Catania, un altro giro di tango argentino?

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Stagione calcisticamente chiusa, giocatori in vacanza. Si aprono le porte al Calciomercato. Gia’, perche’ anche se ufficialmente la finestra di tesseramento in Italia e’ aperta a partire dal 1 Luglio, il turbinio delle trattative e delle idee e’ gia’ in moto da tempo. Domandarselo, oggi, tra incertezze e speranze, e’ lecito: che Catania sara’ nei prossimi anni?

Partendo dal recente passato e’ possibile capire il futuro punto di partenza. Il Catania, che in questi anni si e’ presentato all’Europa come la squadra piu’ Argentina del continente, e’ di fronte ad un bivio. Da quando la squadra rossazzurra ha varcato le porte della serie A, Lo Monaco ha deciso di puntare sul tango sudamericano, portando alle pendici dell’Etna una folta colonia di nomi albicelesti. Alcuni gia’ affermati e in cerca di nuove avventure come Ledesma, Silvestre e Maxi Lopez, altri meno noti e pronti a conquistarsi importanti ritagli del calcio continentale, Spolli per citarne uno. Morale della favola: Catania trasformato in una mini Selección. Squadra poco europea e molto argentina, a partire dall’ambiente. Si’ perche’ un numero cosi’ grande di giocatori della stessa nazionalita’ fa gruppo a sé, parla piu’ facilmente la propria lingua in campo e fuori, facendo si’ che siano gli altri, gli italiani, a doversi adattare alle esigenze, soprattutto quando in campo di italiani ne vanno meno di 4.

La legge del Tango e’ diventata cosi’ la legge dello spogliatoio. Non a caso Lo Monaco e Pulvirenti hanno dovuto optare verso guide tecniche poco devote alla tattica. I fallimenti tecnici di Baldini, Atzori e Giampaolo si spiegano anche con il fallimento di un’idea calcistica ossessionata dall’ordine e dal difensivismo che poco si e’ sposata con una rosa di argentini poco avvezzi a farsi ingabbiare in schemi e tatticismi all’italiana. Al contrario, ha pagato piu’ la scelta di guide tecniche ispirate a tirar fuori le motivazioni e la passione, lo spirito di squadra e di gruppo dai giocatori. Insomma, meglio un motivatore che un allenatore. L’apice quest’anno, con Simeone, le cui formazioni titolari hanno registrato una media di  circa 9 argentini.

La strada dell’Argentinizzazione del club rossazzurro ha indubbiamente prodotto effetti positivi sulle casse della societa’ e sui risultati (ricordiamolo: 5 salvezze consecutive e continui record di punti in serie A). Centro Sportivo e nuove ambizioni oggi sono state inaugurate; inutile nascondersi: l’anno prossimo anche se le parole d’ordine saranno sempre “salvezza” e “piedi per terra”, la maturita’ del Catania passa anche dalla solidita’ e da un assetto tecnico lungimirante. sia dal punto di vista della guida tecnica (Simeone o non Simeone), sia dal punto di vista della rosa.

Maturita’ che in questi anni non e’ parsa neanche lontanamente radicarsi a Catania. L’aspirazione potrebbe essere il modello Cagliari o quello del pur odiato Palermo, club concentrati ad affermarsi, pur perseguendo politiche di contenimento dello spending. Il pubblico del Massimino ha visto invece una squadra imbottita di buoni giocatori, spesso lenta e senza un’idea chiara di gioco. L’unica certezza e’ venuta dall’assetto a 4 in difesa, mentre le fasi di costruzione e finalizzazione del gioco sono state quasi del tutto demandate alle giocate dei singoli, invece che ad azioni corali di squadra.

Tenendo pur conto dei continui avvicendamenti in panchina, molte ragioni sono da attribuirsi alle incapacita’ di adattamento, sotto il profilo tattico degli argentini. Assolti i recenti arrivati ed i centrali dietro, le stagioni alterne e a tratti incolore dei vari Izco, Alvarez e Llama ma anche dei piu’ attesi Ledesma e Maxi Lopez sono l’esempio lampante che il tango argentino non e’ il ballo giusto, se non lo si alterna o lo si coniuga ad un passo di danza piu’ europeo. Non e’ un caso che gli argentini piu’ costanti e preziosi tatticamente, nei momenti caldi, siano stati Carboni e Ricchiuti, calcisticamente cresciuti su campi si’ minori ma europei.

Indicazioni chiare per il futuro; Lo Monaco e’ troppo scaltro per non coglierle. Ad Aprile ha annunciato che il Calcio Catania avrebbe puntato alla scoperta di giovani, e non sugli argentini. In questi giorni e’ volato a Buenos Aires e dalle sue parole raccogliamo indicazioni contrastanti: “Dobbiamo industriare l’ingegno rispetto alle grandi e andare a scovarli, i giocatori. Non solo Argentina, – prosegue – faro’ qualche capatina anche in Uruguay e in Brasile”. Infine afferma: “Ci sono 4 giornate del campionato sudamericano oltre alla Coppa America, ci sono competizioni in Europa, in Danimarca l’under 19, noi ci guardiamo intorno a 360 gradi”. Parole che testimoniano che il club ha aperto gli orizzonti e che e’ in avanscoperta, tenendo la porta Argentina non del tutto chiusa.

Indirizzo chiaro o non chiaro, quello che sembra piu’ che scontato nell’immediato e’ che l’elefante continuera’ a  ballare il Tango andando a lezione per imparare i passi di qualche altro ballo. Sara’ la salsa o il ballo del mattone?

[Federico Caliri – Fonte: www.mondocatania.com]