Catania Golden Goal

214

Il goal del vantaggio non è decisivo, non manda tutti sotto la doccia. Il tuo goal del vantaggio non può tagliarti le gambe, ma se pur paradossale è l’effetto che ha fatto al Catania ultimamente.

L’allenatore non può cambiare la testa dei giocatori con un click, e per vedere che frutti porterà il suo lavoro bisogna aspettare. Fu così per Mihajlovic, e la settimana dopo espugnarono Torino, sarà così per anche questa volta. Per correggere un difetto bisogna prima riconoscerlo: si mimetizza con le disattenzioni, si confonde tra gli episodi, si traveste da sfortuna… ma è comunque lì, e non ci si può nascondere dietro un dito. Al Catania è mancata la convinzione, e la scelta del cambio di guida è proprio pensata in questa direzione. Trovare i correttivi ai problemi ma partendo da dove siamo.

Non possiamo metterci alle spalle tutto quello che abbiamo fatto fino ad oggi in un paio di giorni, e la partita con il Parma ne è stata una prova… se pur a metà. Da una parte, infatti, il Catania è apparso quello poco determinato sotto porta di molte trasferte “difensive” dove le rare occasioni non si riuscivano a concretizzare. Dall’altra parte, però, ha ritrovato lo spirito volitivo del passato girone di ritorno, e ha provato a prendersi la vittoria senza aspettare l’episodio a favore. L’episodio l’ha aspettato il Parma, e con cinismo e fortuna l’ha capitalizzato al meglio, cosa che a noi da un paio di mesi non riesce proprio di fare. È proprio qui che siamo, nella paura di vincere. Passati in vantaggio i rossazzurri sembrano colti dal tremore della gamba, e nei momenti cruciali si fanno burro caldo. Che sia inizio partita, ripresa del gioco dopo il vantaggio o inizio secondo tempo non facciamo differenza, ci sgretoliamo come un castello di sabbia. Per questo non è un problema di gambe ma di testa. Le tre partite in otto giorni erano per tutti, la coppa Italia c’era pure per il Chievo, gli infortuni non sono solo per noi.

Nei momenti decisivi ci vengono le vertigini. La squadra ha ampiamente i mezzi per salvarsi dignitosamente, ma tutti devono darsi una mossa, in particolare a dover dimostrare qualcosa adesso sono i giocatori. La scossa che volevano c’è stata, la società ha cambiato rotta per ovviare ad un appiattimento dell’ambiente prendendo l’allenatore padre padrone, ma in campo non scendono due dirigenti, non scende uno staff tecnico e neanche diecimila tifosi. Chi va in campo ora deve assumersi le sue responsabilità, e oltre a quella di indossare La maglia, anche quella di aver spesso tra i denti (ma non solo) invocato più spregiudicatezza. E dopo il vantaggio, le partite oltre a gestirle si possono pure chiudere, almeno così dicono. Ora che abbiamo voluto cambiare atteggiamento, facciamo attenzione perché se un goal di vantaggio spesso non bastava contenendo, figuriamoci continuando a spingere. Il goal altro che Golden, ultimamente pare essere diventato una chimera dalle nostre parti, sotto porta abbiamo fatto fatica ad arrivare e adesso che ci siamo sembriamo miopi.

Non tutti i mali vengono per nuocere, forse sarà il trionfo dell’evidenza sulla speranza, forse si rettificheranno alcune valutazioni che il campo ha smentito, forse in funzione di un modulo a vocazione più offensiva e della cessione di un altro attaccante qualcosa arriverà. Eterna gratitudine a chi ci guida ora, mai così bene nella storia del calcio a Catania, ma spero di poter dire entro fine mercato un altro “Grazie”, convinto ancora che quello più importante, quello a fine stagione, lo diremo tutti insieme.

[Daniele Lodini – Fonte: www.mondocatania.com]