La lanterna di Diogene-Apologia di un Pellegrino

224

Il compito di Platone è stato sicuramente meno arduo. Troppo facile scrivere l’Apologia di Socrate. Parlare in difesa di un personaggio così inviso al potere, ma pur sempre magnifico e rivoluzionario pensatore. Difendere Maximiliano Pellegrino, nato a Leones, Argentina, un giorno qualunque del 1980, invece, rappresenta un percorso irto di difficoltà. Soprattutto dopo i recenti avvenimenti.

E’ vero, non ci sono condanne a morte pendenti, come nel caso di Socrate, ma la situazione del centrale bianconero, non è certo da invidiare. Pellegrino ha iniziato la stagione da titolare, con tre prestazioni davvero convincenti. Perfetto a Roma dove ha avuto anche una nitida occasione da gol sugli sviluppi di un angolo, magistrale con il Milan ed ancor di più con il Lecce. Poi si è adeguato alla tristezza generale delle seguenti partite. Ha commesso qualche errore, ha ballato insieme ai suoi compagni di reparto crollando solo nella sfida casalinga contro il Napoli.

Misteriosamente ha poi perso il posto, in favore dell’impresentabile Benalouane. La causa? L’espulsione tanto ingenua quanto ingiusta rimediata in casa della Juventus. E’ sprofondato in panchina per qualche tempo, e intanto la retroguardia cesenate si è dovuta sorbire tutte le malefatte di Benalouane, derby con il Bologna compreso.

Forse Di Vaio ci avrebbe fatto ammattire ugualmente, ma il dubbio, a me, rimane. Per cause di forza maggiore si è ripreso il posto che gli spettava al centro della difesa, in attesa del tanto decantato e utile rinforzo proveniente dal mercato di gennaio. Insieme alle oneste prestazioni casalinghe contro Cagliari e Genoa, ha fatto il suo e anche qualcosa di più nella fondamentale trasferta di Brescia. Poi il trittico della morte. Roma, Inter e Milan. Qui succede il misfatto. Anzi i misfatti.

Con la Roma, l’argentino gioca davvero molto bene, ma poi rovina tutto. Un autogol comico e drammatico insieme. Se non fosse intervenuto, la palla non sarebbe neanche entrata. Perdiamo partita, pazienza e anche morale. Con l’Inter non gioca e il suo sostituto tiene tutti in gioco di almeno due metri sul secondo gol, e non salta neanche sul terzo.

Con il Milan, contiene bene Ibra evitando anche le sue provocazioni. Fino a quella maledetta scivolata, disperato tentativo di salvare Antonioli. Ancora gol, e ancora nella porta sbagliata. Adesso è facile arrabbiarsi con la nostra versione moderna di Comunardo Niccolai. Ha sbagliato clamorosamente sulla palla di Simplicio, è stato sfortunato a San Siro.

La sua stagione però, bisogna sempre analizzarla con lucidità. Non ha senso demonizzare quello che probabilmente sarà il titolare del Cesena fino a fine stagione. Io mi dissocio. Non voglio buttare la croce addosso a questo Pellegrino. Spero tanto che ci porti in processione verso la salvezza.

[Francesco Zani – Fonte: www.tuttocesena.it]