiamo da ben 12 anni. Tanto dura l’imbattibilità dei rossazzurri nell’ultima davanti al proprio pubblico.

Spesso contese epiche, altre volte vitali per la gloria o la sopravvivenza; nel recente come nel passato, l’arrivederci un tempo al Cibali, ora al Massimino, ha significato lacrime sì, ma di nostalgia dei tifosi etnei, di dolore degli avversari, fazzoletti bianchi pure, ma d’arrivederci quelli dei tifosi etnei, di resa quelli degli avversari.

Lo scorso anno in pochi credevano nella vis pugnandi rossazzurra contro la Roma, la Roma di Montella. Gli allibratori, supponenti, quotarono 1/11 la vittoria etnea. La rete di Loria parve dar loro ragione, ma nel secondo tempo la riscossa guidata da Bergessio fece scricchiolare convinzioni che crollarono all’ultimo minuto di recupero, quando il diagonale di Gomez fece piombare la Roma fuori dalla Champions ed il Massimino nell’esaltazione più totale, quella dei semplici tifosi e quella dei tifosi scommettitori.

Passa un anno, indietro, contro il Genoa Maxi Lopez fa 11, lo stesso numero della maglia indossata da Gennaio. Un goal istinto e caparbietà stende il Genoa. La sfida tra rossazzurri e rossoblu non mette in palio altro che il sorriso e la gioia dei propri tifosi.

Ben altro tenore nel Catania – Roma, ancora la Roma, ma quella di Spalletti, del 2008/09. Il Catania, sconfitto in casa contro la Reggina, si gioca tutte le residue speranze di salvezza nella sfida che per i giallorossi potrebbe significare scudetto in caso di mancato successo dell’Inter a Parma. Piove, diluvia al Tardini, sole cocente al Massimino. Tensione percepibile nell’aria, si comincia tra i fischi, e tra i fischi Vucinic scarta l’intera difesa e beffa Bizzarri. Zenga tiene sulla corda i propri giocatori, serve almeno un pareggio per tener dietro le inseguitrici. Passa il primo tempo, passa buona parte del secondo quando dagli spalti un boato: “Inter, Inter, Inter”, non una repentina conversione di fede calcistica: al Tardini Ibrahimovic, entrato a gara in corso, cambia le sorti della corsa scudetto mettendo a segno la prima di due reti. La Roma si scoraggia, arretra, e quando per la seconda volta il Massimino urla “Inter, Inter..” cede: goal di Silvestri, di testa, annullato. Strali dalle tribune contro il guardalinee. Non si molla, Morimoto, tiro, strozzato, è un assist per Martinez, solo davanti a Doni: rete, pareggio, salvezza.

Una gioia incontenibile, una sofferenza seconda solo a quella provata l’anno precedente quando, al termine del lungo peregrinare in giro per l’Italia, del Catania terzo in classifica a Gennaio non è rimasta una squadra obbligata a vincere contro il Chievo uno scontro diretto che, all’ultima di campionato, è una vera e propria finale salvezza. Si gioca in casa, ma a Bologna, riaperta per la seconda volta ai rossazzurri dopo l’1-1 contro il Milan di qualche settimana prima. La favola clivense, retta in panchina dal Del Neri bis, si presenta in formazione tipo e con circa 3.000 tifosi al seguito. Il Catania, manda all’esordio da titolare il giovanissimo Biagianti, non può contare su Spinesi, Edusei, Caserta ma sulla spinta di oltre 9.000 sostenitori giunti appositamente da Catania, sprezzanti del pericolo – retrocessione. Protagonista è Pantanelli, che ripara per tutto il primo tempo alle falle difensive, si va al riposo col Catania virtualmente in B. Rossini si riscalda per tutto l’intervallo, quindi fa il suo ingresso in campo. La mossa di Marino cambia volto alla sfida, proprio l’attaccante negletto, la scommessa “non” riuscita di Lo Monaco, mette a segno il goal che stende il Chievo e conferma il Catania nella massima categoria. Risultato che diviene ancor più tondo quando anche il secondo ed ultimo cambio di Marino, Minelli, mette a segno la sua prima rete rossazzurra, la sua prima rete in serie A, la rete che all’80° dà il via alla festa sugli spalti e fa andar via, dagli spalti, il presidente clivense Campedelli.

Altro Maggio ribollente, altra finale davanti al proprio pubblico. Catania – Albinoleffe, nel 2006, decide la seconda squadra che farà compagnia al Torino nella successiva stagione di serie A. L’attesa per il traguardo storico, promesso dalla nuova dirigenza, è spasmodico. La città è tinta di rossazzurro, tutto sembra più rossazzurro. Una marea umana al Massimino, una scenografia strepitosa accoglie il Catania e l’Albinoleffe dell’ex granata Mondonico, intenzionato a far lo sgambetto agli etnei. Così non è, avanti con Spinesi il Catania, ma a fine primo tempo rete del bergamasco Russo. Negli spogliatoi tanta tensione, al ritorno c’è Del Core per Russo, quello del Catania: pallonetto di Caserta, Del Core, tunnel su Minelli, palla in goal. Per il Catania è serie A.

Ma la striscia di risultati utili si allunga per tutta la serie B: Catania – Cesena 2-0, nel 2004/05 decidono le reti di Jeda e Silvestri. Quindi, in ordine cronologico inverso: Catania – Avellino 2-0 (Padalino, Mascara), Catania – Livorno 3-2 (S. Monaco, Protti, Martusciello, Possanzini, Protti) gara che farà da prologo al successo esterno a Cagliari, indispensabile per mantenere il Catania, allora dei Gaucci, aggrappato alla speranza TAR per veder conservata la serie B appena conquistata.

Catania – Castel di Sangro termina 2-1, serie C, 2001/2002 (Edy Baggio doppietta, Sala); Catania – Viterbese 2-1 (doppio Criniti, Russo); Quindi l’ultima sconfitta interna: anno 2000, il 14 Maggio, il Catania cede 0-1 al Castel di Sangro.

Sono passati dieci anni da quella data; domenica mancherà un giorno ad un anniversario che nessuno ha intenzione di celebrare. Contro l’Udinese sarà la partita conclusiva del campionato, una partita senza ritorno né rivincita; sarà una finale, perché è la partita finale del campionato, perché entrambe le squadre la giocheranno come la finale. Il Catania l’ha dimostrato da tempo, l’Udinese ha tutto da dimostrare..

[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]