Gli attrezzi del Tinkerman: saggezza, semplicità e fiducia nei giovani

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Il giorno dopo il sapore è ancora più dolce. L’Inter è tornata in Italia dalla trasferta moscovita con 3 punti in saccoccia, bottino prezioso che la rimette in carreggiata nella corsa al primo posto del girone, grazie anche al pareggio tra Trabzonspor e Lille che toglie punti ai francesi, l’avversario più insidioso. La versione di Ranieri sta funzionando e ha già racimolato 6 punti in due partite tra campionato e Champions League, proprio quello di cui questa squadra aveva bisogno per ritrovare il sorriso. Al Luzhniki si è vista un’Inter molto simile a quella che ha vinto al Dall’Ara: buon primo tempo, solido con interessanti sprazzi offensivi, quindi una ripresa in sofferenza ma non priva dello slancio finale che vale la vittoria. Impossibile pretendere il bel gioco già adesso, impensabile che la condizione fisica garantisca ai giocatori il 100% durante l’arco di tutti i 90 minuti.

QUESTIONE DI DNA – Ranieri ha fatto quello che gli è stato chiesto, vale a dire raggiungere risultati. Per il contorno ci sarà tempo e la sosta per le nazionali sarà assai utile. Il Tinkerman ha capito immediatamente la situazione, ha restituito i giocatori al loro ruolo naturale e ha chiesto loro sacrificio e abnegazione per risollevarsi. Ha lavorato molto sulla loro testa, confusa dalla precedente gestione, quella di Gasperini, non proprio in linea con le loro attitudini. Inoltre, il tecnico romano ha mixato esperienza e freschezza, puntando sui veterani e avvicinando loro i giovani, ottenendo risposte positive. Semplicità al potere, dunque, con il conseguente abbandono (per il momento) delle velleità del gioco spettacolare. Se Gasp non è riuscito nel proprio intento non dipende solo dal materiale umano a sua disposizione, inadatto alle sue idee tattiche. È anche perché l’Inter nel suo Dna è una squadra storicamente che bada l sodo, che sprigiona il talento dei suoi campioni e grazie a esso porta a casa il risultato. Praticità e cinismo sono, tra l’altro, una forma di spettacolo nel calcio, ma quello che conta alla fine è il punteggio finale, la classifica.

LA FIRMA DI ZARATE – A Mosca l’Inter ha marchiato praticamente subito la sfida contro il Cska, salvo poi limitarsi ad attendere la reazione russa. Se Dzagoev non avesse accorciato le distanze nel recupero del primo tempo probabilmente i nerazzurri si sarebbero risparmiati le sofferenze della ripresa e avrebbero controllato più agevolmente l’andamento del match. Una fiammata che ha complicato la situazione, ma è sempre una fiammata che l’ha raddrizzata, a firma Zarate. Ecco, Ranieri ha avuto il merito di dare fiducia all’argentino ottenendo subito una risposta positiva. In quest’ottica, l’infortunio di Pazzini è stato ‘utile’, altrimenti non è detto che Maurito sarebbe entrato.

FIDUCIA AI GIOVANI, IN ATTESA DI… – Poi, l’allenatore di Testaccio sta ricevendo buone indicazioni anche dagli altri giovani: tra Bologna e Mosca, i vari Coutinho, Alvarez, Obi e Jonathan hanno dimostrato di poter essere utili alla causa nerazzurra e la loro energia fa da traino anche ai veterani, non più ‘freschi’ come qualche anno fa. Va ascritto inoltre tra i meriti di Ranieri anche il fatto di aver dovuto cambiare trend in poco tempo e con molte assenze di peso: Stankovic, Maicon, Sneijder e Ranocchia su tutti. La speranza, dunque, è che con il rientro di questi campioni anche il livello di gioco della squadra possa beneficiarne. Alla voce risultati, invece, possiamo già essere soddisfatti.

[Fabio Costantino – Fonte: www.fcinternews.it]