Catania, sconfitti: male, non peggio

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PARMAIl peggiore rendimento esterno del campionato non si giustifica con le tattiche di un allenatore o le carenze tecniche di questo o quell’altro giocatore. Catania, il problema è nel collettivo che, anche dopo l’1-0 subito dal Parma, vede d’un tratto estinguersi la carica agonistica che ne aveva fino ad allora caratterizzato la prestazione. E la concentrazione se ne va via a braccetto: una punizione concessa gratuitamente, e Giovinco bissa la magia dell’andata. Gara compromessa in 5’, formalmente conclusa così.

Risultato onesto quello che matura al Tardini. Se il Catania non demerita, nel computo delle occasioni create, il Parma ha più pazienza e tenacia, doti che fanno la differenza, specie unite ad una organizzazione di gioco più rodata, nonostante resti tutt’altro che incontenibile.

Controindicazioni naturali avendo concesso al nuovo tecnico appena due giorni per studiare l’avversario, conoscere i propri ragazzi e preparare la partita. Contando per di più sul fuso orario patito da Simeone, se aspettarsi un risultato positivo era plausibile, pretenderlo era e sembra francamente eccessivo.

E’ una squadra senza più freni a mano né freni, ma che nella sua spiccata propulsione offensiva riesce a difendere attaccando, mettendo in seria ambasce il sistema difensivo ducale. Tante le occasioni sulle quali recriminare: Lopez, Ricchiuti, Gomez, avrebbero sui piedi tre possibili occasioni per marcare il vantaggio, il Parma si ferma al solo tentativo, pur pericoloso, a firma Zaccardo, proprio ad inizio gara.

Non meno brillante l’inizio della ripresa, con Gomez che rischia di sorprendere Mirante, seguito dopo pochi minuti da una pregevole conclusione dalla distanza operata da Sciacca. Proprio il giovane etneo sorprende tutti per la condizioni sciorinata in campo, da vero leader del centrocampo, papabile in quel ruolo di “suggeritore” che si credeva vacante e senza pretendenti.

Annaspano nell’assenza di moduli offensivi Ricchiuti e Gomez; tanto che Lopez, abituato alla solitudine, pur attorniato da tre angeli custodi non riesce a ritagliarsi occasioni più agevoli di quelle arduamente conquistate a suon di spallate e spintoni nelle sue precedenti prestazioni.

E’ nel finale che, complice la tattica conservativa dei padroni di casa, che il Catania rinviene. La pressione offensiva non manca, ma per pungere servono anche gli spigoli di geometrie che riescano a dar senso al tanto sudore profuso in campo.

Un Catania diverso da quello visto finora. Più spettacolare, più offensivo, più sé stesso. Perde ma non demerita: deve crescere, non è in dubbio questo, ma almeno lo farà assecondando la propria vocazione. Amaro l’esordio di Pablo Simeone? Per la serie “non è vero ma ci credo”, anche il Catania del suo predecessore, Mihajlovic, perse la prima, contro il Livorno. Poi sconfisse una grande, come la Juventus.

Il prossimo avversario del Catania è il Milan, in casa.

[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]